MINISTERO, SERVIZIO E NON ALTRO (diversamente, c’è la via dell’eremitaggio)

di Piero Murineddu

Chi in po’ lo conosce, sa che don Giorgio De Capitani, ottantenne prete lombardo, le cose le dice chiaramente, senza nessuna prudente diplomazia e senza troppi giri di parole. A molti può apparire irritante e troppo pieno di se. Io di tanto in tanto lo vado a leggere nel suo sito, lo leggo o l’ascolto e solitamente mi faccio una mia idea di quanto il suo pensiero esprime. Non sono né un suo fan né un suo detrattore, cose di cui in fondo non m’importa un fico, secco o fresco che sia.

Fatta questa premessa, più che altro questo video che trovate sotto lo prendo come spunto per qualche considerazione sul rapporto che vi è tra il vescovo e i suoi sacerdoti, di cui è riferimento e responsabile. Più precisamente sul livello di dialogo che, se proprio vogliamo fare il paragone, un padre deve avere coi suoi figli. Un padre può avere un atteggiamento autoritario o, appunto, dialogante.

Io faccio parte dell’arcidiocesi di Sassari che, come mi è stato spiegato e conoscendo la struttura piramidale della Chiesa Cattolica, estremamente gerarchizzata, è un rimasuglio del passato, una forma di scala di potere che si fa molta fatica a mettere da parte, ammesso che lo si voglia.

Chi ricopre questa carica, se lo fa con spirito di servizio o, al contrario, con spirito di potere, lo si vede benissimo dagli atteggiamenti e dalle iniziative. Dal come si comporta concretamente, insomma, in quanto ormai delle parole non importa più a nessuno, o almeno, non interessa a persone adulte e mature. Ma come sappiamo, i “sudditi” sono sempre esistiti e sempre, temo, esisteranno, e probabilmente in questo ruolo vogliono rimanere e ci stanno pure bene.

Grazie a Dio e alla volontà di certi “gerarchi” ecclesiastici, abbiamo esempi di vescovi e arcivescovi, o se si preferisce, di guide pastorali, che hanno vissuto il loro ministero realmente come servizio alla comunità. Se poi consideriamo che ministro vuol dire servitore, non hanno fatto altro che quanto dovevano fare. Lasciamo da parte i ministri in senso politico, altrimenti ci confondiamo le idee e iniziano a girarci i cosiddetti, in questi tempi specialmente.

Torniamo a don Giorgio, che alla sua età non ha sicuramente obiettivi carrieristici ( al contrario di molti dei nuovi giovani preti che stanno sostituendo le vecchie generazioni!).
Mi chiedo cosa scriverebbe di questo attuale arcivescovo – l’ “arci” gli è stato aggiunto da poco – uno spirito libero come lui. Sicuramente esprimerebbe la sua opinione sulle parole e principalmente sui fatti, senza alcuna soggezione, spesso travestita da docile ubbidienza. Se così potesse avvenire, mi auguro che la guida pastorale dei cattolici del sassarese considerasse il “giudizio” per riflettere, e se intelligente e in buona fede, come stimolo per modificare il suo operato. In altre parole, opportunità per crescere e migliorarsi. Nel caso di un arcivescovo, a beneficio suo personale e, ancor di più, di tutta la comunità.

In pratica, come con l’esempio del padre di famiglia nei confronti dei figli. Non sono solo questi ultimi a dover imparare. Molto spesso è l’esatto contrario.

 

MINISTERO, SERVIZIO E NON ALTRO (diversamente, c’è la via dell’eremitaggio)ultima modifica: 2018-11-26T19:24:51+01:00da piero-murineddu
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