Silvio Borlotti, un bergamasco a Sorso

di Piero Murineddu

“Senti me. Ma vino ne bevi?” – “No, Silvio. Qualche bicchiere ogni tanto me lo farei volentieri, ma purtroppo non posso…..” – “Eeeeeh, la Madonna! E uova ne mangiate a casa?” – “Va bene, dai. Due  uova le prendo volentieri…” – “Ne ho tre e te le dò con molto piacere…” – “Oh, caspita, che bel pollaio che ha! Ma fuori dalla gabbia le lascia uscire ?” – “Purtroppo non posso perchè rovinerebbero le piantine dell’orto, però spazio ne hanno abbastanza, non come quegli allevamenti mostruosi da dove arrivano le uova che si trovano nei supermercati. La pulisco spesso e non dò loro  mangimi chimici, antibiotici ed altre porcherie…..”

Oh, quanto ha  ragione il vecchio Silvio Borlotti.

Praticamene abbiamo concluso così la piacevole conversazione con quest’uomo originario del bergamasco ma residente a Sorso da una cinquantina d’anni. Per impegni sopraggiunti, ero mancato ad un primo appuntamento e mi era dispiaciuto non averlo potuto avvertire. Appena l’occasione si è creata, non ho esitato a raggiungerlo nella sua campagna dove ogni giorno si reca per curare la vigna, l’orticello, il frutteto e sopratutto dar da mangiare alle sue galline, tra le quali si son ben ambientati anche un’oca e due strani pennuti dal collo lungo e nudo che producono degli ovetti diversi dai soliti.

IMG_20171028_173657

Silvio, dinamico ottantenne che non ha per niente voglia di starsene a poltrire davanti alla tivù, è preoccupato che non gli rinnovino la patente di guida, cosa che gli permette di raggiungere quotidianamente quello che da parecchio tempo è il suo massimo spazio di libertà, e dove nel possibile continua ad accontentare i conoscenti che gli chiedono la cortesia di saldare questo o quell’altro pezzo di metallo. E’ appunto per il mestiere di saldatore che ha svolto nella sua vita che in diversi si rivolgono a lui.

Ha iniziato ad apprendere i segreti sull’uso degli elettrodi già dall’età di sedici anni, osservando e facendo tesoro da ciò che vedeva fare da quelli che il mestiere lo praticavano. A otto anni, finita la terza elementare, aveva dovuto fare il guardiano di mucche, rimanendo a dormire presso la famiglia che viveva nella casa edificata in mezzo ai campi dove pascolavano gli animali. Qualche anno dopo, frequentando le sartorie locali, ha appreso la capacità del cucire, per cui, nel lungo matrimonio, l’incombenza di rammendare, di attaccare bottoni, di accorciare pantaloni e maniche,di mettere cerniere e quant’altro non è ricaduta esclusivamente sulla moglie, di Sorso, conosciuta nel particolare frangente che vado a scrivere.

Avendo lavorato in svariate ditte e conoscendo benissimo il mestiere al punto di essere considerato un prezioso elemento da far intervenire nelle emergenze, gli era stato proposto di recarsi per un breve periodo presso gli stabilimenti chimici che stavano venendo su a Porto Torres, località che Silvio non sapeva neanche dove si trovasse. Dopo l’iniziale resistenza, ha dovuto accettare, ma come capita, il breve periodo previsto si è allungato oltremisura. Un giorno, durante l’orario di lavoro, capita che Silvio, grazie alla sua prontezza di riflessi, ha impedito che un collega venisse stritolato da un macchinario, evitandogli così la possibile morte.

IMG_20171028_171515

La madre, che seguiva tutti gli spostamenti che il figlio faceva in tutt’Italia sempre per lavoro, aveva appreso la notizia dalla lettura de La Nuova Sardegna, acquistata nel paesino bergamasco dove abitava, e fu proprio lei ad avvertire il giovane figlio che il gesto compiuto, per lui normalissimo, era salito agli onori della cronaca attraverso il quotidiano sassarese.

 

articolo

 

Per una ferita riportata durante l’incidente, Silvio era stato ricoverato per qualche giorno all’ospedale, ed  è proprio qui che avviene l’incontro con la ragazza di Sorso che sarebbe diventata sua moglie. Senza esitare, trascorso qualche giorno dalla dimissione, Silvio si è recato in via Marconi dove viveva la giovane di cui si era invaghito a prima vista. Ad aprire la porta fu proprio lei: “Buongiorno. Se tu sei d’accordo vorrei sposarti“, le chiede senza alcun preambolo  l’intraprendente giovanotto. E così fu dopo non tanto tempo presso la chiesa dei frati cappuccini durante una funzione religiosa presieduta da don Salvatore Ferrandu, allora parroco del paese. Nella sera di quel sabato si fece grande festa in via Marconi, a cui, finito l’orario di lavoro, non mancarono di partecipare anche i colleghi che aveva lasciato quella stessa mattina. Eh si, Silvio lo stesso giorno delle sue nozze aveva tenuto la tuta di lavoro fino alle nove circa, dopodichè, fattosi la doccia e cambiatosi come si conviene per uno che si deve sposare, si era recato in chiesa coi genitori per aspettare la promessa sposa. La loro storia d’amore ha donato alla vita quattro figli, uno dei quali, Marco, vive ancora con gli ormai vecchi genitori e da’ una grossa mano in campagna a babbo Silvio che, pur mantenendo sinora uno spirito forte e tenace, non ha più l’energie fisiche di una volta.

silvio

 

Nella stanzetta ricavata da un vecchio box dove avviene la nostra conversazione e dove tiene di tutto, il vecchio Silvio mi fa vedere le foto raccolte in dei quadri appesi al muro e dove sono impressi alcuni momenti delle sue moltissime esperienze lavorative e altri della sua vita. Di ciascuna me ne parla con passione e con dettagliata descrizione, anche se a tratti la memoria fatica un po’, Da un cassetto prende una scatola e con molta calma e massima delicatezza  ne estrae il quadrettino dov’è conservato l’articolo dell’incidente e alcuni attestati di fedele donatore consegnatigli dall’Avis, uno dei quali dalle mani del compianto medico e cantante Enzo Iannacci, durante il periodo che lavorava a Milano. L’armadietto è una cassaforte di cimeli di ogni tipo. Seppure il tempo è stato limitato, le cose di cui mi ha parlato Silvio sono tantissime, tutte interessanti e che ho ascoltato con estrema attenzione, essendo il racconto della sua vita,

IMG_20171028_175331

In quello che è il suo regno, Silvio non ha tempo per annoiarsi e conserva tutto ciò che potrebbe tornargli utile. Tutto, nel vero senso del termine. La sua gioia sono i nipoti quando vanno a trovarlo. Da persona accorta qualìè, ha usato ogni precauzione perchè non possano farsi del male nell’entusiasmo di trovarsi in mezzo a tante cose e cosettine inimmaginabili per i bambini di oggi, che bramano di scoprire ma che  spesso trascorrono le loro giornate nei sicuramente sicuri ma troppo asettici  appartamenti di città o poco stimolanti aule scolastiche. Trascorrere del tempo nello spazio che Silvio si è creato, e sopratutto stando al suo contatto, per bambini in crescita è una scuola insostituibile.

M’invita a seguirlo per vedere la sua campagna. Con grande soddisfazione mi indica degli ulivi centenari, e la grossezza del tronco lo confermerebbe . Io non me ne intendo, ma se lo dice lui, gli credo. Non è uno che si perde in sciocche vanterie il vecchio Silvio. D’altronde, credo che nel territorio di Sorso di queste piante di lunga età ve ne siano parecchie.

IMG_20171028_173517

Avendo sempre avuto facilità nell’apprendere cose da fare manualmente, Silvio a volte lo hanno chiamato per installare antenne televisive o per fare altri lavoretti. Nonostante ultimamente risenta nei movimenti delle mani, lui continua a darsi da fare. Non è tipo a cui piace l’immobilismo Silvio.

Due o tre volte, essendo lui immigrato, tento di farmi dire cosa ne pensa del carattere dei sorsesi e come si è inserito nella realtà locale. Ogni volta però la mia domanda, che sia diretta o implicita, cade nel vuoto, complice forse una leggera sordità che il mio interlocutore patisce o anche il suo voler parlare delle cose che giustamente a lui vanno più a genio. Non è uno che ha mai frequentato i bar, e dopo il pensionamento, la campagna ha assorbito quasi totalmente il suo tempo. Quando ancora a Sorso funzionava il Centro di Aggregazione Comunale, vi aveva fatto capolino per vedere se l’ambiente e le attività svolte potevano creargli interesse, ma non ci fu seguito. Amicizie forti le ha avute sopratutto in ambito lavorativo, dove nel periodo sardo, girando i vari impianti dell’isola e in particolare a Porto Torres, ha avuto come colleghi diversi sorsesi e il rapporto è stato sempre di reciproca cordialità e rispetto.

IMG_20171028_171328

Sull’argomento è inutile insistere, per cui, la mia intenzione iniziale di sapere come uno proveniente da fuori si trova a dover vivere in una realtà diversa da quella di provenienza, e nello specifico trovandosi in quella di Sorso, è praticamente rimasta senza risposta.

Prima di lasciarci, Silvio mi ringrazia per averlo ascoltato. All’inizio gli avevo proposto di poter filmare il nostro incontro, ma lui, essendo in fondo schivo e poco propenso ad apparire (“Nel lavoro non mi è mai piaciuto fare il capo!”), non ha acconsentito, preferendo aprire il suo cuore e rispolverando la sua memoria davanti ad un quasi sconosciuto quale ero io. Silvio mi ha raccontato tanto della sua vita e ancor di più avrebbe potuto e voluto raccontarmene. Quello che ho riportato è solo una minima parte. Alla fine, ciò che conta, al di là dell’intenzione di fare e raccogliere “interviste” per “produrre” materiale divulgativo, è l’incontro con l’altro, ed io di questo incontro avuto con Silvio Borlotti sono felicissimo e lo ringrazio.

 

Silvio Borlotti, un bergamasco a Sorsoultima modifica: 2017-11-01T17:06:32+01:00da piero-murineddu
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *