Precisione nell’informare. Ed anche coraggio. Grazie

 

Festa nel Centro migranti

di Donatella Sini, 6 giugno 2017

“Jaama dambé” significa “unione tra culture diverse” ed è un progetto nato all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Baja Sunajola, a Lu Bagnu, gestito dalla cooperativa Eco Service. L’obiettivo è quello di formare un gruppo di persone attive, attraverso la frequentazione di laboratori di pelletteria, intreccio sardo, musica, teatro, informatica, sartoria e agricoltura. Per presentare il progetto è stata organizzata una serata aperta che ha visto la presenza di un pubblico numeroso e interessato. I protagonisti provengono da diversi Paesi: Senegal, Gambia, Nigeria, Congo, ma anche Siria, Iraq, Afghanistan, Eritrea e Palestina. Il centro ne ospita poco più di 200, fra cui 3 neonati (nati a Baia Sunajola), 17 donne e 44 minori. Il ricambio è costante, perché coloro che ottengono l’ambita “rilocation”, partono quasi tutti alla volta di altri Paesi europei. «L’accoglienza non è fatta solo da mafia capitale – ci tiene a sottolineare il direttore del Centro Salvatore Barra – ma anche da persone che ci credono. Noi vogliamo differenziarci, non solo accogliere e fornire pasti ma anche offrire attività che tengano occupati i ragazzi e ne favoriscano l’integrazione, e l’eventuale ricollocazione, nel mondo del lavoro, tramite tirocini o collaborazioni. Tutte iniziative che esulano dal contratto che abbiamo sottoscritto con la Prefettura». E i laboratori iniziano a dare i loro frutti, anche materiali. Grazie alla fattiva collaborazione con Laore ed il Cnr, due ettari di terreno, adiacente al centro vengono coltivati e producono ortaggi e piante officinali. «Noi puntiamo a formare persone qualificate, non solo manodopera – prosegue Barra – non si può inondare la società di persone senza arte né parte». Ai ragazzi vengono quindi impartite lezioni di educazione civica e vengono loro spiegati i comportamenti, consentiti o auspicati, dalla cultura del Paese che li ospita. Sul campo 52 dipendenti, uno staff composto da professionisti fra cui psicologi, educatori, assistenti sociali, mediatori linguistici ma anche un presidio sanitario, con un medico e un infermiere. Persino della cucina nessuno si lamenta, il menu è offerto in base alle esigenze degli ospiti. Il 19 giugno il presidente della cooperativa, Pasquale Brau, sottoscriverà ufficialmente la nascita dello “Jaama Dambè” che diventerà una realtà economica a tutti gli effetti, si potrà fatturare, vendere beni e fornire servizi. Il progetto di inserimento sociale farà quindi un passo in avanti, da Lu Bagnu verso il mondo.

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Lite nel Centro migranti

di Salvatore Santoni, 30 agosto 2018

 

Tragedia sfiorata nel centro migranti di Lu Bagnu. Una furibonda lite scoppiata la notte tra domenica e lunedì scorsi tra due migranti ospitati nella struttura di Baja Sunaiola è finita a pugnalate.
Tutto comincia con una banale discussione. Da una parte c’è un 29enne; dall’altra un 26enne.

Entrambi sono del Gambia.(1) A un certo punto la situazione si infiamma: intorno a mezzanotte (2) il più grande dei due minaccia l’altro. Passa qualche minuto e la lite degenera. Il 29enne è fuori di sé e passa all’azione, impugna un coltello a serramanico e scaglia due fendenti all’avversario: uno al fianco e l’altro al gluteo. Gli altri migranti accorrono richiamati dalle urla del ferito e tentano di immobilizzare l’aggressore; qualcun altro dà l’allarme chiamando il 112 (3). Nel centro di Baja Sunaiola arrivano le pattuglie del nucleo operativo dei carabinieri di Porto Torres e un’ambulanza medicalizzata del 118. Il ferito viene preso in carico dal personale sanitario e trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale “Santissima Annunziata” di Sassari, dove si sottoporrà ad alcuni accertamenti clinici. Le sue condizioni appaiono fin da subito serie ma non gravi.(4) Più tardi di scoprirà che è stato molto fortunato: la medicalizzata è riuscita a intervenire in pochissimi minuti perché si trovava in zona.

Nel frattempo i militari, guidati dal capitano Romolo Mastrolia, hanno già sigillato la scena del crimine e stanno facendo i primi accertamenti sul posto per fare luce sulla vicenda. Le indagini per risalire all’aggressore si complicano a causa dell’iniziale riottosità a parlare da parte dei migranti (5) che hanno assistito alla scena. La svolta arriva poco più tardi, quando i militari riescono a convincere i testimoni a farsi avanti per indicare l’accoltellatore. A quel punto i carabinieri identificano e arrestano il 29enne – ora si trova nel carcere di Bancali – con l’accusa di tentato omicidio (6).

Il fatto capitato nella notte tra domenica e lunedì è soltanto l’ultimo di una serie di tensioni a cui sono sottoposti gli ospiti (7) – e di riflesso anche i gestori – della struttura di Lu Bagnu. Questo perché la coop sociale “La Luna” ha in carico migranti di diverse etnie (8) – il centro ospita complessivamente 150 persone (9) – che non sempre vanno d’accordo tra loro. I mediatori culturali tentano di fare il possibile ma spesso le discussioni sono incontenibili (10). E se va bene gli screzi si ricompongono, ma quando gira male si rischia la tragedia.

 

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Un decalogo, una conclusione e un…

di Piero Murineddu

 

Spero abbi avuto la pazienza di leggere i due articoli, scritti a distanza di un anno l’uno dall’altro.
Il primo è stato digitato dalla corrispondente di Castelsardo, nel cui comune sorge il Centro per migranti. Il secondo dal nostro amico Santoni, solitamente colui che fa conoscere ciò che avviene in terra di Romangia, in particolare a Sorso.

Il racconto di due eventi, a ben guardare, che comportano la convivenza più o meno normale tra persone: momenti gioiosi di festa e qualche altro di malumore e tensione. Quello che succede in ogni famiglia,insomma, a parte la presenza di un coltello a serramanico in più usato non certamente per accarezzare.

Capita che conosco qualcuno all’interno di questo Centro di Accoglienza che si trova a Lu Bagnu, presso Castelsardo. A lui ho chiesto la sua versione dei fatti. Capita anche che Musta, il giovane amico che mi ha raccontato l’episodio, è mediatore culturale, e proprio la sera del fattaccio era di turno. Ed eccoli i fatti riguardanti il secondo articolo…….

1. I due protagonisti sono uno del Gambia, il ferito, e l’altro del Ghana

2. Lo scontro è avvenuto all’incirca verso le 18 di domenica 26 agosto

3. A chiamare l’ambulanza e le forze dell’ordine è stato lo stesso Musta, in quel momento responsabile del Centro

4. L’indomani mattina il ferito ha fatto ritorno al Centro

5. Rintracciare il feritore non è stato per niente difficoltoso, dal momento che si trovava a testa china seduto nel letto della stanza che condivide col giovane che ha ferito

6. “Tentato omicidio”. Mah! Si trovava nel bagno e il giovane gambiano non ha bussato prima di entrare. In un momento di stizza, perchè disturbato nella sua intimità, si è tolto di tasca questa piccola “rasoggia”, usandola impropriamente. Da qui a voler ammazzare un uomo ce ne passa…..

7. Da quanto mi dice Musta, gli episodi di tensione sono quasi assenti, e questo da parecchio tempo

8. Nel Centro sono presenti bengalesi, ganesi, gambiani, senegalesi, nigeriani, egiziani, della Costa d’Avorio, della Guinea e uno della Serra Leone. Il fatto che appartengano a nazionalità diverse non è per forza motivo di scontro, anche se inevitabilmente ciascuno si sceglie le proprie amicizie. Ciò non impedisce a partecipare agli stessi corsi che si svolgono nella comunità, quali quello di intreccio, guidato da un gambiano, di sartoria, di musica, di teatro, di agricoltura, pratica di sport. Non molto distante da Baja Sunajola vengono prodotte verdure, vendute direttamente ai consumatori. La scuola d’italiano non manca.

9. Sono presenti circa 110 ospiti

10. Musta non mi ha parlato di “discussioni incontenibili”. Vorrei vedere me, proveniente da condizioni invivibili, aver dovuto affrontare un viaggio estenuante e subìto di tutto, esser costretto a vivere lontano di miei affetti, avere davanti un futuro pieno d’incognite, sentire di incomprensioni continue  e innumerevoli pregiudizi  nel Paese dove son capitato, oltre che sapere che è governato da un ministro dell’Interno che invece di contribuire a creare condizioni di convivenza pacifica, fa di tutto per seminare odio contro lo “sporco negro” e il “lurido zingaro”.

Sin qui l’ incresciosa vicenda del Centro di Accoglienza di Lu Bagnu.

Ora voglio aggiungere un altro aspetto, forse un tantino personale e che solo apparentemente esula da quanto detto sinora.

Conosco Salvatore, l’autore dell’articolo,  e so che cerca di svolgere al meglio il suo mestiere. Spesso è accusato di fare informazione “di parte”, specialmente da parte di chi attualmente sta amministrando il paese dove vivo io e lui, Sorso. Fino a poco tempo fa, nel sito del Comune vi era addirittura, in primissimo piano, una sorta di sondaggio, dove si chiedeva se un’informazione che nuoce (!) aiuta o meno la cittadina romangina a progredire.

Quale poteva essere la risposta? Dio mio, un “sondaggio” di estrema stupidità, oltre esser più che chiaro a chi fosse riferito! A voglia continuare a ripetere e straripetere che il compito di chi fa informazione è “rompr’i corbelli” a chi gestisce il potere, cioè “rompere le scatole” come si dice in pavanese (cit. Guccini). Chi fa informazione ha le sue idee, certo, e non potrebbe essere altrimenti. Spetta a chi ha il compito provvisorio di gestire la Cosa Pubblica prendere spunto per cercare di migliorare il proprio operato. Lo so, sono un “sognatore”, e nello stesso tempo conosco la suscettibilità di chi guida il carro, spesso strapieno di opportunisti.

Precisione nell’informare. Ed anche coraggio. Grazieultima modifica: 2018-09-03T15:40:53+02:00da piero-murineddu
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