di Piero Murineddu
Sono trascorsi esattamente cinque anni da quei burrascosi giorni in cui una famiglia Rom aveva provato a sognare di ricostruirsi una vita dignitosa nell’agro del paese sardo dove vivo.
Naturalmente, ci fu una sollevazione popolare (più “social” che reale, come ormai avviene…) di onesti e puliti cittadini che coi zingaroni giammai volevano e vogliono avere a che fare!
Ne avevo parlato in
Il giornale locale aveva riportato una lettera il cui contenuto era da me completamente condiviso. Alla risposta del prof Brigaglia, che mi trovava in pieno disaccordo, ribattei in
Insieme a mia moglie, ci sentimmo in dovere di mostrare a Vesna e alla famiglia la nostra vicinanza
Proprio oggi sono andato a trovare l’amica Irene, che nella vicenda mise tutto il suo benedetto zampino per far si che prevalesse il giusto buonsenso. Inutilmente. Mi ha confermato che la decisione di sgombero presa dal sindaco dell’epoca era dovuta a “vincoli paesaggistici”, secondo me pura ipocrisia.
Tornati forzatamente ad Alghero, il vescovo del posto diede loro un appartamento in comodato d’uso.
Sembra che la cosa si sia ben conclusa, quindi. Sembra! In realtà l’amaro che avevo allora in bocca, oggi lo sento…