La lunga e faticosa lotta di Caterina

di Piero Murineddu

Non solo, ma prevalentemente l’uso che Caterina fa di FB é quello di esternare la sua lunga lotta contro la malattia, quasi a cercare sostegno alle sue continue e sofferte battaglie. Un combattimento portato avanti giorno e notte con grande dignità. Ho detto all’inizio non solo, perché spesso la sua attenzione é rivolta al mondo circostante, sempre più difficile da decifrare.

Mi sento grato a Caterina, nativa di Sennori e residente a Castelsardo, costretta al pensionamento anticipato dopo aver svolto la professione d’insegnante a Cagliari.

Grato perché é lei che dà a me e a tanti altri l’incoraggiamento necessario per affrontare le tante difficoltà che la vita comporta, di salute principalmente.

Per quanto possibile, oggi, giorno del suo compleanno, voglio far sentire la mia sincera vicinanza a Caterina, e insieme a lei, a tutte le persone che portano quotidianamente avanti la loro lotta contro dure malattie.

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La mia dura lotta

di Caterina Ladinetti

Accucciata sulla poltrona, non dormo e riposo.

L’aria fresca e frizzante mi dà una sferzata di tenera allegria e la fronte non gronda più.

I rumori di una casa in ristrutturazione, le allegre canzoni anni 70 di un muratore interrompono il poco sonno indotto dai farmaci.

Il povero Morfeo ha raccolto l’elenco delle persone che patiscono l’insonnia, un breve cenno col capo e, malasorte, “s’inde fuide de domo mia”.

Decido di levarmi dal letto, dopo aver faticato a rintracciare testiera e pediera.

Mi dispongo a mezza luna e tento di stiracchiarmi. Tentativo fallito.

Mi riesce benissimo un crampo al piede destro e al polpaccio sinistro. Vedo le stelle, compresa quella cometa, giacché manca pochissimo al Natale.

Stendo dita e gamba e il dolore fa il bis. Mai che si accontenti di una visita rapida sto cacchio di dolore. Pretende pure il tris.

Mi spingo nei paraggi del comodino dove riposa, beato lui, il mio tripode, deputato ad accompagnarmi nei servizi.

“Biadu a isse, tettaru che fusthe ed eo appiccada” al manico che dovrebbe appropinquarmi al deambulatore, ausilio che spingo come avessi un passeggino e nel frattempo mi do involontariamente le botte alle caviglie, alle unghie dei piedi che ho ridotto ai minimi termini e agli stinchi.

Quando passeggio da sola o con mio marito, sento che mi assale la voglia di rispedire al mittente sguardi che fissano come scimmie il deambulatore o il resto dell’ambaradan.

La pelle delle mie gambe, con segni di cicatrici, ematomi, croste disseminati ad ogni latitudine e longitudine, macchie bianche da poca melanina e collezione di nei di ogni tipo, molti dei quali sono stati levati 20 anni fa.Al loro posto ho una bella ragnatela di cicatrici.

Nel 2010, dopo altri gravi problemi, all’ospedale Oncologico angeli vestiti di bianco hanno individuato un melanoma a forma di macchia di inchiostro, nero, viola e blu con margini anomali.

Il giorno successivo ero già in sala operatoria. Medicazioni e terapia varia.Marito e figlio erano sereni, ma io tremavo come una canna al vento. Paura? Chissà!

Sulla sua scia cavalcai l’onda, quella schifezza di tumore che si chiama melanoma. Tumore maligno di 3° grado, raro in Sardegna, fra i più aggressivi, assieme al tumore al pancreas per la velocità con cui si infiltra negli strati della cute e più giù.

Ora vi sono cure e la scienza fa passi da gigante. In estate e inverno protezione 50, anche in città. Controlli ogni 4 mesi dei nei. Se vi ritrovate nei o escrescenze sospette, non state a casa in silenzio per vergogna o paura. Fa nulla se non avete fatto la ceretta e avete i peli intrecciati a forma di calza a rete e i peli dell’inguine che sfiorano le ginocchia e attendono le manine sante della vostra estetista.

Mi sono affidata, sebbene disperata e titubante, alle competenze degli esperti, alle cure degli infermieri, al sostegno affettuoso di mio marito e mio figlio che mi hanno spronato e sgridato, e alla vicinanza dei miei cari genitori ormai deceduti.

Non meno importanti, ci sono la stima, l’affetto e la vicinanza di amiche, colleghi e colleghe di decenni d’insegnamento.

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La lunga e faticosa lotta di Caterinaultima modifica: 2023-12-07T05:13:16+01:00da piero-murineddu
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Commento (1)

  1. Dario

    Ti sono vicino spiritualmente carissima … Mi par di leggere una Via Crucis, che lo spirito santo ti doni la forza e il coraggio che non ti manca, anzi sei pure umoristica nello descrivere la tua malattia. Augurissimi dal profondo del

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