LA MIA SERATA DI “CALICI con poche STELLE” IN CIELO E SOPRATUTTO IN TESTA

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di Piero Murineddu

Assicuro che la tracolla col calicione per bevazzare qua e là i vini pregiati del nostro territorio non me la son portata a spasso. No, non è per principi morali o chissà che, anzi, beato chi ogni tanto lo può fa’ (si badi bene: o-gni tan-to) di permettersi un’innocuo giramento con le stelle in testa a velocità supersonica, così, giusto per stare un pochetto allegretto. Non a tutti però è dato di poterlo fare, ed io – ahimè – son tra questi sfortunati. Tuttavia, riuscito a vincere la mandrunia, questa volta mi son deciso ad immergermi nella folla affannata et affamata, coi vari punti “musica” che passando davanti alle casse rischiavano di romperti i timpani di r’arecci. Sarò il solito bastian contrario, ma ogni tanto, in queste sagre magnazzanti, qualche duetto o terzetto di musica classica sarebbe proprio così fuori luogo? O questi vari gruppetti rockettari rispondono meglio all’intento panem et circenses dei nostri politici ed anche alle aspettative delle masse che, solitamente frustrate e insoddisfatte, hanno bisogno d’immergersi in questo vortice misto vociante&suonante? L’ho già detto, a volte invece che Piero sono Bastiano, per cui chiedo pazienza e comprensione. Comunque motivi e momenti di soddisfazione ce ne son stati anche per uno esigente come me.

La foto 1 indica il piccolo ed instancabile cameriere riccioluto che, a mo di trottola, faceva di tutto per servire i clienti di papà e mammà, l’uno intento a raccogliere dinà, l’altra a preparare colurgiones – o gumenti marannu si giamani – seadas e tortini ini ini di zucca. Il cui prezzo era ben ripagato dal bellissimo locale ( foto 2) che ospitava i numerosi avventori, mentre in strada il musicante attirava la clientela con una musica indefinita e indefinibile.

La quarta foto indica la mia figliola Marta intenta a studiare per l’esame universitario anche in spiaggia, mentre l’amica di sempre Federica è intenta a cercare l’espressione migliore da lasciare ai posteri. Ho trovato anche loro nel momento di pagare il ticket ieri sera, e non poteva mancare il : “Ba’, lo paghi anche a me?” Preso alla sprovvista , che poteva fare un povero babbo? “Tieni, e pagalo anche alla tua amica”. Eh, abbiamo il core morbido noi papà!

Le foto 5, 6 e 7 fermano il momento forse più bello della serata, con le bellissime voci femminili che era un piacere ascoltare, almeno quando i rockettari posizionati dall’altra parte della piazza del Comune, che mi dicono fossero “abusivi”, lo permettevano col loro fragoroso tum tum. Sempre nello stesso punto (aspettando che i rompi bottoni di fronte smettessero di rompere) è stato ancora più piacevole ascoltare una delle quattro coriste, Rita, che ci ha fatto dono di raccontare a me e a mia moglie Giovanna il padre meraviglioso che ha avuto, Franceschino Cossu, persona deliziosa con tutti ed estremamente premurosa con la famiglia, ai cui figli ha lasciato un esempio di vita che li accompagnerà per tutto il loro cammino terreno. Le ultime parole che la figlia ha sentito dal padre prima che intraprendesse il Lungo Viaggio, son state: “Me’ vigliò, gantu ti bogliu bè!” E poi ancora il giovane insegnante porthudorresu che arriva ben accolto col gruppo di giovani migranti che ha ospitato nella sua casa e che ha seriamente l’intenzione di adottarli. Proprio cosi’. ADOTTARLI. Mentre noi, con le nostre infantili paure e adulti pregiudizi continuiamo ad innalzare barriere a protezione dei nostri egoismi e apparenti civilta’ progredite,

Tutto un bel ritrovarsi piacevomente ieri sera, con le strade finalmente liberate dall’arroganza delle auto.
Là in fondo, però, vi era silenzio assoluto e nessuno si avvicinava. Si, parlo della nostra Billellera, il luogo forse più bello e significativo per noi sorsesi, che nonostante l’impegno di imminente apertura preso pubblicamente qualche settimana fa dall’assessore – pensate un po’ – alla Cultura, continua a rimanere desolatamente inaccessibile. Al proposito, sempre ieri sera, incontrato il nostro concittadino Natalino Pinna, emigrato in Germania da diverso tempo, mi dice: “Ma abbaidda un poggu, soggu iuntu a Sossu cun me muglieri, me vigliora e una dezina d’amigghi, li posthu a vidè la Billellera e l’agatu sarradda”

LA MIA SERATA DI “CALICI con poche STELLE” IN CIELO E SOPRATUTTO IN TESTAultima modifica: 2016-08-07T21:07:51+02:00da piero-murineddu
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