Impossibile per me non far memoria della bella amicizia che mi ha legato e continuerà per sempre a legarmi a Pina

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di Piero Murineddu

Quel lontano giorno d’ inizio autunno di nove anni fa, era di Mercoledì, il mio sguardo venne attratto dalla foto su un annuncio funebre murario. Si trattava di un’amica che non vedevo da un po’ di tempo. Era oltre un decennio che aveva deciso di andare a vivere nella vicina città, dopo che da Valledoria era rientrata a vivere coi due genitori già anziani. Man mano, il mio istintivo sconcerto aveva lasciato il posto alla memoria, nello sforzo di trovare suoi ricordi.

In qualche occasione l’avevo visitata nelle due case dove a Sassari aveva abitato. La gioia dell’incontro era stata ogni volta reciproca, e nonostante la non più assidua frequentazione, ci parlavamo con naturale confidenza e totale apertura d’animo.

La conoscenza risaliva a diversi anni prima, quando eravamo accomunati dall’interesse ad approfondire specialmente argomenti “spirituali” ed erano tanti i punti che ci sorprendevano in questa quasi perfetta sintonia. Ho sempre constatato in lei una particolare sensibilità verso le persone che fanno fatica, probabilmente perchè anche lei questa fatica di vivere la sperimentava sulla propria pelle. Proprio per questo poneva attenzione alle situazioni di disagio in cui s’imbatteva, cercando di dare il suo sostegno sempre senza invadenza e con rispettosa discrezione.

Era stata sempre esageratamente intransigente, con gli altri ma specialmente con se stessa. Una volta l’avevo incontrata durante una delle mie visite agli anziani ospiti dell’ospizio di San Pietro, a Sassari. Usufruiva di  un’assunzione temporanea. Avevo visto di persona la grande cura e delicatezza che usava nei confronti di quelle persone bisognose di tutto, non mancando di condividermi la pena e la rabbia delle volte in cui altri con usavano lo stesso rispetto. Per quanto le era possibile, in lei vi era lo sforzo e la preoccupazione di riequilibrare quegli atteggiamenti che riteneva ingiusti.

Nella sua attività di assistenza domiciliare a persone invalidi, le era difficile riuscire a trovare spazi e momenti da dedicare a se stessa, sia per la sua illimitata disponibilità, ma  anche perchè probabilmente gli altri non consideravano le sue esigenze.

Sempre alla ricerca di esperienze “forti” che rispondessero adeguatamente al suo continuo bisogno di “Infinito”. Com’ è naturale, anche quello d’incontrare persone vere e affidabili.

Qualche anno precedente si era imbattuta nella “Casa della povera gente” di Spello (PG), fondata nel 1970 da Maddalena, una donna che aveva deciso di essere concretamente sorella di chiunque si sarebbe presentato alla sua porta per cercare aiuto.

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“Sarai gomito a gomito con il fratello che non crede e vive una fede diversa. Capiterà di avere vicino casi tristi della vita ma anche gente bellissima che non porta nessuna etichetta ma è più ricca di te in spirito e verità”. 

Con queste parole, Maddalena si rivolgeva alle persone disposte a collaborare con lei e per un periodo anche la mia amica rimase affascinata da questa possibilità, rimanendovi prr dare il proprio apporto d’accoglienza.

Sempre, per quanto ho avuto la fortuna di conoscerla e frequentarla, questo spirito di attenzione al prossimo, con inevitabili limiti,  l’ ha sempre tradotto in opere concrete.

Di Spello aveva respirato anche  i dolci profumi delle “Colline della Speranza”, comunità di Piccoli Fratelli fondata da Carlo Carretto. Pure questo mi accomunava a lei.

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Di primo mattino, l’ indomani di quel triste mercoledì, l’avevo rivista nella camera mortuaria dell’ospedale, e nonostante i segni della caduta conseguente al malore che gli aveva strappato la vita, l’espressione del viso mi era sembrata serena. Rientrando nella stanzetta, vi trovai  un signore assorto nel renderle omaggio. Dietro mia richiesta, mi disse di essere Franco Manunta, il prete che al tempo guidava la parrocchia frequentata dall’amica in tutti quegli anni di residenza a Sassari. Con naturalezza, sentimmo il bisogno reciproco di scambiarci notizie riguardanti la defunta, forse per alleggerire e condividere la tristezza per questo inaspettato ed improvviso evento.

Ciò che mi raccontò degli anni che l’avevano vista presente nelle varie attività parrocchiali, trovarono perfetto riscontro su come l’avevo conosciuta:

sensibilità e l’apertura d’animo

dedizione alle necessità altrui

semplicità

ingenuità con la quale coltivava i suoi rapporti

improvvise “fughe”

la non improbabile fragilità emotiva.

 

Con Franco ci salutammo dopo aver recitato  un “Padre Nostro” con la sicura partecipazione della nostra reciproca amica, una di noi e simile a tanti di noi.

Durante la Messa esequiale del pomeriggio, nella sua semplicissima e umanissima omelia, lo stesso Franco cercò di focalizzare alcuni aspetti dei tredici anni vissuti dalla comune amica nella sua parrocchia. Disse che da subito aveva manifestato la sua disponibilità ed era rimasto colpito dal fatto che a nessuno dicesse di no. Una persona curiosa e anche ironica. A volte manifestava la sua gioia attraverso un vistoso abbigliamento. Nonostante il suo vissuto fosse costellato di ferite, non si era mai lasciata vincere e cercava sempre motivi nuovi per ributtarsi nella vita con l’animo aperto alla speranza. S’appassionava di ogni cosa e bastava una carezza per renderla contenta. Gli confidava che a volte si sentiva usata, ma riusciva a superare l’istintivo e normale rancore. Probabilmente, le tante delusioni, ed una antica in modo particolare,  avevano costruito una sorta di corazza difensiva. Certo, una donna fragile, ma nel contempo, con la sua sensibilità, una donna forte e coraggiosa nell’affrontare le piccole tragedie, sue e altrui. Inutilmente le si diceva di frenare la sua continua disponibilità, aveva continuato a raccontare il prete.

Ricordo che nella stessa Messa il Salmo veniva intercalato da un ritornello in cui si parla di Angeli messi da Dio per sostenere il nostro cammino. Probabilmente l’amica defunta voleva essere tale per gli “affaticati” che le capitava d’incontrare. A volte, qualcuno di questi si è aggrappato con troppa irruenza, facendo sbilanciare Pina con le sue fragili ali. Nonostante la grande fatica, riusciva tuttavia a riprendere il volo con rinnovata fiducia nel prossimo e nella vita.

Strappata da una morte improvvisa, vive sempre con Te“, ha recitato nell’orazione finale don Franco, e i presenti, me compreso, salutammo la carissima e indimenticabile Pina con questa certezza.

Impossibile per me non far memoria della bella amicizia che mi ha legato e continuerà per sempre a legarmi a Pinaultima modifica: 2023-09-30T05:06:27+02:00da piero-murineddu
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