Piero Murineddu
E allora, Tonì, tutto bene? Si, già lo so che tu stai bene. Ma come sai benissimo, è la domanda stupidotta che noialtri quaggiù continuiamo a porre all’amico o conoscente quando ci si vede. Naturalmente la risposta non può che essere affermativa, altrimenti s’inizia ad elencare tutti gli acciacchi e le innumerevoli avversità quotidiane e l’incontro rischia di finire con cascate di lacrime da parte di entrambi.
E quindi 87 freschi freschi ne hai sulle spalle, o meglio, sulla bell’animaccia.
Come avrai visto, anzi come hai senz’altro visto, perché anche se sei là nella tua Beata Dimensione, di cosa combiniamo in questa terra non ti sfugge una minima porzioncina di forfora per quanto insignificante possa essere, e come sicuramente concordi, stiamo sempre lì lì con lo scannarci gli uni contro gli altri. Ma questa sarebbe lunga d’affrontare.
Dicevo. Come hai visto, anche quest’anno i tuoi figlioli, nel senso di cantori, hanno voluto festeggiare alla grande il tuo compleanno. Un programma di tutto lusso. Quando lo lessi, meno di un mesetto fa, mi ero imposto di partecipare, se non a tutti, almeno a qualcuno degli appuntamenti, dato più che vi avevo letto che persone che ti avevano frequentato, avrebbero raccontato di te, di com’eri e di come loro ti consideravano. La cosa mi stuzzicava umbè umbè perché di un amico incontrato purtroppo tardi, si vorrebbe conoscere il più possibile, del suo presente certamente, ma sopratutto del suo passato.
Tonì, sai una cosa? Se non mi mandava un messaggio la cara Giuseppina, quella dolce signora che quando leggeva le letture alla Messa mi faceva suddrunare tutto per il volume troppo alto, mi perdevo anche l’ultimissima data dei festeggiamenti.
Eja, questa domenica 2 giugno.
Ben pranciato e ben vestito, all’ora stabilita mi metto in viaggio. Arrivato nella chiesa stile capannone che facesti a suo tempo edificare e preso posto, mi sento osservato da una signora.
“Ahia – penso io – vuoi vedere che ‘sta qui si sta’ innamorando di me perché sono vestito da bel figurino….”
Ad un certo punto, la sconosciuta rompe ogni indugio:
” Ma lei Murineddu è “
” Murineddu sono! E lei chi è? “
” La sorella di don Sanna sono…..”
“O, santa Marianna da Porthuddorra! Ma avveru è? Ma che piacere conoscerla…..”
Hai capito, Tonì…. Cioè, del mio bel vestito non le importava un fico secco.
Nel mentre chiama anche la sua amica Luigia, mio contatto su feisbuc. Già lo sai cos’è feisbuc, Tonì, quello “strano” posto dove si è amici senza essersi mai visti? Ecco, questa è una delle rare volte che un’amicizia virtuale la vedi in carne, vestito e tutto il resto, e il fatto non mi è per niente dispiaciuto.
Marianna mi presenta anche l’altra tua sorella, ma stando la serata per avviarsi, il tempo per conversare finisce, senza non prima aver promesso alla cara Mary&Anna che sarei andato in seguito a trovarla per parlarmi a lungo di te.
Il giovane Paolo da’ il benvenuto ai presenti, e dopo aver letto qualcosa che riguardava chi non poteva esserci personalmente perché impossibilitato, presenta l’autore di uno dei sei grandi quadri raffiguranti scene evangeliche che tu, Tonì, negli anni settanta avevi dato incarico a dei pittori locali per la loro realizzazione. E’ un altro Paolo, Battistella di cognome.
Racconta di quando appunto un giorno di quegli anni, incontratolo per strada perché non era (e continua a non essere) “gesgiulanu”, gli avevi proposto di raffigurare coi suoi pennelli “Il buon samaritano”, ma di facile comprensione, e non con questi ” strani” stili tipo impressionismo, espressionismo, ipperrealismo, canticismo e ismi vari. Figurativo e boh……..
Il buon Paolo accettò, anche perché, come lui, ti considerava un prete anticonformista. Il quadro lo si vede sotto, fotografato credo da tal Ivan Chelo, come alcuni altri che ho scelto. Per l’occasione, coi suoi attrezzi del mestiere ha riprodotto anche una tua posa da distinto paciocconetto compiaciuto chissà di ché.
Quindi, Tonì, da Paolo e credo da molti altri eri considerato anticonformista, che da quello che so vuol dire allergico a comportamenti comuni predominanti, di persone che difficilmente si adeguano alle opinioni e ai gusti che vanno per la maggiore, il più delle volte insofferenti davanti ai potenti di ogni tipo e grado.
Caspita, Tonì, se così è, ti dico che ci rassomigliamo assai.
La serata prosegue, ma purtroppo son dovuto scappare per riprendere mia moglie all’aeroporto di ritorno dalla capitale dove frequenta uno strano corso di “biodanza”, che, da tutte le descrizioni che ogni santo giorno che Dio dona la mia cara moglie mi racconta senza aspettare neanche che sia io a chiederglielo, è quel particolare e liberissimo ballo che magari fate anche voi, lì dove vi beate.
A proposito, Tonì, te la ricordi quella reciproca “confessione” che avevate fatto quella volta, sempre con la mia insostituibile con-sorte? Te la ricordi sicuramente, dai. Certo che a queste “confessioni” vecchia maniera tu preferivi quella revisione di vita fatta insieme, col Vangelo davanti al quale confrontarsi. Senza sterili sensi di colpa che non servono che a deprimersi, ma gioiosi di avere l’opportunità, con la propria vita, di migliorare il proprio e l’altrui mondo, esteriore ed interiore.
A presto, Tonino caro. È stato un piacere come sempre.
PS
Sai che, quando stavo frettolosamente uscendo dalla tua bellissima chiesa capannone, nell’angolo in fondo, immerso nella penombra, mi è parso di vedere la tua sagoma, compiaciuto e sorridente più del solito? Eri tu? Si, eri senz’altro tu.
Ancora vivente don Tonino Sanna, quando dirigeva il suo coro