Il/la covid e altre cosettine utili da sapere

a cura di Cecilia Daniele

1) Si dice “la Covid” o “il Covid”?

Maschile o femminile? Un dubbio che si è insinuato poco dopo l’esordio della pandemia. Nella fase di diffusione del contagio a Wuhan e nei giorni che sono seguiti all’individuazione del primo caso “autoctono” a Cologno il termine più utilizzato per parlare dell’espansione dell’emergenza sanitaria è stato “Coronavirus”. Nell’arco di poche settimane, però, si è attestato e affermato un altro termine (anche in questo caso squisitamente scientifico”: Covid-19, per l’appunto. Ma cosa vuol dire? Si tratta di un acronimo e deve essere letto in quattro sequenze: Co (che sta per “Corona”), “Vi” (cioè “virus”), “D” (che sta per “disease”) e 19 (ovvero 2019, l’anno in cui è stato identificato il virus). Covid-19 è quindi la malattia associata al virus e l’11 febbraio è stata ufficialmente catalogata con questa denominazione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In teoria, trattandosi di “disease”, cioè “malattia” in italiano (o anche “sindrome”, “patologia”, “infezione”), il termine dovrebbe essere declinato al femminile: “la Covid”. Come spiegato dall’Accademia della Crusca, però, il principio di assegnazione del genere basato sull’associazione con il genere del traducente difficilmente trova una sua applicazione perentoria. Nel caso di Covid-19, anche a causa di una confusione terminologica con il virus che la causa, la parola è stata sempre più spesso utilizzata al maschile. La denominazione al femminile continua a circolare prevalentemente in testi di natura scientifica mentre nel linguaggio comune, nelle norme e comunicazioni istituzionali e sui media, il termine è declinato al maschile nella stragrande maggioranza dei casi. Un destino simile – ricorda da Crusca – lo ebbe il termine Aids (Acquired Immuno-Deficiency Syndrome cioè la “sindrome da immunodeficienza acquisita”) che ha avuto negli anni ’80-’90 una oscillazione tra maschile e femminile, fino a stabilizzarsi sul maschile, per una sovrapposizione con il termine “Hiv”(Human Immunodeficiency Virus, cioè ‘virus dell’immunodeficienza umana’).

2) Covid-19 e SARS-CoV-2 sono la stessa cosa?

No. La sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus-2 (SARS-CoV-2) è il nome dato al nuovo coronavirus del 2019 mentre Covid-19, come spiegato in precedenza, è il nome dato alla malattia associata al virus. SARS-CoV-2 è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente identificato nell’uomo.

3) Cosa significa “Dpcm”?

Nel corso di questo lungo anno di emergenza sanitaria la quotidianità di tutti gli italiani è stata scandita e delimitata da un costante avvicendamento di norme anti-contagio. Oggetto di ampi dibattiti e di frenetica attesa da parte della popolazione, ecco diventare sempre più diffuso il termine “Dpcm”, che in precedenza non aveva mai goduto di tale ribalta. Ma cosa significa “Dpcm”? Anche in questo caso siamo di fronte a un acronimo: decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. In questi mesi la gestazione e comunicazione dei Dpcm è stata automaticamente associata alla figura dell’ex premier Giuseppe Conte, che ne ha sempre illustrato in contenuti in diretta nazionale. Come i DM (Decreti Ministeriali), è adottato per mettere in pratica qualcosa di previsto in norme precedenti o per varare regolamenti attuativi. Rispetto a leggi, decreti legge o decreti legislativi, i Dpcm sono atti amministrativi secondari e generalmente riguardano questione tecniche di un determinato settore. Per emanarli spesso ci si avvale di esperti, tecnici e studiosi dell’argomento oggetto del Dpcm.

4) Cosa significa “lockdown”?

Da inizio pandemia l’Italia è stata in “lockdown” a fasi alterne o in base al territorio di residenza. Ma cosa significa “lockdown”? Il termine, sempre più diffuso in Italia, è preso in prestito dall’inglese e significa “isolamento, chiusura, blocco d’emergenza”. L’anglicismo è usato anche come aggettivo per indicare qualcosa di “separato e isolato dall’esterno al fine di essere protetto”. All’atto pratico il termine si è concretizzato con limitazioni nello spostamento dei cittadini

5) Perché si dice “fare la quarantena”?

Come sottolineato dalla Treccani la “quarantena è un periodo di segregazione e di osservazione al quale vengono sottoposti persone, animali e cose ritenuti in grado di portare con sé o trattenere i germi di malattie infettive”. Il termine deriva da “quaranta giorni” e indica la tipica durata dell’isolamento cui venivano sottoposte le navi provenienti da zone colpite dalla peste nel XIV secolo. Tornando all’emergenza sanitaria in corso la quarantena“si riferisce alla restrizione dei movimenti di persone sane per la durata del periodo di incubazione, ma che potrebbero essere state esposte ad un agente infettivo o ad una malattia contagiosa, con l’obiettivo di monitorare l’eventuale comparsa di sintomi e identificare tempestivamente nuovi casi”. Attualmente la quarantena bisogna rispettare un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione al caso o un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno. Si tratta quindi di qualcosa di diverso dall’isolamento, che fa riferimento alla separazione delle persone infette dal resto della comunità per la durata del periodo di contagiosità, in ambiente e condizioni tali da prevenire la trasmissione dell’infezione.

6) Cos’è “Rt”?

Prima dell’emergenza Covid-19 in pochi avevano sentito parlare dell’ormai noto indice di contagio “Rt”, uno dei parametri utilizzati per inquadrare la situazione epidemiologica del Paese. L’Rt dice quante persone possono essere contagiate da una sola persona in media e in un certo periodo di tempo in relazione, però, all’efficacia delle misure restrittive adottate. E ciò lo differenzia dall’R0, che il numero di riproduzione di base che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile cioè mai venuta a contatto con il nuovo patogeno emergente.
7) Cos’è l’Iss?

L’Iss l’Istituto Superiore di Sanità ha sede a Roma ed il principale ente di ricerca per la salute pubblica in Italia. E’ nato sul finire degli anni Trenta quando non esisteva un servizio sanitario nazionale. La data di nascita ufficiale il 1934, con la denominazione di Istituto di Sanità Pubblica. Il nome attuale è arrivato qualche anno dopo, nel 1941. A capo dell’Iss oggi c’èil professor Silvio Brusaferro. L’Iss è il principale centro di ricerca, controllo e consulenza tecnico-scientifica in materia di sanità pubblica in Italia, con 2300 persone tra cui ricercatori, tecnici e personale amministrativo. Le principali attività si snodano attraverso sei Dipartimenti, sedici Centri nazionali, due Centri di riferimento, cinque Servizi tecnico-scientifici e un Organismo notificato per la valutazione dell’idoneità dei dispositivi medici.

8) Chi erano Spallanzani e Sacco?

Lo Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano sono due presìdi in prima linea nella lotta al coronavirus. I due centri sono intitolati a due noti scienziati, che hanno vissuto nella stessa epoca e i cui destini si sono incrociati. L’Istituto per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” prende il nome dallo scienziato italiano che è stato uno dei fondatori della biologia sperimentale. Nato nel 1929 a Scandiano, studiò legge all’Università di Bologna, per poi dirigere i suoi interessi verso la logica e la metafisica prima di diventare professore di fisica all’Università di Modena e, infine, di Pavia dove ha realizzato gran parte dei suoi esperimenti e dove morì nel 1799. Il varesino Luigi Sacco – da cui prende il nome il presidio milanese – nacque nel 1769 e studiò Medicina a Pavia, dove fu allievo – tra gli altri – anche di Spallanzani. Sacco è stato il pioniere della vaccinazione anti-vaiolosa. Morì a 67 anni a Milano.

9) Cos’è l’immunità di gregge e quando si raggiunge?

Con l’inizio della pandemia si è spesso sentita nominare la cosiddetta “immunità di gregge”. Ma di cosa si tratta. Con “immunità di gregge” si fa riferimento a quel fenomeno per cui, una volta raggiunto un livello di copertura vaccinale (per una determinata infezione) considerato sufficiente all’interno della popolazione, si possono considerare al sicuro anche le persone non vaccinate. Essere circondati da individui vaccinati – pertanto non in grado di trasmettere la malattia – è determinante per arrestare la diffusione di una malattia infettiva. C’è una soglia generale per l’immunità di gregge? No, essa varia a seconda dell’infezione poiché i vari patogeni hanno differenti indici di contagiosità. E per il coronavirus? “E’ impossibile dirlo con precisione, ma occorreranno molti mesi. Come stima”, se tutto procede nei tempi e le persone aderiranno alla campagna vaccinale, “possiamo pensare che questo accadrà per fine anno prossimo”, ha spiegato all’Adnkronos Salute Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute e docente di Igiene all’università Cattolica di Roma. Per questo è fondamentale che la campagna vaccinale proceda rapidamente e secondo i tempi.

10) Quali sono le differenze tra test molecolare e antigenico?

Per rilevare l’infezione da SARS-CoV-2 sono disponibili diversi tipi di test. Il test più affidabile per la diagnosi è il test molecolare, Questo test viene eseguito su un campione delle vie respiratorie prelevato attraverso un tampone naso/oro-faringeo. Il campione esaminato in laboratorio dove si procede all’estrazione, alla purificazione e alla ricerca dell’RNA virale (il genoma del virus SARS-CoV-2) attraverso la metodica molecolare di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction). L’analisi permette di individuare la presenza del virus SARS-CoV-2 in modo da poter confermare o escludere la diagnosi di infezione.I test rapidi antigenici ricercano le proteine superficiali del virus (antigeni) e non il genoma virale. Il campione viene raccolto sempre attraverso un tampone naso-faringeo e i tempi di risposta sono molto brevi (circa 15-30 minuti). La sensibilità e la specificità di questo test sembrano inferiori rispetto a quelle del test molecolare. Infatti chi risulta positivo al test rapido deve poi sottoporsi al test molecolare per veder confermata la diagnosi di infezione ed escludere si sia trattato di un cosiddetto falso-positivo.

Il/la covid e altre cosettine utili da sapereultima modifica: 2021-03-23T18:29:16+01:00da piero-murineddu
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