L’incertezza, incisivo strumento di potere

Premessa

 

di Piero Murineddu

 

Sembrano trascorsi secoli da quando,  dopo l’ubriacatura quasi collettiva degli anni settanta che pareva l’inizio di una partecipazione mooooolto attiva da parte di chi a pieno titolo esigeva di essere protagonista di qualsiasi scelta “politica”, da esplicitarsi in regole sociali che rendessero migliore la vita per tutti, oggi ci ritroviamo immersi in una convivenza che rende moltissimi più o meno scontenti se non addirittura incazzatissimi, verosimilmente per motivazioni  forse contrapposte. Governi a non finire e di varia durata.

Soluzioni definitive e giuste? Visto il clima, non mi sembra proprio:

che risposte son state date per il diritto ad un lavoro dignitoso per il proprio sostentamento e per mandare avanti la propria  famiglia senza patire continui disagi?

Che certezza abbiamo di essere ben curati se non abbiamo adeguate possibilità economiche?

Come fanno due giovani a mettere su famiglia senza certezze per il presente e per il futuro?

Che rispetto vediamo verso la natura e come fai a sopportare la vista di coloro che s’ingrassano a spese e disagi altrui?

Potrei andare avanti, e tu potresti fare mille esempi.

Da troppo tempo sembra esistere solo il “problema” della migrazione dai Paesi impediti di raggiungere un accettabile sviluppo, in parte colpa, e anche grossa, di altri Paesi ingordi ed oppressori. Chi siamo noi per impedire che un essere umano cerchi altrove condizioni migliori per condurre la sua esistenza e quella dei propri cari? Ci sentiamo padroni anche della vita altrui? Le migrazioni ci son sempre state e sempre ci saranno. Ecco, in quest’epoca “moderna” questi poveracci son diventati il capro espiatorio di tutto, anche delle nostre malefatte.

Siamo alla vigilia di nuove elezioni. Ci stanno già chiedendo la “fiducia”, perchè “loro” hanno pronte in tasca le soluzioni, quelle giuste…

E quella Partecipazione che dicevamo che fine ha fatto? Delegare, sempre delegare….. E spesso al furbacchione di turno, quello che ti si presenta come disinteressato e illuminato  benefattore dell’umanità.

Ogni tanto mi arriva a casa uno scritto di una ventina di pagine circa. Sulla testata, in prima pagina, leggo: “c.d.b.informa, foglio d’informazione della Comunità Cristiana di Base di Chieri”. Un gruppo di persone che si riconosce in degli ideali comuni. Si ritrovano per parlare, discutere,  prendere posizione davanti alla realtà circostante, essere propositivi e pure capaci di ribellarsi davanti alle ingiustizie, farsi carico di chi patisce disagi….Condividere il reciproco pensiero, il bene più grande che ogni essere umano possiede, ammesso che lo si usi in modo appropriato e non per fregare il prossimo.

In mezzo alla diffusa desolazione umana e morale, la decisione di trovarsi con altri per costruire qualcosa, la vedo un alto Gesto Rivoluzionario, perchè così facendo, si pensa insieme, e di questo il Potere ha paura, ha avuto sempre paura.  L’articolo che stai per leggere è opera di Rita Clemente, che in questo periodico solitamente scrive gli editoriali, facendo un’analisi del momento che si sta vivendo. Questo numero è uscito lo scorso mese, ma è di strettissima attualità, e questo nonostante la velocità degli eventi che quotidianamente si susseguono… Nessuna proclamazione di verità assolute. Solo pensare e cercare di analizzare, la cosa più nobile

Chi desidera ricevere a casa “c.d.b.informa, foglio d’informazione della Comunità Cristiana di Base di Chieri”, può richiederlo a

Silvano Leso email:postmaster@cdbchieri.it   cell. 3395723228

 

Nessun costo di copertina, se non quello di contribuire liberamente per far si che quest’azione di libertà possa continuare.

 

 

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“L’incertezza, che dellinsicurezza è la causa principale, rappresenta di gran lunga lo strumento di potere più incisivo, anzi, la sua essenza stessa(Zygmunt Bauman)

 

di Rita Clemente (*)

Fare la radiografia della situazione politica italiana non è mai stata impresa facile e oggi meno che mai. Ma vediamo di provarci.

Dunque al governo vi sono due forze politiche alleate: la Lega e il M5S.

Prima domanda: che cosa le unisce? Una volontà sovranista? Un atteggiamento “antisistema”? Una sfida all’Europa? (più cauta e traballante per il M5S, più decisa e irruente da parte della Lega, ma insomma!).

Seconda domanda: che cosa le divide? Il M5S è nato con una forte vocazione sociale ed ecologista. Che si è spesso espressa contro le grandi opere, i “mostri” ambientali e i privilegi di casta. A favore di interventi di sostegno al reddito (microcredito, reddito di cittadinanza ecc.). La Lega, oltre alla polemica continua e ossessiva contro il “pericolo immigrati”, come soluzioni alla politica interna riesce a riesumare quelle solite della destra: abbassamento delle tasse, condoni per evasione fiscale e abusi edilizi, rafforzamento delle misure e dei provvedimenti “securitari”. Ma, almeno per il momento, pare che la road map la stia guidando alla grande la Lega, cui il M5S si accoda con razionalizzazioni più o meno speciose, a parte qualche dissidio interno, qualche flebile protesta, qualche più accentuato mal di pancia e anche qualche “benservito” per i più ribelli.

E l’opposizione? Anche qui, non è che si registrino chissà che novità! Forza Italia, suo malgrado, è incappata nel ruolo della “moglie tradita”, abbandonata dal fedifrago sposo di una vita (la Lega) che se la fa con la nuova e avvenente giovane donzella appena comparsa sulle scene (il M5S). E allora, i suoi fedelissimi rimasti, al netto dei transfughi emigrati verso altri più promettenti lidi, non possono far altro che rispolverare la loro inossidabile vocazione alla crescita produttiva, contro il desolante pauperismo e assistenzialismo propugnato dagli odiati 5stelle. E fin qui ci può stare. Ma poi rispolverano anche la loro ferma e indefettibile vocazione europeista. E qui non si capisce come l’avrebbero poi conciliata con le smanie sovraniste di Salvini. Ma è un film che tanto non vedremo.

E che dire del PD? A parte le “frasi fatte” dell’ex portavoce Martina sulla “rovina” e “l’isolazionismo” cui sarebbe condannata l’Italia, la situazione nel PD è un po’ più complessa. Intanto, deve fare i conti con uno spettro che ancora si aggira al suo interno, spettro che evoca recenti débâcles: quello di Renzi. Ma Renzi, fa ancora parte del PD oppure ha un partito tutto suo, quello della Leopolda? In realtà, non è che tutti, all’interno del partito, lo vedano come il condottiero migliore: troppo supponente, troppo “divisivo”.

Ma esiste un’alternativa a Renzi? E se sì, chi? Minniti? Ma dopo l’éxploit degli accordi con la Libia che ha contribuito a ridurre gli sbarchi di “indesiderati” ancora prima della crociata salviniana per la chiusura dei porti, non pare abbia sollevato altre grandi idee. Calenda? Mah! Intanto è l’ultimo arrivato, con il piede sempre pronto a uscirsene al minimo segnale di “insubordinazione”. Zingaretti? Avrà anche fatto bene l’amministratore del Lazio, ma chi lo vede, chi lo sente mai? Comunque, staremo a vedere.

Molte divergenze, quindi, ma anche alcune strane convergenze. Come quella dei 30.000 scesi in piazza a Torino il 9 novembre scorso (ripetuta) nella prima quindicina di gennaio, che vedeva PD, FI e Lega, affratellati sotto lo striscione SI’ TAV mentre rimanevano fuori i pentastellati, da anni tenaci e convinti sostenitori del NO TAV. L’otto dicembre c’è stata per loro un’altra manifestazione ancora più numerosa, insieme a tutti gli altri NO TAV, ambientalisti e della sinistra radicale, seppur guardandosi abbastanza di traverso.

Insomma, la matassa si fa sempre più ingarbugliata. Inoltre, bisogna tener conto di un altro aspetto della faccenda. Il governo nazionale, in questo caso il governo giallo – verde, ma può trattarsi di qualsiasi altro tipo di governo, deve fare i conti con altri poteri che fortemente ne condizionano le scelte e ne segnano la road map. Ne citiamo almeno due, molto consistenti.

Il primo è la UE, dal cui esame devono passare al vaglio tutte le manovre di bilancio degli Stati membri, per ottenerne l’approvazione. Ora, pare che l’attuale governo italiano non sia messo molto bene nei rapporti con Bruxelles sotto il profilo dei conti. Questo ovviamente rinfocola le istanze sovraniste dei cosiddetti gialloverdi. I conti non tornano, se il governo volesse mantenere a puntino tutte le promesse fatte al suo elettorato. La questione non è semplice da sciogliere, anche perché le opposizioni (FI e PD in pieno accordo) rispondono con un più tenace e deciso europeismo, che però rischia di divenire acquiescente e acritico. Il fatto è che anche l’Europa deve sciogliere un bel po’ di contraddizioni. Anzitutto, sulla faccenda migranti, perché bacchetta sì l’Italia per il famigerato “Decreto Sicurezza”, però poi ogni Stato europeo chiude i propri confini e la UE non è in grado di imporre una linea comune sull’accoglienza. Inoltre la stessa UE è, a sua volta, sottoposta ai diktat di altri poteri, che sono i grandi potentati economici delle multinazionali e delle organizzazioni finanziarie e bancarie, cioè degli “investitori”, dei “mercati”, di coloro che, in definitiva, tengono i “cordoni della borsa”. Per cui poi a dettare legge sono le Agenzie di rating, chi compra e vende il debito pubblico degli Stati, chi decide se lo spread sale o scende. Cioè, è inutile negarlo, alla fine chi comanda è il denaro. E’ per questo che, pur apprezzando le intenzioni pregevoli del “Decreto Dignità” di Di Maio (porre un limite alla precarizzazione del lavoro, imporre in qualche modo alle aziende i contratti a tempo indeterminato, penalizzare le delocalizzazioni), c’è però da porsi la domanda: la politica è in grado di imporre dei doveri ai cosiddetti “investitori”? Oppure queste – diciamo – imposizioni scoraggiano gli investimenti e di conseguenza il lavoro? E anche su questo fronte l’Europa non appare del tutto innocente, se è vero quanto scritto da Paolo Biondani e Leo Sisti su “L’Espresso”:

Una voragine nei conti dei 28 Paesi dellUnione europea: mille miliardi di euro allanno, tra elusione ed evasione fiscale. Multinazionali che non pagano le imposte e smistano decine di miliardi di dollari dei loro profitti, accantonati grazie a operazioni finanziarie privilegiate in Lussemburgo, verso altri paradisi rigorosamente tax free. Stati membri dellUnione che si fanno concorrenza sleale sulle tasse. È disastroso il bilancio che sta lasciando Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea…

E allora? Avrebbe ragione MS che predica l’uscita dall’Europa? Ma un sovranismo che è profondamente radicato nel neoliberismo globalizzato, un sistema che chiude i porti e i confini alle persone ma lascia circolare in piena libertà, e senza regole, merci e capitali, è inutile e dannoso. Il sovranismo, oltre che possibili crisi monetarie senza controllo, produce nazionalismo esasperato, il quale rinfocola altri nazionalismi, fino ai conflitti non solo economici. L’economista francese Michel Husson, in un articolo riportato da “Sinistra anticapitalista” scrive: la …sovranità nazionale, e uno sviluppo autarchicoe graduale verso una società socialista, non solo sono impossibili, ma producono esiti reazionari”.

Le proposte “innovative” della Lega, in questo governo, consistono nella solita, vieta scappatoia di diminuire le tasse in modo da agevolare i più benestanti e nel procedere a forza di condoni edilizi e fiscali. Anche l’ “abolizione della legge Fornero” sulle pensioni con la cosiddetta “quota cento” sicuramente permetterà a una fetta di cittadini di beneficiarne, ma in prospettiva non risolve il problema e pone una pesante ipoteca sui giovani, i quali dovrebbero trovare lavoro con contributi almeno a partire dai 24 anni. La legge Fornero non viene abolita, ma solo modificata, come succedeva già con l’Ape volontaria di Renzi. Molto costosa, è vero, ma che almeno non prevedeva vincoli.

Certamente, non è facile conciliare, in uno Stato, le legittime esigenze sociali delle classi medio – basse impoverite e precarizzate con le richieste di “tenuta dei conti” per non esacerbare il debito pubblico e portarlo a livelli insostenibili, come è richiesto dalla UE. Ma in qualche modo la Spagna di Sanchez ce l’ha fatta, almeno per quest’anno, adottando, tra l’altro, due misure: una tassa dello 0,2% sulle transazioni finanziarie per le imprese sopra il miliardo di capitale e una patrimoniale dell’1% sulla ricchezza superiore ai 10 milioni. Questo ha anche consentito la possibilità di aumentare del 25% il salario minimo interprofessionale.

L’altro potere che condiziona le scelte di governo è naturalmente quello dell’elettorato. Ora quello italiano con le elezioni del 4 marzo ha espresso molto chiaramente le sue preferenze e a fare la parte del leone è stato il M5S. La Lega si è affermata come terzo partito, dopo il PD, ma quella in robusta crescita, l’altro in netto calo, come del resto FI. Così è nato il governo giallo – verde. Tuttavia, poiché l’elettorato è sempre molto mutevole e ondivago nelle sue preferenze, meglio tenerne gli umori sotto attento esame. Ora, sia i sondaggi, sia i risultati di elezioni amministrative successive al 4 marzo hanno fatto rilevare un dato nuovo: la Lega sempre in grande crescita, ma il M5S in calo. Come mai?

Anche qui si possono avanzare delle ipotesi. Probabilmente la percezione dei cittadini è che a guidare i giochi è, tutto sommato, la Lega, mente il M5S sembrerebbe giocare un po’ di rimessa. Poi questo “reddito di cittadinanza”, cavallo di battaglia dei pentastellati, ha suscitato parecchie aspettative, di soddisfazione immediata e tutta da vedere nei risultati e nelle conseguenze. Mentre la Lega, con il suo “Decreto Sicurezza” approvato in tempi brevi e con la ferma posizione sulla chiusura dei porti, ha dato l’impressione di un maggiore decisionismo.

Purtroppo, proprio questo “decisionismo” sul fronte immigrazione sta provocando conseguenze nefaste, e tuttavia – bisogna dirlo – gradite a una larga fetta di elettorato. Non è questo il luogo per un ragionamento ampio e articolato sul “Decreto Sicurezza”, però desidero rilevarne almeno qualche caratteristica fondamentale.

Intanto, il problema migratorio viene qui equiparato a quello della criminalità organizzata e visto solo come un problema di devianza. Viene praticamente annullato il “permesso di soggiorno per motivi umanitari”, che poteva comprendere una grande casistica di situazioni, ridotto a qualche caso specifico e suscettibile peraltro di grande discrezionalità. Viene smantellato il sistema dello SPRAR che consentiva un’accoglienza diffusa sul territorio, mentre i richiedenti asilo saranno tutti concentrati in dei grossi centri con l’erogazione essenziale di cibo e di cure mediche, senza neppure corsi di lingua italiana. Viene negata ai richiedenti asilo la possibilità di ottenere la residenza e quindi reso molto più difficoltoso l’accesso ai servizi. Se il diritto d’asilo non viene poi riconosciuto (e le maglie per tale riconoscimento sembra si restringano in modo significativo) la stragrande maggioranza degli immigrati entra in una condizione di “irregolarità”, con tutti i possibili risvolti di instabilità sociale. Sicché, come affermano diversi legali, il Decreto Sicurezza paradossalmente rischia di fare aumentare notevolmente il rischio d’insicurezza sociale per tutti.

A ciò si aggiunge la continua éscalation di atti di violenza e di razzismo, anche da parte di persone insospettabili e la sempre più sfacciata esibizione sul territorio di forze fasciste o parafasciste. Tutto questo, in verità, già accadeva con il passato governo, ma adesso paiono fenomeni quasi di ordinaria quotidianità.

Insomma, mala tempora currunt, come si sente ripetere da più parti. Vero è però che il diavolo solitamente è meno brutto di come lo si dipinge. Non sono da sottovalutare i segnali positivi. Intanto, al di là delle millanterie di MS sui 60 milioni di Italiani che lo seguirebbero, vi sono diverse manifestazioni in varie parti d’Italia contro il razzismo, contro la violenza, contro l’erosione dei diritti e per la solidarietà. E poi, non dimentichiamo il luminoso esempio di Lodi, che ha visto la mobilitazione spontanea di decine di cittadini a favore di bambini stranieri esclusi dalla mensa dell’asilo. Il problema caso mai è un altro: come incanalare queste forze di passione civile, di resistenza, di ragionevolezza, di cultura, di sensibilità umana in una forza politica unitaria e coesa, che faccia realmente sentire il suo peso e proponga un’alternativa di “sinistra”. Una sinistra internazionalista e non sovranista, ecologista il giusto, centrata sui problemi del lavoro e dei diritti, accogliente e solidale ma anche rigorosa nel fare rispettare la legalità, che sappia dialogare con l’Europa ma anche mettere un freno alle aberrazioni del liberismo e della finanza sregolata. Come al solito, tutte cose facili da dirsi, difficilissime da tradurre in pratica. Ma occorre provarci. Ognuno a cominciare dalla propria realtà locale, con il contributo importante delle sue idee e delle sue capacità.

(*) Rita Clemente è nata a Lecce, dove si è laureata in Lettere classiche. Ha insegnato in provincia di Brindisi, a Perugia e a Torino. Attualmente in pensione, risiede a  Chieri, in provincia di Torino. Come volontaria, svolge attività di sostegno scolastico su alunni in difficoltà in una Scuola Media di Chieri. Dal 2012 è coordinatrice del Comitato Pace e Cooperazione Internazionale del Comune di Chieri. Occasionalmente svolge attività di formazione a docenti di scuole di vario ordine e grado sull’adattamento linguistico dei materiali di studio per ragazzi non italofoni o DSA. Avendo frequentato diversi corsi di dizione e di recitazione, si interessa anche di lettura espressiva sia come formatrice che come organizzatrice ed interprete di Reading pubblici. Fa parte della Comunità cristiana di base di Chieri e collabora con il periodico “CdBinforma”.

L’incertezza, incisivo strumento di potereultima modifica: 2019-01-27T14:31:53+01:00da piero-murineddu
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