Sull’amaro caffè di Gramellini

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Massimo su Silvia

di Massimo Gramellini

Ha ragione chi pensa, dice o scrive che la giovane cooperante milanese rapita in Kenya da una banda di somali avrebbe potuto soddisfare le sue SMANIE D’ALTRUISMO in qualche mensa nostrana della Caritas, invece di andare a rischiare la pelle in un villaggio sperduto nel cuore della foresta. Ed è vero che la sua SCELTA AVVENTATA rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto.

Ci sono però una cosa che non riesco ad accettare e un’altra che non riesco a comprendere. Non riesco ad accettare gli attacchi feroci a qualcuno che si trova nelle grinfie dei banditi: se tuo figlio è in pericolo di vita, il primo pensiero è di riportarlo a casa, ci sarà tempo dopo per fargli la ramanzina. E non riesco a comprendere che tanta gente possa essersi così indurita da avere dimenticato i propri vent’anni. L’energia pura, ingenua e un po’ folle che a quell’età ti spinge ad abbracciare il mondo intero, a volerlo conoscere e, soprattutto, a ILLUDERTI ANCORA DI POTERLO CAMBIARE. Le delusioni arrivano poi, quando si diventa adulti e si comincia a sbagliare da professionisti, come canta Paolo Conte. Silvia Romano non ruba, non picchia, non spaccia. Non appartiene alla tribù dei lamentosi e tantomeno a quella degli sdraiati. La sua unica colpa è di essere entusiasta e sognatrice. A suo modo, voleva aiutarli a casa loro. Chi in queste ore sul web la chiama «frustrata», «oca giuliva» e «disturbata mentale» non sta insultando lei, ma il fantasma della propria giovinezza”.

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Alcune domande

di Piero Murineddu

No, non sono tra quelli che si uniscono al feroce coro contro il vice direttore del Corrierone milanese. Lo considero degnamente pensante, anche se, a tratti, un tantino ambiguo.

L’ambiguità di Massimo la vedo tra la prima parte e il proseguo del suo scritto.

“Smanie d’altruismo”

L’affermazione la trovo completamente fuori luogo. Pur non conoscendola, non credo che Silvia avesse bisogno di dedicarsi al prossimo per colmare egoisticamente sue eventuali frustrazioni personali, e se ha fatto una scelta, credo l’abbia fatta in piena libertà e nessuno si può arrogare il diritto di giudicare il modo in cui una qualsiasi persona decida d’impostare la sua vita.

“Scelta avventata”

Non riflettuta, credo di capire. Anche qui, Massimo: hai elementi sufficienti per tale affermazione, che ritengo alquanto grave? Conosci Silvia? Hai seguito il percorso che l’ha condotta a fare questa scelta? Sei certo che non fosse consapevole del rischio che correva?

Questi due passaggi son contenuti nella prima parte. Da qui in poi Gramellini cambia tono e atteggiamento, ma un’altra affermazione mi lascia sconcertato:

…illuderti ancora di poterlo cambiare (il mondo)

Anche questa. Mi sembra una tipica affermazione di quel tipo di adulto che ha rititato i remi in barca e, rassegnato, si lascia trasportare dalla corrente, ovunque lo conduca.
Eppure sappiamo, almeno io ne sono convinto, che con l’impegno individuale, il mondo può sempre migliorarsi e probabilmente, evitare il baratro verso cui sembra destinato, dove per “destino” intendo la volontà degli uomini di scannarsi a vicenda. Ma come, vogliamo rubare ai giovani qualsiasi speranza e fiducia in un futuro più giusto e più umano? Se così facessimo, avremmo una responsabilità imperdonabile verso le generazioni che verranno, ammesso che ciò sia ancora possibile.

Massimo, ho letto le tue giustificazioni e i chiarimenti fatti a seguito di quell’amarissimo caffè mattutino. In parte ti capisco, ma

 

non ti permetto di togliere a speranza ai miei figli!

 

Ps
Anch’io mi unisco al grazie a Silvia da parte di Gianni Di Santo che segue

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Grazie a Silvia e alle altre

 

di Gianni Di Santo

Io non mi chiamo Silvia. E non so perché abbia scelto di fare volontariato lontano dal nostro paese. Perché un giorno qualsiasi un ragazzo o una ragazza decidano, all’improvviso, di partire per rotte insicure alla ricerca del volto dell’altro. Forse dovremmo avere anche il coraggio di non giudicarli con troppa fretta questi angeli custodi di terra “altra”.

Però so, sappiamo, che se non avessimo, ogni tanto, davanti ai nostri occhi bendati da conformismo borghese, questi volti dimenticati dalle comodità occidentali, che hanno in sé la cultura del donarsi, questo povero Paese sarebbe già da tanto tempo alla deriva.

Silvia e le altre, Silvia e gli altri, il sorriso e la speranza di chi sta là, in terra straniera, ci provocano ogni giorno, mettono a nudo le nostre tranquillità in nome di un silenzio e nascondimento operoso che nemmeno sogniamo nei nostri territori digitalizzati.

Le mani al posto delle chat. Il cuore al posto del calcolo. Il dono al posto del regalo. L’anima al posto dell’indifferenza. Il loro sorriso ci spiazza. E mai ci consola.

Ecco perché io, noi, a questa Silvia e le tante altre che non conosciamo, vogliamo dire solo grazie.

Sull’amaro caffè di Gramelliniultima modifica: 2018-11-23T18:12:31+01:00da piero-murineddu
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Commento (1)

  1. Stella

    Sinceramente non mi sembra ambiguo lo scritto di Granellini, piuttosto trovo triste la frase della seconda parte dove dice che ci vogliamo illudere di cambiarli. No….io continuo a sperare in giovani che sognano un mondo nuovo. Credo vadano sostenuti in questi sogni, protetti anche, sia da parte dei familiari ma anche dalle istituzioni. Se poi dovremo pagare per riaverla….pazienza….quanto l’Italia spende in armamenti? Questa volta sarebbero soldi spesi per una vita da salvare, la vita di una ragazza che sognava e spero sogni ancora di cambiare il mondo

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