Ricordando Adriana

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LA TERRA COME COMUNITÀ FRATERNA DA CUSTODIRE AMOREVOLMENTE

Da un’ intervista di Lucia Agati a Mariangela Maraviglia

Domanda
Perché ha scelto di dedicarsi a una figura come quella di Adriana Zarri?

Risposta
Adriana Zarri non è stata una mia scelta. La leggevo però sulle pagine di «Rocca», era la prima donna teologa riuscita a farsi ascoltare, e proprio sul suo esempio avevo pensato, concluso il liceo, di studiare “solo” teologia. Perciò quando l’Associazione Amici di Adriana Zarri mi ha proposto di occuparmi di lei ne sono stata davvero felice. A pochi anni dalla morte, questa figura che in vita aveva avuto una certa notorietà per i suoi scritti e per la sua partecipazione a trasmissioni televisive come Samarcanda di Michele Santoro, è quasi del tutto dimenticata. Ho trovato ancora affascinante il suo profilo di donna di lotta e di preghiera, capace di intrecciare fieri interventi polemici contro ingiustizie sociali e contraddizioni ecclesiali con una dimensione contemplativa che la portò dal 1975 a condurre vita eremitica nella campagna piemontese. Quegli eremi divennero oasi di bellezza, spazi di respiro spirituale per credenti in ricerca o non “regolari”, per non credenti aspiranti a un “assoluto” come Rossana Rossanda, Pietro Ingrao, idealmente Pier Vittorio Tondelli, suo lettore. Furono anche realizzazione di una vita «ecologica» come allora si iniziava a dire, condivisa con piante e animali che facevano sentire Adriana in armonia con il creato, immersa «nella comunione cosmica».

D
Cosa ha provato quando l’ha incontrata personalmente?

R
La incontrai nel 1996, quando a Pistoia si presentò il suo libro Quaestio 98. Nudi senza vergogna (Camunia 1994), sguardo positivo sul corpo e sulla sessualità dopo una lunga tradizione mortificante. Rimasi sorpresa e forse anche un po’ delusa dalla sua “normalità”, dal suo rifiuto di accampare meriti speciali per quella vita a cui io invece riconoscevo, e amavo riconoscere, qualcosa di straordinario. Ho capito poi, leggendo i tanti suoi scritti e ascoltando numerosi testimoni, la profondità del suo quotidiano «semplicemente vivere», frutto di una profonda libertà interiore radicata nella grande tradizione biblica e spirituale cristiana.

D
Qual è il ricordo più significativo che le ha lasciato?

R
Su più piani la memoria di Adriana mi appare oggi da recuperare. Trovo molto contemporanea la sua sensibilità verso la terra come comunità fraterna da custodire amorevolmente, il suo vissuto di sobrietà, esempio di un equilibrio tra umani e ambiente non più differibile per il presente e il futuro del pianeta. Trovo da riscoprire o da scoprire diversi suoi scritti, che ritessono con creatività fili di pensiero, poesia, mistica, regalando pagine di grande intensità al lettore. Al fondo è il suo profilo di originale cercatrice di Dio che mi ha coinvolta e anche emozionata, il suo «cristianesimo mistico» aperto ai valori essenziali del Vangelo, al dialogo tra culture e tradizioni diverse, alle esigenze più profonde del cuore di ognuno.

D
Quale messaggio può suggerire la scelta eremitica di Adriana?

R
Nella lettera circolare che inviò agli amici il 1° settembre 1975, annunciando la sua scelta eremitica, Adriana scrisse che il suo trasferimento non era un «ritirarsi» come in un «guscio», al riparo delle difficoltà di tutti: «Nel deserto si entra, si cammina, ci si immerge, assumendo la storia e i problemi di tutti». La distanza era per lei occasione di concentrazione e riflessione sul male del mondo, per una contestazione più interiore e più lucida. Credo che queste parole con il loro portato di solidarietà e di spinta critica esprimano con molta eloquenza un messaggio valido anche per noi.

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Ricordando Adrianaultima modifica: 2023-11-18T05:24:05+01:00da piero-murineddu
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