Il buon uso della lana grezza per nobilitare la Politica

di Piero Murineddu

Dopo qualche anno che pubblico su feisbuk l’azzeccata metafora sul trattamento della lana grezza – che la mia amica prof Rita Clemente, pugliese di nascita ma residenre nella piemontese Chieri, fece nel 2017 con l’ intento di dare il suo contributo per restituire il Valore che merita la Politica, troppe volte mortificata da un uso, sia esso personale o di partito, che nella pratica se ne fa – in questo 2021 che continua ad essere caratterizzato da una pandemia virale di cui non si riesce a vederne la sospirata fine, decido di ospitarla anche in questo mio archivio dove raccolgo materiale che a mio giudizio ritengo meritevole di conservare.

La molto libera interpretazione é ricavata dall’ antica commedia ” Lisistrata”, scritta da Aristofane nel 400 a.c. o giù di lí, in cui si parla di un particolare sciopero attuato dalle donne di Sparta e Atene per costringere i mariti delle due opposte fazioni a smetterla di giocare alla guerra,  e dalla conclusione, pare che abbia funzionato. Invito chi ancora non la conosca a cliccare nel  “collegamento” e fare un saltino nella provvidenziale enciclopedia Wikipedia, o in alternativa, cercarsi a piacimento
qualche altra fonte…

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Lisistrata

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A conclusione, riporto quanto l’ anno passato scrisse l’ amica mia compaesana Gavina, prendendo lo spunto dallo scritto di Rita per raccontare come nella realtá avveniva il trattamento della lana grezza.

Entrambi gli scritti offrono preziosi spunti di riflessione. Per quanto mi riguarda, io quest’oggi ho l’ impegno di procurarmi un paio di pecore, non tanto per la loro lana, quanto per brucare l’ erba che le piogge di questi ultimi giorni stanno facendo crescere ovunque e in particolare nel terreno che circonda il mio eremo ” Shalóm”:

ma godremo prima o poi di quella Pace tanto sospirata ma insufficentemente, come sempre, preparata?

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Politica&LanaGrezza

di Rita Clemente

Se voi uomini aveste un po’ di buon senso, governereste lo Stato come noi lavoriamo la nostra lana.

Per esempio, tanto per cominciare, laviamo la lana grezza per farne uscire fuori tutta la sporcizia.

Allo stesso modo, occorre fare un bel repulisti nella politica e buttare fuori tutti i sudicioni e i corrotti, con un bel bucato.

Poi, come stendiamo i fiocchi di lana sul letto e li battiamo ben bene con la mazza per farne uscire le schifezze, allo stesso modo occorre battere ben bene quelli che si riuniscono e complottano per accaparrarsi le cariche.

Come cardiamo la lana per ridurla a un unico vello senza spuntoni e triboli, allo stesso modo dovremmo spelare la testa di tutti gli imbroglioni, i furbacchioni, i disonesti, per fare del Parlamento un posto decoroso, di gente per bene.

Poi, finita la cardatura, come noi mettiamo i fiocchi di lana in un grande paniere e li pettiniamo con cura, così occorre favorire la concordia generale con buone leggi che rispettino tutti: i cittadini onesti, quelli che pagano le tasse, gli immigrati, gli stranieri di passaggio.

Quanto poi agli altri Stati, occorre avere con tutti buoni rapporti, come noi facciamo con i fiocchi sparsi di lana: li mettiamo tutti insieme e ne facciamo un gomitolo da cui tirar fuori una bella tunica.

Allo stesso modo, occorre curare l’armonia generale riunendo tutti gli Stati in una grande Assemblea, dove possano stabilire leggi giuste e diritti sacrosanti per tutti i popoli.

Quanto alla guerra, faremmo quello che si fa con una matassa quando è ingarbugliata: la prendiamo e tendiamo delicatamente il filo sui fusi, da una parte e dall’altra, in modo che dolcemente si dipani e i nodi vengano sciolti.

Allo stesso modo, manderemmo ambascerie da tutte le parti, per ascoltare le ragioni degli altri, dialogare, collaborare a risolvere i problemi. Così toglieremo di mezzo per sempre questa dannata guerra!

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Un fresco materasso dove dormire sonni sereni

di Gavina Contini

Sono nipote di materassaia e ho avuto la fortuna di preparare la lana per la confezione dei materassi e cuscini.

Si acquistava la lana dal pastore dopo la tosatura e si andava al fiume Silis o alla foce, qualche volta al rio di Perdas de Fogu. Il luogo lo decidevano le pioggie dell’anno e l’attenta perlustrazione di mia nonna che voleva acqua limpida che scorre per evitare il limo.

Allo spuntar del sole si era già all’opera con i paioli di acqua caldissima sui trepiedi di ferro posti sul fuoco. Dopo aver passato la lana in acqua calda la si lavava con sapone di marsiglia nella zona a valle per poi sciacquare nella parte alta del fiume dove arrivava acqua pulita. La magia si sprigionava tutta quando i ciuffi venivano stesi ad asciugare sulle rose cardinali. Sembrava la neve a Luglio.

Al tramonto veniva pigiata e posta in candidi sacchi di mussola di cotone. L’operazione seguiva un rituale quasi religioso: il lavoro doveva essere accompagnato da canti e racconti di cose belle e positive. La lana sarebbe servita a confezionare il materasso e i cuscini per dei giovani sposi o quello per la culla di un neonato oppure per sostituire quelli di crine dei bambini ormai diventati grandi perciò bisognava trasmettere all’oggetto tutto il buono e il bello di cui si era capaci come segno di buon augurio.

Il lavoro naturalmente non era fatto una volta per tutte, ogni anno, nel periodo estivo, si disfava il materasso, si lavava la stoffa oppure la si rinnovava e la lana veniva cardata e arieggiata al sole per poi essere di nuovo utilizzata per un pulito e fresco materasso dove dormire sonni sereni.

 

Il buon uso della lana grezza per nobilitare la Politicaultima modifica: 2021-02-01T05:05:12+01:00da piero-murineddu
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