di Piero Murineddu
A Sassari, per lavoro mi ritrovo ad essere proprio dirimpettaio della scuola media n° 3, fondata nel ’56 e dal 1968 trasferita in via Monte Grappa dopo essere stata provvisoriamente ospitata nell’antico e storico Palazzo D’Usini sito in Piazza Tola. La scuola è intitolata al giurista e parlamentare sassarese Pasquale Tola, che contribuì tra l’altro all’abolizione del feudalesimo in Sardegna.
Sono diversi anni che assisto al movimento che si crea il primo giorno di scuola. Gia dalle otto la strada, solitamente percorsa da auto rumorose ed inquinanti, oggi è allietata dai piacevoli accordi dell’arpa di Alan Stivell che accompagna il graduale afflusso dei ragazzi e di molti genitori che li accompagnano. Molte spalle sono gia appesantite dal peso sempre esagerato di mostruosi zainoni. Qualcuno (infischiandosene dell’imbecillotta derisione di compagnetti), il il peso se lo alleggerisce trainandoselo con due frovvidenziali rotelline. Abbracci tra compagne che probabilmente non si vedono dall’inizio di questa insolita estate. Braccia svolazzanti in alto per salutare l’amico intravisto di lontano. Qualche mamma libera l’occhio del pargoletto da rimasugli di cispa. Visi sorridenti e ancora mezzo assonnati. Genitori separati che per l’occasione si ritrovano per far sentire la vicinanza al figliolo “canniddhoni” con l’orecchino esageratamente vistoso e l’immancabile auricolare. Naturalmente è il padre che va via prima, dopo aver salutato l’erede col “batti cinque” seguito dall’incontro dei pugni reciproci. Il vigile con le mani unite dietro sembra rilassato ed è particolarmente tollerante con le auto in doppia fila, mentre alcune moto di grossa cilindrata sono appoggiate al cavalletto e non hanno problemi di parcheggio. Vista un’auto che va via, la signora in attesa si precipita ad occupare ben due posti con la sua utilitaria nuovissimo modello ( e ga si n’affutti degli altri?). Alcuni capannelli di compagni ritrovatisi, più o meno tutti impegnati a smanettare meccanicamente sulle tastiere di ultra moderni cellulari, sono particolarmente chiassosi. Diversi padri in piedi (vigilanti&sbuffanti), impazientemente aspettano con le braccia incrociate, mentre le mogli non esitano ad intrattenersi con altre mamme (ah, beata socievolezza delle donne!)
Attenuato il volume della musica, c’è l’accoglienza ufficiale da parte della Dirigenza. Gli studenti entrano nella classe assegnata man mano che si sentono nominati: Soggiu, Capitta, Ena, Carboni, Zoroddu, Mura, Lai, Asu, Daga, Serra, Fenu, Giannottu, Stella, Frau, Salis, Onida,Brotzu ……….
Dati gli ultimi bacini e fatte le ultime carezze in testa, la vita comunitaria di almeno nove mesi viene così avviata. Nonostante i tempi e la diffusa perdita di motivazioni, le aspettative continuano ad esserci. L’insegnante, almeno inizialmente, si prenderà particolare cura del ragazzino che fatica più degli altri ad ambientarsi in una situazione nuova, e nello stesso sarà impegnato/a a frenare l’eccessiva vivacità di qualcun altro. D’ora in poi, le troppe ore trascorse in classe, inevitabilmente saranno motivo di tensioni, spesso difficili da gestire. Probabilmente, a secondo la sensibilità, l’intelligenza e la fantasia, qualche insegnante userà delle strategie per far sentire meno pesanti le ore di studio, e così facendo, trarrà sicuro vantaggio da questa fatica di uscir fuori dai soliti ripetitivi canoni e, cosa quasi certa, si conquisterà anche la simpatia e la benevolenza dei ragazzi, oltre che diventare autorevole davanti ai loro occhi. Ci sono diversi modi di presentare la Storia, la Geografia, la Letteratura e persino quell’antipaticona della Matematica. Quanti saranno gli insegnanti che avranno la volontà e la capacità di far appassionare i ragazzi a loro affidati alla loro materia scolastica ma, ancora di più, far capir loro l’importanza della Cultura e del Rispetto per se stessi e per gli altri?
La dolce musica di Alan Stivell stà intanto sfumando……