Masters of war, il desiderio di un pianeta dove si possa vivere in pace

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di Carlo Molinari

“Voi armate i grilletti perchè altri sparino, poi vi sedete a guardare il conto dei morti farsi più alto. Vi nascondete nei vostri palazzi mentre il sangue di giovani fluisce fuori dai loro corpi ed è sepolto nel fango. Voi avete sparso la paura peggiore che si possa avere, la paura di mettere figli al mondo. Per minacciare il mio bambino non nato e senza nome, non valete il sangue che scorre nelle vostre vene.”

Queste poche righe non sono state scritte ora, anche se lo sembrano. Non sono state pensate e tradotte in testo contro l’inutile guerra (come sono inutili tutte le guerre) che in Ucraina e in altre parti del mondo sta distruggendo città e villaggi, storia e memorie, pensieri e vite.

Sono state scritte nel 1963 da Bob Dylan. Il disco si intitola ‘The Freeweelin’ Bob Dylan. Completamente a ruota libera.

Nel testo si dice anche “Tutti i soldi che avete guadagnato non basteranno a ricomprarvi l’anima”; l’anima, il fiato, la pulsione che hanno tutti gli uomini che lavorano, lottano per sopravvivere e soffrono. L’anima che hanno tutti gli scrittori, i poeti, gli artisti, i giornalisti e la gran parte degli uomini e delle donne. Perché costa una vita intera, l’anima; anzi, costa milioni e centinaia di milioni di vite. Senza pensare però, proprio per la loro indole, che i signori della guerra un’anima non ce l’hanno; e non l’hanno mai avuta.

Masters of war non è mai stata, nell’intento di Dylan, una canzone antimilitarista, ma assolutamente una esplicita protesta contro ogni forma di guerra, quindi contro la sopraffazione e la morte di chi la guerra non sa farla; semplicemente perché non la vuole, perché vuole un mondo in pace. Vuole semplicemente che sia in pace l’unico pianeta che abbiamo.

C’è, a contrappunto, un altro cantautore, Bruce Springsteen, che ha scritto e cantato contro la guerra; questa volta scatenata dagli antagonisti dei Russi, gli Americani.

È il punto di vista di un soldato, cioè di chi la guerra la fa e che allo stesso tempo eviterebbe di farla: “Ho Dio dalla mia, sto solo cercando di sopravvivere. Cosa accadrebbe se per sopravvivere dovessi uccidere ciò che ami? La paura è una cosa potente, può rendere i tuo cuore oscuro, credimi. Prenderà la tua anima candida e la riempirà di diavoli e polvere” (Devils & dust).

Mi sono stancato, da cittadino, da medico, da pacifista (aggettivo inteso come contrario di guerrafondaio) di sentire e parlare di guerra. Leggere) di negazionisti della guerra stessa, di messa in scena, di ragioni di una parte o dell’altra. Di morti che non esistono, che sono delle comparse. Proprio quelle “comparse” che si chiamano donne e bambini, vecchi e diversamente abili… comparse della vita quotidiana, che prima di ogni altra cosa sono persone.

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Masters of war

Ricavandola a sua volta da una rielaborazione di Jean Ritchie di una ballata tradizionale inglese, BOB DYLAN compone Masters of war nel 1963, nel pieno di una guerra durata 20 anni che causò milioni di vittime, civili vietnamiti sopratutto. IERI COME OGGI, la VOLONTÀ ESPANSIONISTICA DI DOMINIO DEGLI USA mascherata dall’ipocrita motivazione di esportare la loro visione di democrazia con l’arroganza delle armi. Diceva Dylan: “Non avevo scritto niente di simile prima. Non faccio canzoni dove si augura la morte a qualcuno, ma in questa non ho potuto farne a meno. La canzone è come un cazzotto, una reazione alla goccia che fa traboccare il vaso, un sentimento del tipo “cosa puoi fare?”. Leggo da qualche parte che la collera, che è tanto angoscia quanto rabbia, è una sorta di catarsi, un modo per ottenere un sollievo temporaneo da una sensazione comune che affligge molti che si sentono impotenti davanti alle decisioni imposte dall’alto. (Piero)

Padroni della guerra

Bob Dylan

Venite padroni della guerra
voi che costruite i grossi cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite tutte le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere
Voi che non avete mai fatto nulla
se non costruire per distruggere
voi giocate con il mio mondo
come se fosse il vostro piccolo giocattolo
voi mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dai miei occhi
e vi voltate e correte lontano
quando volano le veloci pallottole
Come Giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate
una guerra mondiale può essere vinta
voi volete che io creda
ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
come vedo attraverso l’acqua
che scorre giù nella fogna
Voi caricate le armi
che altri dovranno sparare
e poi vi sedete e guardate
mentre il conto dei morti sale
voi vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
scorre dai loro corpi
e viene sepolto nel fango
Avete causato la peggior paura
che mai possa spargersi
paura di portare figli
in questo mondo
poiché minacciate il mio bambino
non nato e senza nome
voi non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene.
Che cosa sono io per parlare quando
non è il mio turno?
Direte che sono giovane
direte che non ne so abbastanza.
Ma c’è una cosa che so
anche se sono più giovane di voi:
so che perfino Gesù
non perdonerebbe quello che fate
Voglio farvi una domanda:
il vostro denaro vale così tanto
vi comprerà il perdono
pensate che potrebbe?
Io penso che scoprirete
quando la morte esigerà il pedaggio
che tutti i soldi che avete accumulato
non serviranno a ricomprarvi l’anima
E spero che moriate
e che la vostra morte giunga presto
seguirò la vostra bara
in un pallido pomeriggio
e guarderò mentre
vi calano giù nella fossa
e starò sulla vostra tomba
finché non sarò sicuro che siate morti.

(*) Versione del 1973 di Stefano Rizzo nel volume “Blues, ballate e canzoni”

 

Masters of war, il desiderio di un pianeta dove si possa vivere in paceultima modifica: 2024-05-24T05:18:30+02:00da piero-murineddu
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