Pasqua di Condivisione

di Piero Murineddu

Cercando nei due volumi “Ammenti” – scritti nell’idioma locale sorsese, mio paese di nascita e di vita, dall’indimenticato e per me carissimo Andrea Pilo sui suoi ricordi –  qualcosa che si potesse collegare a questi giorni pre pasquali, ho trovato questo capitoletto, in realtà riguardante più lo stomaco che questioni prettamente religiose, ovvero resurrezione reale o simbolica, corpo e spirito o più genericamente iniziare un nuovo e misterioso stato di vita di cui non ci è dato conoscerne i particolari.

Per avere conferma su quanto descrive il Prof riguardo all’agnellino da sacrificare sulla festosa mensa della domenica di Resurrezione – dopo essersi sicuramente confrontato con l’amico Peppino, originario di Castelsardo ma che a Sossu aveva messo su famiglia e  consumato i suoi giorni – ho chiesto a mia suocera se anche a Sennori, suo paese natale, usassero fare altrettanto, cioè allevare per tempo un agnellino da ingrassare e mangiazzare in famiglia a conclusione della Settimana Santa:    ” No, no…..mia madre l’agnello lo comprava in macelleria”. Oh, accidenti, i vicini sennoresi si che erano moderni! Il discorso l’ha troncato così, la vecchia e cara nonna dei miei figli Marta e Giuseppe.Ed io che volevo avere con lei, oltre che avviare una conversazione, anche uno scambio “culturale”. Ah, le suocere: benedette sempre siano! In compenso, più tardi mi ha detto che del maiale non si buttava niente. Embè, e questo che c’entra? A parte che – come si vedrà dal racconto fatto da Andrea – anche dell’agnello non si buttava niente……

Però – aspè, aspè… – pensandoci bene, il divagare della mia insostituibile suocera (che persiste a non credere di avere  87 anni!), mi da’ lo spunto per accennare un pochetto allo spirito “pasquale”. No, nessuna riflessione di alta teologia, tranquilli.

Come detto e come tutti sanno, del defuntato suinone non si buttava e non si butta niente e poi la famiglia da sfamare non era composta, come solitamente avviene ai giorni nostri,  dalla genitrice, da uno o due figli e dal marito (sempreché non abbia già preso il “volo”, per l’aldilà o per aver levato l’ancora con un’altra donna). Le famiglie di una volta erano numerose, e di conseguenza le bocche che aspettavano cibo ve n’erano in abbondanza. Nonostante ciò, Maria Canu, mamma della mamma di mia moglie, non si limitava a sfamare la sua numerosa prole, ma non ne faceva mancare anche a persone di sua conoscenza che non se la passavano tanto bene. Una vera e propria Pasqua di …..Condivisione.

Tandu ca èra pobaru èra pobaru avveru”, conclude Andrea. Allora, chi era povero era povero veramente. Certo, la mancanza di mezzi di sussistenza era sicuramente più evidente, ma oggi la “povertà”, o peggio la miseria, non si limita solo a questo aspetto, ed essendo certo dell’intelligenza di chi legge queste righe, non c’è affatto bisogno che mi dilunghi per fare degli esempi.

AGNONAREDDHA 1

AGNONAREDDHA 2.

agnellino 1

agnellino 2

Pasqua di Condivisioneultima modifica: 2019-04-17T16:27:32+02:00da piero-murineddu
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