Sulla vicenda “Romangia Servizi srl”

 

LU RICCU PASSA SEMPRI CU L’INCHINU, A LU POBARU LI FAZZINI LI TRODDHI”   (A. Bonfigli)

 

 

 

ROMOMANGIA SERVIZI

di Piero Murineddu

Romangia Servizi srl“, ovvero una quarantina di omoni + una gentile ma per niente fragile signora, che in questi giorni cercano disperatamente di attirare l’attenzione per poter mantenere il posto di lavoro in quell’amena cittadina chiamata Sorso (SS) . Un lavoro, checchè  ne pensino e ne dicano in modo più o meno esplicito parte dei concittadini, di sicura e necessaria utilità sociale. Che questi operai siano una massa di scansafatiche è un pregiudizio e un luogo comune: la manutenzione del verde pubblico,la cura del cimitero e gli svariati interventi a cui nel tempo son stati chiamati, sono frutto di impegno e fatica di persone che, a differenza del lavoro non controllabile  e spesso ben retribuito che si svolge nei puliti e caldi uffici, loro lo fanno invece sotto gli occhi e  sopratutto il giudizio di chiunque si trovi a passare, e se in quel momento non li si vede attivi, di conseguenza …so’ mandronazzi e non fanno mai niente.

La stabilità di questi operatori da molto tempo è diventato un incubo per gli amministratori della poco ridente Cosa Pubblica locale e che se anche  qualcuno di loro “ci sta lavorando in silenzio come ha sempre fatto”, non si riesce  in nessun modo a trovare una  soluzione, porca miseriaccia zozza!

Naturalmente la responsabilità è addossata completamente alla solita Crisi, ai tagli, e quindi alle conseguenti casse vuote. Questo secondo il competente giudizio dei Comandanti, che sanno ragionare con obiettività e che sanno fare bene i conti. Gli interessati, invece, lamentano un uso improprio dei denari che il Comune ha avuto a  disposizione, e chiedono che i politici, sforzandosi di riconoscere almeno parte di responabilità per la situazione venutasi a creare, s’impegnino realmente a trovarla una benedetta soluzione che salvaguardi il posto di lavoro per tutti, e non solamente per qualcuno, magari coi soliti metodi clientelari, come da queste parti si è abituati ad  assistere rassegnati. Nell’urgenza di assicurasi la pagnotta, c’è il rischio che la necessaria e intelligente unità nel portare avanti una giusta causa (e il lavoro è sempre una giusta causa!), lasci il posto a individuali mosse per ingraziarsi la “vicinanza” del potente, e così facendo, garantirsi possibili occupazioni future. Quel “dugnunu pensia a lu santu soiu”- ciascuno pensi a sistemare se stesso e se ne freghi degli altri,  cioè il moto continuamente applicato e che ha reso la nostra collettività così disgregata e così facimente manovrabile dai furbi che vogliono farsi strada.  In questo modo verrebbe vanificata ancora una volta una opportunità di crescita civile, personale e collettiva.

Nella grande scritta esposta inizialmente nell’edificio comunale e poi spostata nella facciata della parrocchia di San Pantaleo, i lavoratori in lotta parlano di furto di lavoro si, ma ancor prima di furto di dignità. Se ci si pensa con attenzione, l’accusa è veramente grossa. Chi sarebbero i colpevoli di tale grave furto? A che cosa ci si riferisce? Andando a ritroso, sappiamo che questa società ha vissuto diverse e alterne vicende. Sappiamo che dopo esser stata garanzia per la cura e manutenzione del territorio, di fatto, specialmente oggi ma anche in passato, è diventata una pesantissima palla al piede degli Amministratori pubblici. Quando ci si sente feriti nella dignità, si pensa a mancanza di rispetto da parte di qualcuno, di atteggiamenti subìti che hanno umiliato. Quali sarebbero i fatti ricoducibili a questi atteggiamenti? E sopratutto, ripeto: chi sarebbero gli accusati?

Pur non essendosi creata una concreta e compatta solidarietà da parte della cittadinanza – cosa non difficile da spiegare, conoscendo la tendenza diffusa di non intervenire se non si è toccati direttamente – da parte del clero si è manifestata vicinanza e invito al dialogo.  Lo vedo sicuramente positivo che un rappresentante della Chiesa faccia un passo d’interessamento non solo per le sorti “spirituali” delle anime, ma anche delle persone nella loro completezza, e non principalmente perchè di mezzo ci sono anche i figli dei lavoratori, ma perchè si lotta per un primario diritto, qual’è quello del lavoro. Sono anche convinto che questi lavoratori sono disposti a dialogare. Il problema è che ci sia qualcuno disposto ad ascoltarli e che sia sopratutto interlocutore affidabile e autorevole. Pur tuttavia,quello di dedurre chi possono essere gli eventuali colpevoli di aver attentato alla dignità di queste persone, è una doverosa necessità, e questo sforzo analitico lo dobbiamo fare tutti.  Non si tratta di far politica o meno, ma di avere il coraggio di superare le vaghe dichiarazioni e gli atteggiamenti ambigui che piacciono a tutti, e sopratutto, non scontentano nessuno.

 

chiesa

 

 

La seguente poesia di Andreuccio Bonfigli buonanima, la vedo strettamente collegata con questa vicenda. La pongo alla vostra attenzione e comprensione.

 

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Sulla vicenda “Romangia Servizi srl”ultima modifica: 2015-01-12T12:24:05+01:00da piero-murineddu
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