Bastiana e Antonio, una vita piena d’ amore e di battaglie comuni

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di Piero Murineddu

Le tante persone intervistate, in prevalenza anziane e molte delle quali non sono più tra noi, in un certo senso mi son rimaste tutte nel cuore. Verso di loro ho provato e continuo ancora oggi a provare un grande senso di riconoscenza per aver condiviso, attraverso il raccontarsi, i sentimenti e la vita trascorsa. Condiviso prima di tutto con me, in quel determinato momento, mostrandomi accoglienza e fiducia, e condivisa con tutti coloro che hanno avuto occasione di ascoltarli attraverso i video.Indimenticabile quel giorno in cui conobbi Bastiana Pazzola e ne registrai il racconto.

Un bellissimo fuoco nel caminetto ci aveva fatto compagnia, e il cagnolino, attentissimo a tutti i movimenti che avvenivano nella stanzetta,  non smise un attimo di “proteggere” la cara vecchina allora  novantaquatrenne, fragile nel corpo e nell’attenzione. Il tramite della figlia Maria aveva contribuito a darle sicurezza, anche se il suo spirito e semplicità di cuore si è dimostrato da subito ben disposto nei miei confronti.

Ricordo che sia io che la figlia continuavamo ad invitarla a parlare in sennorese, per aiutarla ad esprimere meglio il pensiero e i vari passaggi, ma ogni tanto tornava all’italiano, pensando magari fosse più rispettoso nei miei confronti, che sennorese non sono.

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Si faceva più decisa e sicura quando recitava o cantava, con una gradevolissima voce ben intonata, poesie o preghiere apprese sicuramente negli anni della sua fanciullezza. L’ ammirazione per i suoi genitori e per il marito Antonio Tirotto era tantissima. Parlandone, il tono di voce faceva trasparire la commozione e il grande amore che aveva avuto per loro.

Per rendere maggior omaggio alla carissima Bastiana, riporto quanto in parte  “sbobinato” dal video realizzato su di lei. Al termine l’intera registrazione audiovisiva.

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Ero molto disponibile con i vecchi  che abitavano vicino a casa

di Sebastiana Pazzola

 

Mio padre Sebastiano,  dal quale presi il nome perché quando sono nata lui era partito in guerra e chissà se sarebbe tornato, faceva il potatore, mentre mia mamma Giovanna Francesca, come quasi tutte le donne del popolo andava in campagna per fare un po’ di tutto. Li ho sempre ben impressi nella mia memoria e quando capita di parlare di loro con qualcuno, la mia commozione è forte, fino alle lacrime.

Eravamo quattro fratelli: io, Giommaria, Maria Francesca e Giovanna Maria. Abitavamo nei pressi della chiesa del Rosario, in una casetta di mia nonna. Da piccola non mi ritiravo mai. Con le amiche ci facevamo comari e co siamo sempre volute bene. Giocavamo a nasconderci entrando anche nelle case degli altri, le cui porte d’ingresso rimanevano sempre aperte anche quando i proprietari uscivano per fare qualche commissione.

Ero molto disponibile con i vecchi che abitavano nei pressi dell nostra casa. Andavo nelle fontane a portar loro l’acqua, a comprare il pane e il latte. Li pettinavo pure e quando me lo chiedevano friggevo i pesci per loro. Era una cosa meravigliosa. Mi conoscevano tutti e mi volevano molto bene, e io non potevo che ricambiare. Si può dire che ho trascorso la mia giovinezza insieme alle persone anziane. Andavo anche nelle case dei ricchi per pulire.

Fin dall’infanzia ho lavorato in campagna, anche a raccogliere pietre e a fare di tutto, quasi come gli uomini. La mattina presto che era ancora buio si andava prima a sabunare a Fontana Fritta con un’istiarica, o a Sa Conza, si tornava a casa per stendere e poi ci si incamminava per andare nelle campagne a raccogliere le olive, a vendemmiare o negli orti.

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In campagna ho conosciuto mio marito, Antonio Tirotto, contadino.

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Un uomo onesto e grande lavoratore che ha lottato per ottenere più diritti per tutti. Ha fondato il partito Comunista a Sennori e per questo motivo, una volta sposati, eravamo mal visti dai ricchi e mentre le altre famiglie venivano aiutate, a noi non davano niente. Avuti due gemellini, a differenza di come faceva con gli altri attraverso L’ECA, il Comune non ci ha dato neanche il corredino. “ E a Tirotto?” – “Tirotto lascialo stare e non nominarlo nemmeno – diceva il sindaco – Lui è comunista e se ne sta’ coi comunisti” . Tuttavia io, pur essendo stata sempre religiosa e contro il parere dei preti, ho seguito sempre mio marito. Quando passavano per l’acqua santa, la nostra casa veniva sempre scartata. Ah, Tirotto!

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Uomo ricordato per la sua onestà, e questa era la nostra ricchezza. Quando si era formata la lista e si erano presentati alle elezioni, avevano preso pochissimi voti, ma iniziarono ad essere mal visti dai proprietari. Persino il prete diceva in chiesa che non bisognava frequentarli perché mangiavano addirittura i bambini. Una parente gli aveva affittato una casa per fare la sede del partito, ma era stata talmente influenzata da quello che le dicevano in chiesa, che gli aveva messo le sedie e i tavoli per strada.

La gente si faceva condizionare e veniva anche ricattata, se non addirittura minacciata. Il proprietario terriero presso il quale Antonio faceva il mezzadro si fece influenzare, e gli intimò di non presentarsi più al lavoro. Gli avrebbe pagato la giornata, ma non doveva tornarci.  Praticamente, per liberarsene, aveva sparso la voce che non gli aveva lavorato la campagna. Cosa fa mio marito? Coinvolti gli amici, di notte hanno lavorato al meglio quel terreno. L’indomani, visto il risultato, il proprietario ha dovuto rinunciare a licenziarlo.

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Grande lavoratore mio marito Antonio. La domenica andava fino a mezzogiorno in un cortile e non volendo soldi, ci davano pane, olio e qualcos’altro per la famiglia. Per sollecitare a Sennori la nascita del partito, la sezione di Sassari aveva mandato il giovane Luigi Berlinguer e mio marito è stato uno dei primi a seguirlo. Riuscito a diventare sindaco del paese, gli aveva dato l’incarico di Assessore alle finanze. Un assessore con la quinta elementare e zappatore, ma molto intelligente.

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Considerando quanto le donne di allora erano messe in secondo piano, a me il partito mi aveva dato la possibilità di parlare in un comizio nel teatro Verdi di Sassari. Antonio lo porto sempre nel mio cuore. È morto che aveva ottantadue anni, nel ’96.

La passione delle poesie l’ho ereditata da mio padre, che se le inventava sul momento. Io da piccola le ascoltavo e mi affascinavano. Sono molte quelle che ancora ricordo, anche cantandole:

A minutu a minutu passa iss’ora

a ora e ora sa die è finida

A die a die ch’essi sa chida

a chida a chida su mese ancora

A mese a mese s’annu ch’èssi fora

e annu cun annu gia termine sa vida

Custu segretu gia no l’ischi nisciunu

passe su tempu e mori d’ognunu

 

Bastiana e Antonio, una vita piena d’ amore e di battaglie comuniultima modifica: 2023-10-05T22:35:23+02:00da piero-murineddu
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