Ma questa benedetta Terra, ci decidiamo ad amarla come amiamo noi stessi?

di Piero Murineddu

@Per dare ancora maggior forza a quanto in questo spazio ho riportato ieri riguardo ad una sorta di urgente “Manifesto” per rendere questo pianeta più vivibile, PER TUTTI e non solo per quanti hanno avuto la fortuna di occuparne una determinata parte, ho pensato oggi di proporre una riflessione fatta da Enzo Bianchi sulla enderogabile necessità di curare la Terra che ci ospita.

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Sempre edificante il pensiero di questo saggio monaco che oltre cinquant’anni orsono, spinto dal Vento Rinnovatore soffiato dal Concilio appena concluso, aveva pensato di andare a vivere nei pressi di Magnano, una ventina di chilometri da Biella, precisamente Bose, un’ agglomerato di case sparse abbandonate da chi ci viveva per cercare fortuna altrove e probabilmente per rompere l’isolamento del posto.

Con degli amici coi quali si ritrovava già negli anni di studi restaurò una cascina e ci rimase a vivere per tre anni in piena solitiludine. Non passò molto tempo che fu raggiunto da altri, uomini e donne, che volevano condividere lo spirito da lui intrapreso. Considerati con estrema diffidenza dall’autoritá cattolica per questa “stranezza” di mettere insieme uomini e donne di diversa tradizione religiosa, dall’avvento di Michele Pellegrino ebbero il sospirato incoraggiamento per tentare la strada di un necessario ecumenismo nato proprio dalla sensibilitá di papa Roncalli e dal Vaticano secondo.

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Da sempre, fratel Enzo si é confrontato con diversi modi di vivere sia il Messaggio di Liberazione proposto dal Nazareno e sia altre filosofie di vita…

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Riuniti in associazione, attualmente si trovano a vivere insieme una novantina di persone che si sforzano di concretizzare una fraterna solidarietá, e seppur alla luce del Vangelo, la fatica di mettere insieme diverse sensibilitá é inevitabile, e questo, pensando agli ultimi avvenimenti, si può capire. O almeno, lo si dovrebbe. Ma non é questa l’occasione per fare supposizioni in proposito.

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Col tempo, la particolare esperienza comunitaria ai piedi delle Alpi si é propagata anche in altre regioni, come in Umbria nella terra percorsa a suo tempo da Francesco Bernardone.

La registrazione che propongo é stata effettuata tre anni fa, proprio qualche mese dopo aver lasciato il priorato della Comunità, nella Fraternità sorta intorno alla Pieve di Cellole, non distante da San Giminiano in Toscana, che vive anch’essa lo spirito di Bose: preghiera, studio e lavoro.

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A riprova che la vita “spirituale” non é assolutamente avulsa  dalla vita concreta e strettamente legata alle scelte per renderla vivibile per gli umani, gli animali e per la stessa natura, fratel Enzo tocca alcuni aspetti che riguardano il cammino dell’umanitá, fatto di tante contraddizioni, sopratutto i tentativi fatti per creare uguali opportunità di crescita, a volte andate sprecati per l’eterna tendenza alla sopraffazione dei forti sui deboli. Questo nei rapporti tra i popoli e all’interno di essi, ma anche nel rapporto con le risorse offerte dalla Terra, non raramenre usate in modo predatorio e sconsiderato, con conseguenze che hanno intaccato anche la stessa aria, di vitale importanza per la sopravivenza.

Ad un certo punto la nascita, che tuttavia continua ad essere osteggiata a tutti i livelli, di una sensibilità ecologica.

Da ascoltare, meditare e tradurre in fatti concreti il pensiero intelligente e saggio di Enzo. Naturalmente se ci sforziamo di amare la Terra come amiamo noi stessi. Se poi non ci amiamo, ma in modo sano ed equilibrato come dovremmo, beh, allora il discorso cambia, e anche molto.

Ma questa benedetta Terra, ci decidiamo ad amarla come amiamo noi stessi?ultima modifica: 2020-10-01T06:45:18+02:00da piero-murineddu
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