PREDICARE più o meno bene e RAZZOLARE secondo la propria comodità

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MANCANZA di TEMPISTICA e altro ancora

di Piero Murineddu

Questa lettera pubblicata oggi su “La Nuova Sardegna” mi da’ l’opportunità  di spiegare il motivo per cui era da molto tempo che avevo smesso di scrivere al “nostro” giornale.

Considerando la poco diffusione de “L’Unione Sarda” nella parte settentrionale dell’isola, si può affermare che La Nuova sia il quotidiano maggiormente letto dai tattaresi e compagnia nordica. In questo giornale, dopo le pagine dedicate sbrigativamente a ciò che succede al di là del Tirreno e nel mondo, a quelle della cronaca locale, alle troppe dedicate allo sport, si arriva “finalmente” ai necrologi, pagina dalla quale molti iniziano ad aprire l’organo informativo.Naturalmente tutti i paginoni dedicati alla pubblicità vengono saltati con stizza, vanificando la spesa e l’aspettativa dell’inserzionista, almeno per me, s’intende. Ciò detto, chi dei cittadini vuole esprimere un qualsiasi parere che vada oltre la stretta cerchia familiare o amicale, per forza di cose è “costretto” a mandare il proprio scritto al giornale in questione, anche se con l’avvento dei social le possibilità si sono allargate, facendo anche arrivare più direttamente il messaggio, seppur ad una cerchia sempre limitata. Diciamo pure che pubblicando su La Nuova, ciò che si vuole esprimere arriva a più persone. Comprensibilmente bisogna riuscire ad essere concisi, e non tutti hanno questa capacità. Io sono tra questi. La lettera pubblicata in verità è gia lunghetta, ma i tagli vi sono. Se avete voglia in questo link potete leggere quanto da me pubblicato “a suo tempo” su questo stesso blog

(cliccateci sopra o fare copia-incolla)

E come riparo, il tettuccio d’ingresso della chiesa

Naturalmente a La Nuova non avevo mandato l’intero contenuto del blog. Il fatto è che questa lettera, rimanendo attuali le valutazioni (almeno dal mio punto di vista), in un certo senso è superata dagli eventi. Infatti la dozzina di giovani somali che pernottavano all’aperto, nel mentre sono stati ospitati in un locale di una vicina parrocchia, e questo per interessamento di un gruppo di cittadini e la sensibilità del parroco che li ha accolti. In più, non avevo chiesto chiarimenti ad un parrocchiano qualsiasi, ma allo stesso parroco della chiesa vicino alla Questura sassarese

Era su questi ultimi eventi che avevo inviato una nuova lettera, dopo che avevo perso la “speranza” che la precedente sarebbe stata pubblicata.

Ecco  il contenuto dell’ultima, spedita via email una settimana fa e non ancora pubblicata:

Leggere della soluzione trovata per il gruppo che forzatamente nei giorni scorsi soggiornava all’aperto nei pressi di una chiesa sassarese, riempie di speranza. Vuol dire che c’è ancora qualcuno che non si limita alle parole o, peggio, rimane indifferente ai bisogni altrui. Un gruppo di maestre, di studenti e  di genitori che si prendono a cuore il problema e si mobilitano per fare quello che possono. Bellissimo! Nei giorni (e sopratutto notti) di “campaggio” contro voglia, non è mancata la solidarietà degli altri migranti che ancora usufruiscono di un tetto e neanche di chi gestisce la casa d’accoglienza che il gruppo ha dovuto lasciare, fornendo loro il pasto serale. Segni importanti, non meno di quello del parroco che ha aperto la porta della canonica per dare ospitalità concreta, dimostrando che  tra il clero c’è ancora qualcuno che ascolta papa Francesco e non si limita a predicare  – più o meno bene –  ma a “razzolare” secondo la propria comodità. Adesso rimane l’altro passo importantissimo, questa volta delle istituzioni: oltre alla prima accoglienza, pensare sopratutto all’integrazione di tutta questa gente che per disperazione ha dovuto lasciare la propria terra. Intanto, come famiglie, per far sentir meglio la nostra vicinanza, abbiamo la possibilità, per esempio, d’invitare al pranzo natalizio nelle nostre case uno o due migranti. Sarebbe anche questo segno che non tutti siamo condizionati dalle nostre paure e pregiudizi. Sono persone in tutto uguali a noi, e come tutti, anche loro hanno bisogno di calore e amicizia. E’ un’opportunità di crescita, per noi e i nostri figli. (Pi.Mu.)

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PREDICARE più o meno bene e RAZZOLARE secondo la propria comoditàultima modifica: 2016-11-22T11:38:33+01:00da piero-murineddu
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