Ohi, su moro !

 

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di Piero Murineddu

Come no, per cambiare ci vuole tempo si, ma ci vuole anche e sopratutto volontà e disponibilità. Storicamente è vero ciò che diceva il ricercatore Giovanni Lilliu (“furat chie venit dae su mare” – ruba chi viene dal mare) ma oggi ci sono modi e modi per venire con l’intenzione più o meno palese di “furare“, e il più delle volte sono ben vestiti e ben nutriti, sicuramente non affamati e coperti dall’unico indumento che hanno addosso, come di fatto fino ad oggi è successo ai migranti che arrivano, quando arrivano, pressati in gommoni o barche fatiscenti. E quando li si vede, per molti il commento non si limita più a “ohi, su moro!” di antica memoria, ma si va molto più oltre, spesso anche oltre le parole. Come dice l’autore della lettera, da qualche parte si sta iniziando a considerarli una possibile risorsa, sia per lo spopolamento dei nostri paesi dell’entroterra e sia per l’abbandono delle campagne. Ciò sarebbe sicuramente un grande passo avanti, certo,  ma c’è la speranza che li si inizi a considerare finalmente persone a tutti gli effetti, con diritti e doveri che ha ciascun essere umano. Anche dire che le nostre paure vengono da lontano è verissimo, e molte ce li hanno inculcate nella nostra infanzia per farci stare buoni, e non credo ci sia bisogno di fare gli esempi. Anche qualche settimana fa, nel dopo pranzo con degli amici africani, proponendo il gioco a carte semplicissimo chiamato “a paboschu”, dove perde chi alla fine si ritrova in mano il re nero di picche,  non ho potuto non riportare alla memoria le tante volte che, seduti nelle soglie delle case o per terra nelle strade, gia in età puberale immagazzinavamo nel cervello che questo re nero bisognava assolutamente evitarlo se non si voleva fare la punizione finale. Paure quindi che hanno accompagnato e disturbato la nostra crescita.Il fatto però è che queste paure verso il “diverso”, qualsiasi diverso, oggi ad avercele sono sopratutto gli adulti, quelli che fanno resistenza ad accettare che vicino a loro ci sia qualche centro per migranti, perchè “sarebbe una minaccia per i nostri bambini e per i vecchi”. Adulti cresciuti nel corpo, ma incompleti in altro. Per cambiare ci vuole tempo, conclude Brigaglia. E’ vero, ma davanti a queste tragedie individuali di migliaia e migliaia di persone disperate la necessità di cambiare ormai è cosa urgentissima. Siamo tutti coinvolti nel destino di questo pianeta dove abitiamo. E’  necessario che apriamo gli occhi, la mente ed il cuore, sia per chi ci sta accanto e sia per chi vive in terre dove la vita degli altri è considerata niente, assediati dalla fame e da conflitti di ogni genere. Siamo solo degli illusi che noi si viva in luoghi immuni dagli stravolgimenti umanitari, specialmente con la tendenza che c’è oggi di affidare le leve del comando a certi personaggi.

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Ohi, su moro !ultima modifica: 2017-02-03T10:53:38+01:00da piero-murineddu
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