Antonio Pazzola e l’arte dell’improvvisazione poetica

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di Piero Murineddu

La mia conoscenza di Antonio si limita al sentito dire, sopratutto da mia moglie Giovanna, abitante da giovane nella via parallela de Su Monte a Sennori dove anche lui ha vissuto. Alcune volte, nel periodo precedente al decesso, avevo avuto modo di salutarlo vedendolo seduto sull’uscio del bar gestito da Gian Mario, unico suo figlio maschio insieme a Francesca, Angela ed Ersilia. Il desiderio di sentirlo raccontare di lui ricordo era stato forte, ma le circostanze non lo permisero. Cercando in Rete sue notizie, tra le altre cose vengo a sapere che la mamma, rimasta prematuramente vedova, praticava l’attività di prefica, attittadora in sardo, in passato figura di rilievo in occasione di funerali. Un ruolo a quanto pare importante nell’Italia meridionale e insulare della Cultura Contadina, finalizzato a dare ai familiari del defunto un aiuto per elaborare il lungo lutto che li attendeva. Questo quando la morte avveniva per cause naturali o per malattia. Nei casi di morte violenta o addirittura di omicidio invece, le usuali lodi cantate da queste donne, di solito pensate nel momento, potevano trasformarsi in richiesta più o meno esplicita affinché il più temerario della famiglia pensasse a vendicare il torto subìto.

Per conoscere i vari aspetti di questa  partecipazione al lutto “a pagamento”, rimando al seguente link

http://www.sandalyon.eu/ita/articoli/archivio/contus-antigus/attitadorasandalyon__349.htm

Alla luce di questa particolare attività svolta dalla madre, niente di strano che Antonio abbia appreso da lei l’arte dell’improvvisazione, dato più che le sue esibizioni avvenivano non solo durante le sagre paesane, con temi da sviluppare appresi poco prima alternandosi senza interruzioni in una sorta di gara con gli altri “poeti”, ma anche durante il funerale di qualche amico e conoscente, come per esempio nel lontano maggio 1977 per la morte di mio suocero Giuseppino Stella, deceduto a causa di un tumore come qualche anno prima era avvenuto per la prima moglie di Pazzola, Angela Paschino. La rima spontanea che in quel momento di dolore pronunciò, nella sua semplicità aveva sortito l’effetto di consolare una vedova che aveva davanti la prospettiva di aiutare a crescere due figli ancora piccolissimi e due figlie. Grazie Antonio. Di cuore.

Per capire la struttura del cantare in poesia, praticata non solo in Sardegna

https://www.sapoesiacantada.it/esplora/la-poesia-estemporanea/#:~:text=%C3%A8%20formata%20da%20otto%20versi,%2C%20i%20sonetti%20(dispedida).

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Oltre proclamare versi improvvisati, Antonio Pazzola ha creato diverse composizioni scritte, 83 delle quali sono raccolte nel volume “In bidda” curato nel 1993 dall’amministrazione comunale di allora e nato per volontà proprio di Pazzola, che si era occupato anche di mettere insieme testi poetici chiesti personalmente ad altri autori suoi compaesani, tra i quali Antonio Stefano Urgeghe, Giuliano Branca, Giovanni Agostino Pazzola, Leonardo Loriga….

Si, proprio una degnissima persona Antonio, e con validissima motivazione nella targhetta indicante l’Auditorium del Centro Culturale di Sennori è inciso il suo nome.

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Tra quelli contenuti nel già citato volume, riporto il testo in cui vengono nominati parte dei quartieri del paese collinare romangino che, come indicato al termine, si affaccia sul golfo dell’ Asinara.

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Ero poco più che ventenne quando iniziai

di Mauro Piredda

Antoni Pazzola, grandu poeta improvisadore de Sardigna. Nàschidu in Sènnaru su 5 de làmpadas de su 1929 at comintzadu a cantare subra su palcu de sa bidda sua, su 22 de trìulas de su 1950, pro sa festa de Santu Luisi. In su 1952 at connotu Bernardu Zizi in Orosei e dae tando at cantadu in totus sas pratzas de Sardigna. Poeta famadu ma finas òmine de sa comunidade. S’impinnu polìticu fiat s’àtera passione sua. Est istadu finas cussigeri e assessore comunale.

Lo chèrgio ammentare ponende inoghe sas rispostas a sas preguntas chi aia fatu pro sa tesi mia de su 2005, a dolu mannu iscrita in italianu.

– Come ha esordito?

Ero in convalescenza, avevo poco più di vent’anni, c’era la festa in onore di San Luigi qui in paese e dovevano cantare in tre ma mancava Tuccone. Mi scelsero e così ho iniziato sfidando gente come Budrone e Seu. Tutti erano meravigliati: “essi a bider itt’hat de narrer su pische”.Un trionfo; facendo colletta mi diedero un mucchio di soldi, 17mila lire, che per allora erano una bella cifra, soprattutto per me che venivo da una delle famiglie più povere di Sennori.

– Qual è stato il suo allenamento?

Il mio allenamento è stato intenso. Cantavo un po’ dappertutto, dove mi capitava, e non ero certo il solo.

– Si scriveva e si parlava l’italiano?

No, solo sardo e raramente scritto. Inoltre avevo molti problemi a cantare persino in sardo perché qui a Sennori non si usa il femminile: le ragazze sono sos feminos e non sas feminas, solo per farti un esempio. Immaginati quanti problemi per fare un’ottava corretta!

– Quanto peso si dà alla presenza di una gara tra poeti estemporanei all’interno di una festa eterogenea come può essere quelle in onora di un santo?

Se ne dava molta di più in passato; non c’erano tutti questi trambusti che ci sono oggi, e in più c’è da dire che in passato la gente era molto più amabile. Oggi c’è preoccupazione e quando andiamo per le feste vediamo che c’è sempre meno gente. A volte ce n’è molta, a volte poca, ma esperta, a volte poca e basta. Dipende anche da dove si canta: se vai da Sassari verso l’interno gli appassionati li trovi, ma in questa zona proprio no. Prima sos sussincos venivano a Sennori come noi andavamo da loro per vedere le gare; familias intreas con le sedie portate da casa, era bellissimo. È capitata non molto tempo fa una gara ad Alghero e sono venute a vederci molte persone, ma, sai com’è, li ci sono molti di Villanova, il paese di Piras. In più oggi trovi le gare lo stesso giorno di altre attrazioni e proprio nel tuo paese. Nel 1990 ho cantato mentre nell’altra piazza si esibivano i Tazenda, proprio quando stavano iniziando la loro carriera. Sembra che queste manifestazioni si facciano solo per accontentare noi vecchi.

– Quali sono oggi, rispetto a ieri, le principali motivazioni per cui si assiste ad una gara?

Quando cantavamo era abitudine della gente considerarci semidei, sos semideos. Eravamo i più preparati. Secondo alcune dicerie noi non potevamo neanche andare in tribunale perché con la nostra favella potevamo confondere il presidente. Si diceva che eravamo banditi dai tribunali. Comunque è vero chi tenimus sa bibrioteca pius manna, ma è anche vero che la nostra non era una preparazione nel dettaglio, ma un’infarinatura generale. Possiamo parlare di tutto, ma mai andando fino in fondo. Tant’è vero che deo non ischìa itte diaulu fit custu semideu. Però, rispetto alla generalità della popolazione eravamo preparatissimi. Ti faccio un esempio. Una volta io cantavo la spada e il mio rivale la penna, quando all’improvviso citai il Rubicone convinto che si trattasse di una pecora gigantesca! Oggi sfido a trovare uno studente che non conosca il Rubicone, ma voi giovani non venite alle gare, o per lo meno siete in pochi. A la cumprendes sa differenzia tra deris e oe?

– Trattandosi di una gara tra improvvisatori, quali sono i temi maggiormente affrontati e come vengono scelti?

In passato ci davano più temi storici che se ce li danno oggi rischiamo di venire meno all’improvvisazione dal momento che li abbiamo ripetuti parecchie volte. Spada e croce, Roma e Atene erano dei classici. oggi lavoro, emigrazione, problemi di attualità purchè siano in antitesi. Poi come saprai c’è il secondo tema che ha la funzione di divertire la gente. E li ce ne diciamo di tutti i colori!

– Trattandosi di una forma di comunicazione, qual è il tipo di messaggio che viene lanciato?

Mah! Cosa vuoi che ti dica…. Io non ho mai lanciato nessun messaggio. Noi siamo interpreti. Dobbiamo immedesimarci nel tema che sta scritto sul bigliettino che ci capita tra le mani. Se mi capitava il PCI né veniva fuori quasi un comizio, se mi capitava la DC dovevo vendere bene quei valori. Anche controvoglia.

 

 

Antonio Pazzola e l’arte dell’improvvisazione poeticaultima modifica: 2023-11-01T05:28:59+01:00da piero-murineddu
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