Il mio 1957 e quella Banda Musicale a Sorso

1957

di Piero Murineddu

In quel  freddissimo gennaio del sempre più lontano 1957, per affacciarmi al mondo ho esitato tantissimo, e mia madre, insieme alla levatrice itinerante della Sossu di quei tempi, signora Ica, hanno dovuto usare tutta la loro capacità persuasiva per convincermi a venir fuori e ad affrontare con fiducia e ottimismo la vita. Per quanto è stato possibile, ho cercato di oppormi, quasi prevedendo le immani nefandezze di cui gli umani son capaci, ma alla fine eccomi qua, fragilino e timidino più o meno come allora e come sempre sarà nei saeculum saeculorum amen.

Quello stesso anno aveva dato i natali a personaggi che avrebbero lasciato in futuro un rilevante segno. Nel bene e nel male, eccèèèrto.Tra i tanti, quel simpaticonesifaperdire di  Domenico Scilipoti, ginecologo di professione che decise un giorno di mettersi in politica al fine di dare un contributo importante per peggiorare il gia messo male mondo, così come hanno fatto e continuano a fare molti altri distinti suoi colleghi, nel senso di politici, non ginecologi, verso i quali continuo ad avere grande stima, non foss’ altro che aiutano ad avviare al mondo nel miglior modo possibile gli umani. Ma anche verso i veterinari la mia stima non manca. Scilipoti Domenico, quindi, tipico emblema della politica gaglioffa e dalla totale mancanza di valori forti e nobili da impegnare in favore della collettività. Ma in questo senso, è purtroppo in numerosissima compagnia.

Anche Osama Bin Laden –  che seppur tragicamente, diede una forte scossa alla mania di onnipotenza americana e dell’ Occidente “progredito” in generale, contribuì a renderci tutti più vulnerabili –  è mio coetaneo.

Vi sono nati anche Giovanni Brusca, assassino del giudice Falcone e uno dei tanti “pentiti” per pura convenienza nella storia dell’interessato e strano pentitismo italiano, e Riccardo Iacona, uno dei pochi esempi nostrani di giornalismo televisivo libero e coraggioso, dote molto rara nel povero e malandato Stivalalone piazzato nel bel mezzo del Mediterraneo.

Quell’anno è stato caratterizzato anche da avvenimenti di un certo rilievo a livello mondiale, come l’incontro tra Paul McCartney e John Lennon che, in ambito musicale e di costume, hanno dato l’avvio a qualcosa di fondamentale.

Il 1957 è anche l’anno in cui gli italiani hanno iniziato felicemente a sfrecciare a bordo della mitica Fiat 500, caricata all’inverosimile quando in quegli anni iniziavano le gitarelle fuori porta, al mare o ai laghi o in qualsiasi altro posto che facesse scordare per qualche ora la stressante catena di montaggio in fabbrica di tutta la settimana.

Ancora, nel 1957 vengono costruite quelle automotrici ADm che li sussinchi continuano a chiamare “littorina”, quegli altri treni il cui nome sembrerebbe inventato da  un giornalista che lo usò quando la buonanima (!) di Benito inaugurò la città di Littoria, oggi chiamata Latina. La “Littorina” (ALN – automotrice leggera a nafta).  Nel suo libro “Dizionario delle cose perdute“, scritto nel 2012, il maestrone Francesco Guccini, afferma che sono scomparse dalla circolazione, ma provi a fare una capatina in molte tratte ferroviarie sarde e vede che cosa vi circola. Vieni, Francesco, vieni pure che ti ospito a casa mia e magari ci facciamo due accordi insieme, sempreché  ne abbi voglia. A proposito di ferrovie, da quello che si sente in giro, considerata l’età e i tanti acciacchi, tutta la ferraglia che circola ancora nei nostri binari tra non molto dovrebbe essere tutta rottamata: Deu la vozzia che sia vera la notizia, achì lu sussinchi non ni ponini più di viaggiare su questi trabiccoli, se non addirittura con quegli altri treni coi sedili di legno degli anni trenta.

Del 1957 bisogna ricordare in modo particolare la nascita di  Carosello, che negli anni seguenti è stato atteso quotidianamente e con viva trepidazione da tutti i bambini di allora e la cui musichetta ruffianetta ha iniziato a risentirsi anche in questi ultimi tempi, una delle poche isole felici in mezzo alla desolante offerta attuale della RAI. A proposito, a voi non fa senso il fatto che i nostri soldi servano a strapagare quelle donnine e omini tuttologi onnipresenti in quei disumani talk show, volta per volta finti compunti, ridenti,bisticcianti e blablablabla? Va be’, ogni tanto mi affaccio a Rai Storia, unico motivo che giustifica l’obbligo dell’abbonamento, ma per l’altro è un continuo stragiramento di………

BANDA MUSICALE - Copia

Arrivo al dunque. A.D. 1957, anno che a Sossu si distingue soprattutto per la nascita di questa bellissima Banda Musicale che si vede ben schierata nella foto. Me ne parla Giuseppe Melis, padre del conosciuto musicista Fabio ma anche del non meno bravo Riccardo, chitarrista di scuola classica e da vari anni docente di musica nel bolognese. Giuseppe, col suo sax contralto in “MI bemolle” (sottolineato da lui), è il secondo da sinistra in seconda fila. La Banda è rimasta in vita per pochi anni, ed il motivo preciso non mi è stato possibile scoprirlo. Era nata per iniziativa del parroco di allora, quel don Salvatore Ferrandu divenuto in seguito vicario generale dell’Arcidiocesi turritana, originario di Thiesi. Appassionato di musica, da subito aveva lanciato la proposta di mettere insieme gli appassionati di musica, e molti furono i giovanotti che raccolsero l’invito. Le lezioni teoriche era lui stesso ad impartirle, all’interno di un’aula della locale scuola elementare. Maestro esigente e severo. Chi non era convinto, non esitava a invitarlo a dedicarsi ad altro.

Dopo un lungo ma necessario periodo dedicato al solo solfeggio, finalmente arriva il momento di far musica vera e propria. Don Ferrandu chiama come direttore il maestro campano Iavarone, di casa  a Sassari e suocero di un sussincu. Il salone dietro la sagrestia della Parrocchia di San Pantaleo diventa la sede fissa per le prove. Intanto gli strumenti erano stati acquistati quasi tutti usati ed a ciascun allievo rimasto, dopo diverse defezioni, venne assegnato quello a lui più congeniale.Dopo tanta faticosa ed entusiasta applicazione, grande fu la soddisfazione quando venne eseguito in pubblico il primissimo brano, la marcia “Primi Passi”.

Col tempo, la Banda “S.Cecilia” di Sorso era riuscita a mettere insieme un repertorio che non mancò di allietare in varie circostanze gli eventi del paese e di altre località. In una delle due sale cinematografiche del paese, il “Goldoni”, si tenne anche un intero concerto e almeno quattro funerali furono accompagnati dalle note strazianti degli ottoni sussinchi.Nel ’61 Giuseppe parte per il servizio di leva dove, grazie all’impegno nella Banda Musicale militare, evitò praticamente tutte le corvée di caserma. Al termine della naja, nell’agosto dell’anno successivo, riprese  a soffiare ancora nel suo sax contralto, ed era tra quelli prescelti  quando una piccola rappresentanza della Banda veniva invitata per qualche festa  nei paesi del circondario sassarese. Purtroppo, la cosa andò avanti non per molto ancora, privando così il panorama musicale sussinco di una componente importante qual’era la Banda.

Nel frattempo, grazie alle conoscenze del maestro Iavarone, diversi musicanti erano entrati a lavorare nella petrolchimica di Porto Torres. Ma questo è un altro discorso, oltre che essere anche una delle possibili cause che ha condizionato e limitato il “fiato”  di quei giovanotti di allora per poter soffiare  col necessario vigore dentro i vari sax, clarinetti, trombe, sassofoni, bombardini, flicorni e flicornini, oltre che sconcentrare i battitori di grancassa, piatti e tamburi.

Si può sperare che figli, nipoti e pronipoti di quegli appassionati della musica d’insieme possano ancora raccoglierne l’eredità?  Otre ai figli di Giuseppe Melis, che stanno gia ben dimostrando la passione per la musica, mi riferisco agli eredi di Giovanni Piredda, Giovanni Spanu, Giuseppino Sechi, Angelo Loriga,Lucio Occhioni, Giuseppe Conti, Giuseppe Serra, Antonio Corbia, Piero Mangatia, Mario Demurtas, Mura, Piredda e Colombino, Giulio Loriga, Giovanni Murineddu, Antonio Loriga,Renzo Sechi, Antonino Polo (mio cognato), Augusto Biosa, Bainzu Melis e altri ancora.

Auguriamocelo di tutto cuore e di tutta intelligenza. Sarebbe senz’altro una grande ricchezza culturale ed artistica pa Sussu e li sussinchi.

Il mio 1957 e quella Banda Musicale a Sorsoultima modifica: 2015-02-19T05:20:48+01:00da piero-murineddu
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog.
I campi obbligatori sono contrassegnati *