QUANDO ANCHE IL MIO PAESE, SORSO, AVEVA IL SUO PALIO, SEGUITO DALLA CORSA COI SACCHI, L’ALBERO DELLA CUCCAGNA E RI CANTADORI A CHITERRA

di Piero Murineddu

I l’isthradoni mannu di Cabuzzini correvano Sansoneto cavalcato da Fringuello,Ginepro da Custhunitu,Logudoro da Giacominu Manunta, Trento da Casgiaddina,Pagano da Cicitu Pupuganu. E tutti col culo e il saccottino ingioiellato rigidamente ben saldi in groppa al cavallo in quanto la corsa avveniva senza sella. La partenza era presso Maccia Crabaggia, fuori dall’abitato. Al momento di disporsi in fila la tensione èra a milli, giasthimenisi unu cun l’althu e qualcuno prendendosi anche a fuitaddi, ma all’abbassamento della bandierina tutti parthiani a razzu. cercando di arrivare per primi alla linea tracciadda cun cazzina i r’isthradoni a occi a ra iesgia di ri vraddi cabuzzini.

Nell’incrocio del cimitero il tamburino aumentava il ritmo, quasi ad incoraggiare a currì a ru massimu perchè prossimi all’arrivo e lu neviu del cavaliere sembrava volesse scorticare il povero animale inzuppato di sudore. Lu biubaru chi s’azzazìa si poteva tagliare a fette e pobaribi li robi “della domenica” ( a vi ricordate quando c’erano i vestiti di ogni giorno e quelli della domenica e dei giorni di festa?). Finita la corsa, e fatta la passerella per gli ultimi applausi, ci si spostava in Piazza Longa dove gli uomini gareggiavano dentro i sacchi di iuta, con grande allegria dei ragazzetti specialmente quando li mannunnuri imbranaddi cadevano. Dulcis in fundo, l’albero pieno di grasso dove in alto era appesa la “cuccagna”. I temerari per arrivare in cima si aiutavano con della sabbia che avevano in un sacchetto legato a chintu. Immaginatevi il tifo della gente, immaginatevi……

La sera, dopo l’imbrunire, Cicheddu Mannoni, Pietro Porqueddu, Antonio Desole, lu chitarristha sussincu Peppino Secchi e altri se la cantavano e se la suonavano prevalentemente in logudorese – biadd’a ga li cumprindia! – e la ienti, pusadda i ri banchiti chi s’èrani pusthaddi da gasa, ascoltavano in religioso silenzio, assentendo o meno col movimento della testa ogni volta che dugna cantadori finia la barthi soia.

Lu manzanu chizzu, dabboi di due o tre òri di sonnu, a triburà in campàgna cun zappa e missadoggia, cu ri gùmmari Deu zi ni l’ibareggia.

cabaddhi 1

 

cabaddhi 2

QUANDO ANCHE IL MIO PAESE, SORSO, AVEVA IL SUO PALIO, SEGUITO DALLA CORSA COI SACCHI, L’ALBERO DELLA CUCCAGNA E RI CANTADORI A CHITERRAultima modifica: 2017-05-26T20:56:08+02:00da piero-murineddu
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