Roberto, uomo buono e grintoso

di Piero Murineddu

Roberto Malgesini era nato a Morbegno nel 1969 e nel 1998 divenne sacerdote. Da sempre in prima linea accanto alle persone in difficoltà, schivo e defilato nello stile, non faceva mai mancare il suo sostegno a chi incontrava lungo la strada, costantemente e senza risparmio al servizio di ogni forma di fragilità umana.Da anni assieme a un gruppo di volontari portava i pasti caldi all’alba ai senzatetto e ai poveri della città. Aveva stretto con loro profonde relazioni basate sulla conoscenza e la fiducia cresciuta nel tempo. La mattina del 15 settembre 2020,  alle sette circa di mattina, viene ucciso da uno dei tanti a cui non faceva mancare il suo aiuto. La Vita in Roberto si é così Trasformata. Subito dopo l’uomo si é recato nella vicina caserma dei carabinieri per costituirsi. 

Di seguito, parole sparse di chi lo ha conosciuto e dello stesso Roberto, a dimostrazione che non era tipo d’abbassare passivamente la testa davanti alle ingiustizie….

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Impossibile non volergli bene

“Don Roberto prima di essere un prete era un uomo buono, uno di quelli a cui tutti volevano bene perché era impossibile non volergliene. La sua vita l’aveva dedicata agli altri ed era in quel modo che trovava la sua felicità: aiutare il prossimo era la sua vita. Ha dedicato la sua vita al prossimo e ha costruito negli anni una rete solidale che aveva toccato tutti: dai migranti ai senzatetto, dalle prostitute ai detenuti.Don Roberto aiutava tutti e lo faceva nell’unico modo che conosceva, quello dell’accoglienza. A lui non interessava chi fosse la persona che aveva bisogno di aiuto, lui c’era e basta: le colazioni al mattino, la mensa dei poveri, e quando era necessario caricava in macchina magari chi aveva bisogno e lo accompagnava in ospedale o dal medico. Trasmetteva tranquillità, anche solo il suo tono di voce, la sua pacatezza e tranquillità ti faceva capire quanto amore mettesse in quello che faceva. Insieme a lui e ad un’altra collega preparavamo del tè che mettevamo in alcuni thermos che poi offrivamo insieme con alcune brioche alle ragazze in strada e così le accoglievamo nel nostro camper. Era un modo per farci conoscere e far capire loro che potevano fidarsi. E così anche loro hanno iniziato a voler bene a don Roberto. A volte quando ci vedevano arrivare le ragazze coprivano quelle parti del corpo che erano costrette a scoprire per prostituirsi. Lo facevano in segno di rispetto per lui che invece scherzava e diceva ‘Ragazze ma sono io, don Roberto’. Prego per don Roberto e per l’uomo che ha compiuto questo tremendo gesto.”

Il disagio esistenziale di chi ha ucciso

“Non so cosa sia accaduto ma posso solo immaginare il disagio che spinge un uomo a compiere un gesto del genere e per questo è necessario pregare anche per lui, uno degli ultimi che don Roberto aiutava”

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Un uomo che ha dedicato la propria vita agli altri

“Quanto è accaduto ci priva in maniera così brutale di un sacerdote, di una persona che ha dedicato la sua stessa esistenza, senza risparmio, a quella degli altri. Col lavoro e la fatica, ma sempre con il sorriso, nella continua ricerca di soluzioni comunque sempre perseguite declinando concretamente il Vangelo.Siamo orfani di una presenza discreta, ma sostanziale, che tanto bene ha fatto a tante persone. Si impone, ancora una volta e ancora per questa tragedia, la necessità di rinnovare i nostri sforzi grazie a riflessioni paradossalmente serene, cercando di intravedere nel buio di questo sacrificio, quali siano le ragioni per continuare la strada tracciata da don Roberto, ognuno a modo suo, senza uscire dai binari del comportamento che quest’uomo e questo sacerdote ha sempre adottato nella sua esperienza pastorale. Abbiamo quindi l’opportunità di ritrovarci come comunità solidale avendo l’occasione di partecipare sinceramente al grande dolore dei familiari, della intera Diocesi e facendo proprio il dolore anche di quanti lo hanno sostenuto ed aiutato e di coloro che hanno da lui ricevuto conforto concreto, spirituale e soprattutto amore”.

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La sua profonda umanità 

«Ancora una volta un sacerdote paga con il sacrificio più grande la sua autentica e profonda umanità, la sua instancabile devozione verso gli ultimi. Voglio pensare che questo omicidio irragionevole possa costituire una porta di speranza; che il sacrificio di don Roberto possa diventare un messaggio di carità per ciascuno. Che sappia farci comprendere le conseguenze di una convivenza umana e di una politica che troppo spesso dimenticano gli ultimi, lasciando sole le persone che si occupano dei più poveri e malati, degli esclusi».

 

 

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Non mi sembrava neanche un prete

“Era una persona eccezionale. Gli dicevo sempre che non mi sembrava neanche un prete. Le mie amiche spesso si sono rivolte a lui perchè avevano problemi. Gli procurava cibo e vestiti, tutto quello di cui avevano bisogno”

Vicino a chi era in difficoltà

“Questa tragedia è paragonabile a un martirio, voleva trasmettere un messaggio cristiano attraverso la vicinanza alle persone in difficoltá”

Prossimità che nulla chiede

«Per chi lo ha conosciuto, rimane un uomo, un prete, che ha scelto di testimoniare la mitezza della prossimità che nulla chiede, che nulla pretende. Resta dinanzi a tutti noi la sua immagine, mite e silenziosa, i suoi gesti di gratuita, generosa e affettuosa prossimità a quelle persone che con la loro presenza occupano lo spazio della penombra della nostra società, dove si muove l’abbandono, dove la mancanza di speranza si declina in un quotidiano di espedienti, di rabbia e di desolazione. Si faccia tesoro di quanto ha voluto e saputo insegnarci con la sua vita in mezzo a ciò che papa Francesco da tempo ci indica come lo “scarto” di una società ricca e indifferente».

Il primo ad aiutarmi

“Per me era come un padre. Quando sono arrivato, solo, senza casa e lavoro, è stato lui il primo ad aiutarmi, poi ho trovato un’occupazione ma con lui sono sempre rimasto in contatto, se avevo bisogno di medicine, di essere accompagnato per una visita, chiamavo lui.”

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Cosciente dei rischi che correva

“Era una persona mite, ha votato tutta la sua vita agli ultimi, era cosciente dei rischi che correva. La città e il mondo non hanno capito la sua missione. Questa tragedia è paragonabile a un martirio, voleva trasmettere un messaggio cristiano attraverso la vicinanza a queste persone. E’ una tragedia che nasce dall’odio che monta in questi giorni ed è la causa scatenante al di là della persona fisica che ha compiuto questo gesto. O la smettiamo di odiarci o tragedie come questa si ripeteranno. Spero che questo suo martirio possa contribuire allo svelenamento della società”.

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Ed ecco la Grinta di don Roberto, con parole da lui scritte per una Via Crucis di due anni fa, riportate dall’amico poeta Lino Di Gianni che ringrazio:

Ho visto togliere panchine e sanitari in una piccola piazza della mia città natale dove giovani migranti trovavano un po’ di sollievo durante il giorno prima di essere ingabbiati in centri chiamati di accoglienza durante la notte.

Ho visto togliere la fila di sedie in un santuario detto della Provvidenza per non lasciar più entrare i senza tetto che durante il giorno venivano a riposare davanti al crocefisso che apriva loro le braccia.

Ho visto emettere una ordinanza per scacciare senza tetto che chiedevano un po’ di attenzioni ai turisti e alla gente ricca che festeggiava Natale e il nuovo anno.

Ma ho visto anche dei fratelli continuare ad aiutare gli scacciati, passando silenziosi oltre le minacce delle autorità o della maggioranza del popolo”.

Più di recente…..

“L’inverno è alle porte. Non sono un romantico: siamo persone, siamo cristiani, conosciamo il detto del Signore: quanto hai fatto a uno di questi, l’hai fatto a Me. Io, prete, qui, devo essere, almeno, la Sua Ombra… Non posso barare.E chi, e quale legge ci può impedire di ‘aiutare’ questa gente allo sbando?”

Grazie, carissimo Roberto

Roberto, uomo buono e grintosoultima modifica: 2020-09-16T05:58:07+02:00da piero-murineddu
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