“Operazione Bangui”, entusiasmante esperienza dei primi anni ’70 a Sorso

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di Piero Murineddu

Un gruppo di giovani sussinchi allegri ed evidentemente molto indaffarati in qualcosa che sicuramente fanno con molto entusiasmo questi presenti nella foto.

In primissimo piano a sinistra, quasi come spettatore divertito di tanta esuberante gaiezza, riconosco Cicitu. Uno dei tanti “personaggi” di Sorso. Impedito nel parlare fin dalla nascita e con difficoltà nella deambulazione, le sue uscite di casa, sopratutto in estate, erano esclusivamente per recarsi nel piazzale della chiesa parrocchiale di Santu Pantareu, in compagnia dei tanti vecchi che sedevano nei freschi gradini di marmo.La sua principale “opera sociale” era aprire tutte le processioni ed accompagnare tutti i funerali. Ogni tanto me lo scorrazzavo in giro in macchina ed era un grande divertimento reciproco. Quando il fratello Angelino non fu più in grado di occuparsene, fu costretto a farlo ospitare nella Casa per Anziani di San Pietro, a Sassari. Qualche volta lo andavo a prendere anche lì, e l’allegria che manifestava quando lo portavo al mare era incontenibile. Sempre piacevole il ricordo del mio e nostro carissimo Cicitu.

Tornando alla foto, vengo a sapere che risale al 1971, quando a Sorso fu avviata un’iniziativa per appoggiare una Missione in terra d’Africa. Venne chiamata “Operazione Bangui, dal nome della città del centro Africa dove operava un confratello di padre Marco, l’allora Guardiano del Convento francescano sussincu.

Angelo Demontis, giovane diacono sassarese che a Sorso era stato mandato per prepararsi al sacerdozio, si fece portavoce delle necessità di quella lontana terra. Al tempo erano state organizzate tre serate per sensibilizzare ai temi legati al Terzo Mondo, e vista la massiccia partecipazione, era stata l’occasione per proporre di formare un gruppo di giovani per impegnarsi in questo ambito. Inizialmente il parroco don Salvatore Ferrandu era scettico, ma la pronta adesione dei giovani, arrivati ad essere un centinaio circa, l’aveva fatto ricredere. Come vice vi era già don Giuseppe Gabriele Piras, ma lui era sempre preso dai suoi simpatici “angioletti del Paradiso” e le cose “terrene” li lasciava volentieri agli altri.

Il fuocherello iniziale acceso dal diacono è diventato in poco tempo un grande falò. Si dà inizio così ad un’intensa attività di raccolta di tutto ciò che poteva essere rivenduto. Numerose famiglie accolsero “generosamente” l’invito a farsi svuotare cantine e soffitte di tutto ciò che a loro non serviva più. Gli indumenti ancora utilizzabili venivano portati nei locali della parrocchia sassarese di San Paolo, dove degli addetti si occupavano della distribuzione a chi si trovava nel bisogno, mentre quelli inservibili venivano mandati al macero, dietro congruo compenso. Ugualmente avveniva coi metalli e con quant’altro potesse essere rivenduto. Per ottimizzare l’organizzazione, era stato costituito un Consiglio Direttivo. Seppur l’iniziativa era partita in ambito religioso, molti si fecero coinvolgere per normali motivazioni umanitarie, o semplicemente per il bisogno giovanile di fare qualcosa di bello e di buono insieme ad altri. In quei tempi capitava, oggi non so: mancanza di validi trascinatori, meglio ancora esempi e “motivatori” validi da seguire, e anche idee forti per cui spendersi? É possibile.

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Tra gli altri, vi erano Augusto Spissu, Mario e Lucio Fiorentino, Giovanni Congiatu, le sorelle Petretto e Mura e le sorelle Madeddu, Gavina Cappai e Vanna Spanu, Albina e Veronica Sanna, Nicoletta Pintori, oltre il prof Sabino Melillo e tanti altri ancora. In quei tempi, oltre che veder sfrecciare a bordo della motoretta “Malagutti” con le due borse ai fianchi il giovane diacono, ogni tanto si sentiva il rombo del vecchio “Leoncino”, carico fino all’inverosimile di tutto,compresi i vocianti ragazzi che riuscivano a prender posto. Luoghi di raccolta erano la chiesa di Santa Croce e il cortile dei frati cappuccini. Il lavoro di smistamento era svolto con massimo impegno e sempre con allegria. In quest’atmosfera, si son poste le radici per far nascere forti amicizie, alcune delle quali il tempo trascorso non è riuscito a scalfire.

La raccolta di tre mesi fruttò un milione di lire, somma chi contribuì sicuramente a riempire molti stomaci, a curare molte malattie di giovani africani e permettere loro di studiare.

L’assegno fu consegnato direttamente al missionario francescano in una giornata di festa organizzata per l’occasione. Per un certo periodo gli incontri “formativi”, animati sempre da Angelo Demontis, che riusciva ad infondere nei ragazzi motivazioni forti per perseverare, sono andati avanti nelle serate domenicali. Diventato prete, oltre altri incarichi ebbe anche quello di parroco a Sassari nella chiesa di San Giovanni Bosco, ospitata allora in due capannoni nel periferico quartiere di “Monte Lepre” e oggi diventata una bellissima chiesa con locali spaziosi per la vita comunitaria. Oggi Angelo, pensionato, vive in un appartamento nei pressi di Piazza D’ Armi a Sassari e credo che volentieri sarebbe lieto di ricevere visite da parte di chi lo ha conosciuto.

 

Si ringrazia per la collaborazione

Augusto Spissu

don Angelo Demontis

Edoardo Alzu

Aristide Lai

Salvatore Delogu

Qualora ci fosse qualcuno/a che vuole arricchire questa pagina raccontando la propria testimonianza, mi faccia sapere

 

In margine a questo articolo

(Piero)

Ogni tanto è bene precisare l’obiettivo che mi son posto creando la pagina FB ” Banca della Memoria”. Lo spunto me lo dà un’osservazione fattami riguardo a quanto su riportato in quello spazio, paragonato ad

UN PEZZO DI GRUVIERA: PIÙ BUCHI CHE FORMAGGIO.

Presumo che chi ha detto questo sia una persona che ha fatto direttamente quella bella esperienza di oltre quarant’anni fa, uno o una di quel centinaio circa di giovani che si erano mobilitati in favore di una missione africana.

Se la critica fosse stata mossa ad uno Storico che si fosse posto lo scopo di una dettagliata ricostruzione dei fatti, sarebbe stata lecita ed anche doverosa. Ma così non è. Io non ho ambizioni in questo senso e non ho mai voluto fregiarmi di titoli e capacità che so di non possedere, né per questo articolo né per nessun altro.

Lo spunto mi è stato dato da una foto, dove ho riconosciuto alcune persone impegnate in qualcosa presumibilmente di bello. Sono andato alla ricerca di qualche informazione, arrivando fino all’ispiratore di quella breve ed esaltante esperienza, don Angelo Demontis, attualmente parroco a San Giovanni Bosco di Sassari. Ho riportato quanto emerso dal piacevole incontro.

Augusto Spissu e qualcun altro, che ebbero la fortuna di vivere da protagonisti quell’avventura, hanno aggiunto altri particolari.

Ecco quindi com’è nato l’articolo, che chiaramente aveva ed ha l’unico obiettivo di riportare alla memoria un fatto accaduto tempo fa, e non certo quello di descrivere nei dettagli tutto ciò che successe allora. I particolari li potrebbero aggiungere chi a quella esperienza ha partecipato, rendendo così un servizio a tutti. Io purtroppo non c’ero.

Ribadisco che l’obiettivo della “Banca” è unicamente quello di far conoscere quello che siamo stati e quello che siamo, non lasciando che sia solo io a “farmi il mazzo” nella ricerca, ma col contributo attivo di chi crede nell’utilità di questa iniziativa. Personalmente ho bisogno di sapere, e mi sento molto ignorante.

Ogni tanto metto una foto, un ritaglio di giornale, una poesia, oppure presento la figura di qualche nostro artista, accompagnando o meno da un commento, che è solo il mio commento. Altri, facendo lo sforzo di non limitarsi allo sterile “mi piace”, possono commentare più e sicuramente meglio di me.

Forza e Coraggio, dunque, e se qualcuno è in grado di riempire eventuali buchi da me sicuramente lasciati, si accomodi pure e provveda, mostrando così l’ intelligenza contenuta nel suo cervello.

“Operazione Bangui”, entusiasmante esperienza dei primi anni ’70 a Sorsoultima modifica: 2023-10-27T06:05:44+02:00da piero-murineddu
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