Bologna, lo Sgarbi pensiero sulla testa rasata della ragazzina musulmana, via Paolo Fabbri 43 e qualcos’altro ancora…..

di Piero Murineddu

Nonostante la non perfetta forma fisica, la settimana scorsa, per un impegno preso precedentemente, ho dovuto accompagnare mia moglie a Bologna. Non per una vacanza in senso stretto, dal momento che il dover soggiornare in una grande città, per tutto quello che comporta,compreso il persistente terrore dell’aereo(!), per me è sempre uno sforzo che, almeno inizialmente, toglie rilassatezza all’idea di mettermi in viaggio.  La cara consorte, per arricchire la sua fantasia manuale in verità già abbastanza ricca, da qualche anno a questa parte non vuole perdersi le fiere della Creatività.

L’ Accompagnarla è stato più che altro doveroso, anche se indubbiamente lo spezzare la ripetitività quotidiana giova in ogni caso. Tuttavia,non interessandomi  partecipare alla fiera, ho preferito gironzolarmela per la città che non conoscevo se non di passaggio. Ecco, da questo momento, il viaggio ha preso le sembianze di una …..vacanza.

Per chi già ne conosce la bellezza, la ricchezza storica, architettonica e culturale, non stó qui a descrivere le tante meraviglie di cui ho gioito, naturalmente col fermo proposito di ritornarci quanto prima, e alla malora la paura di volare. Alcune cose però mi sono rimaste particolarmente impresse, come  la gentilezza e l’affabilità dei bolognesi coi quali sono entrato in contatto, eccezion fatta per il giovane albergatore che non ci ha degnato di un minimo  sorriso; la particolare atmosfera dei siti che son riuscito a visitare, sopratutto l’insieme degli edufici conosciuto come le sette chiese di  Santo Stefano;

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le tantissime e variegate mercanzie di certe frequentatissime stradine, principalmente le innumerevoli offerte mangerecce esposte nelle vetrine coloratissime e all’esterno dei negozi; i tanti e bravissimi artisti di strada, specialmente nel fine settimana; il pranzetto multicolore-multicalorie ad appena dieci euro al Roxy Bar di Vasconiana memoria che lo striminzito e caro cibo nel ristorante a pochi metri dovrebbe vergognarsi nel confronto; la lettura rilassata dei quotidiani nella vasta biblioteca presso Piazza Grande, su cui si affaccia la chiesa di san Petronio;

PESCE

la meta obbligata sotto quella torre di 100 metri circa e quasi cinquecento gradini per arrivare in cima, tentazione che non mi ha minimamente sfiorato…….

TIMBROASINELLO

Il momento più importante è stato l’incontro col mio caro Giuseppe e la sua ragazza Beatrice, arrivati in auto da Padova per trascorrere insieme una giornata. Prima di separarci, ci hanno fatto il bel regalo di fermarci davanti al portone dell’Affabulatore per antonomasia dell’italica canzone cantautorale, il  Maestrone Francescone, nella sua via Paolo Fabbri 43, prima di ritornare nella sua Pavana per invecchiare più o meno serenamente. L’ormai famosa trattoria “Da Vito” è proprio lì vicino, ma il tempo a disposizione non ha permesso di andarci, anche perchè non credo osservi orari d’apertura “umani”,nel senso che è adatto più che altro per i nottambuli, gli avvinazzati (meglio “grappati”) e i raccontaballe vari. Per gli esagerati in tutto, insomma. Sarà per una prossima volta, quando sarà. Almeno per vederlo …da fuori.

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Cambio discorso, dal momento che il racconto del viaggio non è propriamente lo scopo di questo articolo, per cui vengo subito al dunque.

Le volte  che mi capita di soggiornare in qualche città, voglio sempre conoscere il quotidiano locale maggiormente diffuso, in questo caso “Il Resto del Carlino“, per vedere come vengono informati gli indigeni. Ed è qui che scopro l’editoriale del ferrarese Vittorio Sgarbi Vittorio, conosciuto come l’ Insopportabile Sbruffone, sulla vicenda della quattordicenne musulmana rasata in testa dalla madre per non aver usato il velo. Nelle pagine interne leggo diffusamente sull’argomento, compresa l’intervista al padre, disperatamente impegnato sulla difensiva e a chiedere che la ragazza venga restituita alla propria famiglia. Se vi siete persa la notizia, facilmente la si può recuperare nella cronaca nazionale.

Di seguito vi riporto i commenti del collerico (e ansiogeno)  critico d’arte, opinionista, scrittore, personaggio televisivo,ex parlamentare, assenteista e non so cos’altro ancora.

Scritto in rosso, mi permetto di esprimere la mia modestissima opinione su alcuni passaggisforzandomi di mettere da parte la non particolare simpatia che nutro verso questo personaggio.

Genitori e figli, si è alzato il velo

 

Sgarbi Vittorio                                                                          Come deve educare un padre, e più ancora una madre, i figli? Deve lasciare loro la libertà di fare quello che vogliono? In Occidente, parzialmente, questa defezione del padre appare compiuta. Se le tradizioni hanno un senso, la imposizione del velo non è dissimile dalla decisione di un genitore cristiano di battezzare il proprio figlio appena nato.

Piero                                                                                                       Il paragone a me sembra fuori luogo. Nel significato cattolico, il battesimo viene considerato un “dono gratuito” ( tutto da pensare il significato) e una responsabilità che i genitori si prendono di far crescere cristianamente il/la proprio/a figlio/a. I motivi non sono solo questi, naturalmente. In ogni modo, rimane qualcosa di “spirituale”, nel senso di non “visibile”. Cosa diversa è il velo, indubbiamente molto evidente, specialmente nelle società occidentali, e per un’adolescente in crescita, se la cosa la si prende come un obbligo, nel confronto con i coetanei il fatto potrebbe costituire problema

Sgarbi Vittorio                                                                                  Ma qui il caso è diverso. Si discute di una punizione. L’atto censurato è di incerta definizione: una versione vuole che sia stata la madre a tagliare i capelli alla figlia perché si toglieva il velo appena uscita di casa, per poi indossarlo una volta rientrata. La preside, stimolata dagli insegnanti, informa i carabinieri che denunciano i genitori, e la Procura sottrae la ragazza alla famiglia per affidarla ai servizi sociali. Condanna eccessiva e frettolosa? La stessa vittima riferisce agli assistenti sociali di non avere subito alcuna violenza fisica, al di là della costrizione alla rasatura. Si tratterebbe dunque soprattutto di violenza psicologica. La sorella della ragazza dà un’altra versione: «Non è per il velo che è stata rasata, ma perché si era tagliata i capelli da sola e le amiche le avevano detto che non stava bene. Però non ha detto alla mamma di non rasarla, e anche la mamma era dispiaciuta nel farlo». Forse ancora una volta i magistrati hanno agito insensatamente. Con l’avallo della Boldrini che dichiara: «No alla sopraffazione». Seguono Renzi e il sindaco di Bologna che delira di «inaccettabile autoritarismo genitoriale».

Piero                                                                                            Superfluo dire che il riferimento alle dichiarazioni dei politici è strumentale. Senza voler generalizzare, la cronaca passata ci dice che reazioni di effettiva “sopraffazione” in questo campo ci son state e continuano ad esserci. Specialmente tra cittadini italiani, certo. In questo caso però si parla di appartenenti ad una cultura (civile e religiosa) che si trova a dover convivere all’interno di una più vasta cultura, che è quella con la quale si è deciso di convivere. Inevitabilmente le problematiche che ciò implica sono tante, ma è concetto diffusamente accettato  che è necessario adattarsi e rispettare le leggi civili del luogo in cui si vive. Questo non vuol dire assolutamente doversi obbligatoriamente uniformare agli usi e costumi del luogo. L’ideale da raggiungere è sempre la buona convivenza tra diverse culture, ma realisticamente parlando questo obiettivo è ancora tutto da costruire e, probabilmente, lontano da raggiungere.

Sgarbi Vittorio                                                                                  Ma non è un sopruso sottrarre la ragazza ai genitori e alla loro legittima funzione educativa? Chi di noi è stato battezzato e comunicato di sua volontà? Dovevano affidarci a strutture protette?

Piero                                                                                                    La funzione educativa primaria spetta ai genitori. Tutte le altre “agenzie” sono solo degli aiuti. Almeno così dovrebbe essere, non vivendo in un sistema totalitario e anti democratico. In questo caso specifico entrano altri fattori, dal momento che le indagini devono seguire il loro corso e ad oggi, almeno personalmente, non conosco l’evolversi provato dei fatti. Per quanto riguarda la seconda domanda, torniamo al primo punto del battesimo cristiano “imposto” a chi non è consapevole. Oggi, per chi la cosa fosse vissuta come un problema, c’è la possibilità di sbattezzarsi. Ma ripeto, il “segno” che i nostri genitori hanno deciso per noi in tenera età è prettamente “spirituale”, anche se si deve tradurre in scelte e comportamenti di vita quotidiana, che se realizzati, renderebbero sicuramente la vita migliore per tutti. Nessuna imposizione pratica quindi. L’ultima domanda con la quale Sgarbi conclude le sue considerazioni? Come da personaggio,  è messa lì per strappare l’applauso. Quindi una battuta. Così almeno credo e spero, almeno che non voglia mortificare la sua indubbia intelligenza.

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Qui finisce l’argomentare intorno alla “rasatura imposta” in terra bolognese.

Per finire, riporto una dichiarazione del nostro, o meglio loro, opinionista, riguardo alla paternità, tratta da Wikipedia:

Celibe, ha riconosciuto due figli, dichiarando in merito:

« Sono contrario alla paternità. Quella del padre non è una categoria a cui ritengo di dover appartenere. Ciò detto sono anche contrario all’aborto. Ci sono donne che hanno voluto figli da me, non io da loro perché non può esserci l’obbligo di diventare padre »
Bologna, lo Sgarbi pensiero sulla testa rasata della ragazzina musulmana, via Paolo Fabbri 43 e qualcos’altro ancora…..ultima modifica: 2017-04-04T05:52:48+02:00da piero-murineddu
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