dì Piero Murineddu
Sono trascorsi poco più di sei anni dalla morte di Angelo, missionario saveriano, avvenuta in un ospedale a Guadalajara, in Messico, a causa delle complicanze di una broncopolmonite. Aveva compiuto 84 anni. I saveriani sono religiosi che vivono a stretto contatto con la povera gente, facendo propri i problemi che l’essere poveri comportano.
Nel Paese centroamericano conduceva un programma tv, ma soprattutto dava aiuto e rifugio a tanti messicani ed indios vittime dell’estrema violenza che caratterizza quel martoriato Paese.
“Il mio posto è qui – diceva – la mia gente è questa”.
La famiglia Pisano, provenienti da Sorso, aveva messo su casa a Cantù,
A Ronciglione, nel locale monastero delle carmelitane, viveva la sorella maggiore Maria Rosa, con la quale da sempre Angelo ha avuto un rapporto estremamente confidenziale e di comprensione reciproca.Lei è venuta a mancare nel 2021, a 99 anni.
Da giovanissimi i due, ma specialmente la ragazza, sin dal primo momento che avevano manifestato l’intenzione d’intraprendere una vita religiosa, erano stati osteggiati soprattutto dal padre, che non riusciva a vedere di buon occhio quest’intenzione dei due figli, probabilmente i più sensibili della numerosa famiglia.
Maria Rosa questa vocazione alla vita consacrata ha iniziato ad intravederla molto precocemente, e col procedere degli anni, è stato motivo di dissapori col genitore, che alla fine si è dovuto arrendere alla ferma volontà della figlia.
Col figlio maschio era più possibilista, ma nel dover decidere se comprare un terreno agricolo per i figli Gavino e Antonio o pagare la retta del seminario, decisero insieme di dar la possibilità ad Angelo di studiare a Sassari, dove partì una volta finita la quinta elementare.
A Sorso il sostegno alla fede, il fratello e la sorella l’hanno trovato in don Chelo e don Spanedda.
Maria Rosa aveva avuto la malaria per tanto tempo. Lei era riuscita a cavarsela, mentre la sorella Giovannina non ce l’aveva fatta. In seguito dovette patire anche la perdita della sorella Angelina, con la quale aveva particolare intesa. I figli maschi non erano riusciti a vedere la sorella sul letto di morte, in quanto erano costretti a vivere in campagna per evitare il contagio.
Nello stretto rapporto epistolare che Maria Rosa e Angelo hanno sempre tenuto in seguito, quest’ultimo le aveva confidato che per lui la sorella Angelina, venuta a mancare a diciott’anni dopo sei mesi immobilizzata nel letto in preda ad atroci dolori, gli sembrava che fosse sempre viva, proprio perché non aveva assistito alla morte e al funerale.
Maria Rosa e Angelo, una rinchiusa dentro un monastero, facendo vita comunitaria con giornate scandite dalla preghiera e dal lavoro; Angelo una vita condotta molto attivamente, in mezzo alla gente e nell’impegno sociale.
Due modi apparentemente opposti di vivere la fede. Per il sentire comune più comprensibile il secondo, meno il primo.
“Il mio posto è qui”, diceva Angelo. “Il mio posto è qui” continuava a dire Maria Rosa. L’importante è capire cosa Dio vuole da ciascuno, e una volta che si capisce e si accetta, fare di tutto per non tradire la scelta fatta liberamente e in piena consapevolezza. Ciò che conta, alla fine, è che qualsiasi ruolo si ricopra in questa vita, lo si faccia per migliorare il mondo e renderlo realmente Umano. Per il Bene, insomma, verso il prossimo principalmente.