Aggressività verso il “diverso” e ragionevolezza

 

250px-El_sueño_de_la_razón_produce_monstruos

 

di Piero Murineddu

Purtroppo,ancora una volta, mi è necessario citare il quadro di Goya per descrivere i troppi segni d’involuzione civile verso cui il mondo, e quello  “occidentale” e modernizzato in modo particolare, si è avviato già da tempo. E adesso, con il radicalismo insensato e violento oltre ogni immaginazione da parte dell’ISIS, la cosa si stà acuendo sempre più. L’argomento che tocco non è roba nata in questi oscuri giorni, ma si trascina da tempi immemorabili. Parlo dell’atteggiamento di rifiuto e di eterna chiusura nei confronti delle popolazioni Romanì, che per ignorante e rozza comodità si continua a definire “zingari”, col chiaro intento dispregiativo. Gente costretta sempre ai margini e spesso portata per questo a compiere degli illeciti. Dai giornali e dalle tivù stiamo ascoltando molti pseudo politicanti intenti rabbiosamente ad alimentare  l’aggressivo fuoco xenofobo, dimenticando che molti componenti di queste popolazioni sono nati e cresciuti in Italia, quell’Italia dalla quale i fondatori di questo movimento nordico e razzista qual’è la Lega volevano staccarsi, considerando gli “altri” zavorra e parassiti per il loro progresso e benessere. Staccarsi almeno prima, adesso non si capisce molto. O meglio, qualcosa si capisce: con la loro presenza di ieri nel tanto odiato Governo Romano ( per arraffare quanto più possibile: Potere principalmente,  ma sicuramente anche altro) e le attuali ripugnanti Marce per raccogliere strumentalmente sotto le loro luride bandiere il diffuso malcontento italico, si ritrovano nella più totale confusione, disposti a tutto pur di riavere consenso.. La cosa più sicura è che stanno seminando odio e stanno aizzando a riportare a galla i più bassi e violenti  istinti finora controllati dal raziocinio individuale. Tutti sono ben accetti tra le loro fila, e più si è arrabbiati e meglio è. Di fatto stanno scatenando una guerra fratricida. Ancora non armata, almeno per adesso.

 

Campi “nomadi” uguale segregazione razziale

Naturalmente quella parte di popolazione Romanì costretta in quei vergognosi campi di segregazione creati dal falso perbenismo dominante e che finalmente l’Autorità Europea stà imponendo di chiudere, è il facile e comodo capro espiatorio delle paure collettive del “diverso”. Il periodo scorso, con la vicenda della famiglia Rom fatta sloggiare dall’agro della cittadina in cui abito e a cui è stato impedito in tutti i modi di coltivare e allevare i propri figli nel terreno acquistato per tale obiettivo, mi ha fatto toccare con mano i gravi pregiudizi e generalizzazioni che ci stanno immeschinendo sempre più. Attratto per indole da tutte le situazioni d’ingiustizia e di emarginazione prodotte dall’ipocrita e diffuso perbenismo, ho avvicinato questa famiglia, e parlando coi suoi componenti, ho avuto solo la conferma che sono persone come me, con sentimenti e aspettative verso la vita come ce li ho io. Persone che gioiscono e s’incazzano come me, che amano e a volte detestano  qualcuno come posso fare io. Individui (e non gruppi!) che sbagliano come umanamente possono fare tutti, specialmente trovandosi nel bisogno e specialmente quando l’ottusa emarginazione da parte del contesto in cui si vuole vivere, provoca esasperazione e rabbia. Senada, Exsna, Ginevra, Elisa e gli altri hanno diritto a crescere serenamente e a volere le cose che vuole qualsiasi essere umano. Yennifer particolarmente soffre perchè ha dovuto interrompere un rapporto d’amicizia che si stava costruendo con le sue coetanee della scuola di Sorso. Alex, nell’appartamento provvisorio il cui affitto è anticipato dal vescovo di Alghero, non può scatenare la sua giovanissima esuberanza  rincorrendo un pallone. La numerosa e simpatica truppa deve fare estrema attenzione al suo fare per non disturbare la famiglia che abita di sotto. Certo, accorgimenti che dobbiamo avere tutti, costretti come siamo a vivere a stretto contatto, ma a questi miei nuovi amici è stato impedito di realizzare un lecito desiderio che più o meno tutti possono avere: vivere in campagna, coltivando la terra e impiantando nuova e produttiva vegetazione. Sono certo che l’intelligenza e la sensibilità di questi ragazzi avrebbe aiutato la comunità scolastica che stavano frequentando a crescere con più consapevolezza delle ricchezze e potenzialità altrui, specialmente di chi proviene da una cultura ricca ( di storia e di sentimenti che noi da molto ci siamo scordati!) qual’è la cultura dei popoli Romanì. Sono certo che la scuola di Alghero beneficerà della loro presenza, sempre che ci siano insegnanti capaci di valorizzare  la ricchezza di questi nuovi scolari.

Tornando al quadro di Goya, sarebbe utile procurarcene una copia e appenderlo nella parete più importante delle nostre case. Sarebbe un forte monito per non rischiare di sprofondare sempre più nella sragionevolezza e un valido aiuto per recuperare l’umanità che stiamo progressivamente perdendo.

 

 

 

Aggressività verso il “diverso” e ragionevolezzaultima modifica: 2015-03-05T05:22:36+01:00da piero-murineddu
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *