ARST: parlate all’autista, specialmente se è arrogante

 

 

di Piero Murineddu

 

Per quanto riguarda i (mal)trasporti pubblici in Sardegna, quest’agosto si è aperto con la notizia delle due turiste fiorentine che per raggiungere in autobus Barisardo da Olbia hanno impiegato ben 13 ore. Percorrendo la normale strada lungo la costa sarebbero in verità 160 km, ma per una serie di ritardi, mancate coincidenze, orari sbagliati e una grossa dose di maleducazione agli sportelli preposti, le due attempate signore hanno raggiunto prima Nuoro, poi Cagliari e quindi, risalendo, finalmente la meta agognata. In totale 425 km. Conclusione: Il vostro mare è meraviglioso, ma non sappiamo se in futuro ritorneremo in Sardegna”.

Il tema dei disservizi nei trasporti pubblici sardi è vecchio, talmente cronicizzato che sarà difficile immaginarsi una cura efficace. Volevo comunque raccontare due episodi riguardanti gli autisti dei mezzi ARST, tratta Sassari – Sorso.

Lunedì 4 agosto, ore 14,10. A differenza di come faccio da quando ho ripreso a viaggiare in autobus, cioè puntare ai silenziosi e rilassanti posti in fondo, decido di occupare un sedile davanti. Due viaggiatori, nonostante la mattinata di lavoro ed il caldo, hanno voglia di fare conversazione. Ad un certo punto del tragitto, l’autista sente il bisogno di partecipare anche lui. Per rendersi simpatico e farsi sentire “dei nostri”, dice: “l’ARST vuole male ai sorsesi perchè vi fa viaggiare su mezzi scassati”. In effetti, essendo corrispondente alla realtà (chissà perchè poi…), l’affermazione trova subito d’accordo i pochi passeggeri presenti. Ringalluzzito dal successo riscontrato, il signor conducente si  butta con decisione in un quasi monologo, e tutto con volume di voce tutt’altro che discreto. Ci fa sapere che lui, a differenza di molti suoi colleghi, controlla che i biglietti siano in regola e precisa anche che il biglietto stesso è garanzia della copertura assicurativa. Dice anche che la responsabilità è sua e che non vuole passare guai, specialmente adesso che è prossimo alla pensione. Ok. Giusto e grazie dell’informazione. Confermando la  loquacità ( e leggermente alterandosi, cosa preoccupante per il controllo nella guida) racconta di un furbastro sussinco a cui piace viaggiare “a gratisi”, ma che in quello stesso pomeriggio, al rientro a Sassari, l’avrebbe aspettato al varco. Con una certa boria aggiunge anche che se avesse reagito male, lui (l’autista) era pronto a dargli il fatto suo (!). Il suo ormai soliloquio si scalda ulteriormente quando parla malamente di “questi neri” che pagano il biglietto fino a Castelsardo e invece proseguono per Santa Teresa di Gallura (“ e poi dicono che sono razzista”) e di “questi invalidi che si vendono i biglietti che hanno avuto pagandoli due lire. Può darsi. Aggiunge che la sua azienda è sempre in continua difficoltà per colpa di questi parassiti della società che non viaggiano con biglietti regolari, e poi “c’è quel Soru che ha collocato i suoi uomini e che si son mangiati tutto” (!)

Quando finalmente ho messo i piedi per terra, ho sentito un grande senso di liberazione, ma anche un senso di frustrazione perchè a causa della stanchezza non ho avuto la forza di intervenire, preferendo subìre la bullagine fattasi ……autista, che naturalmente “  fa l’interesse della sua azienda, sempre sull’orlo del fallimento”

 

Il secondo episodio succede alle 6, 50 di giovedi 7 agosto, direzione Sassari. La temperatura mattutina non è proprio estiva, e il portarmi dietro il giubbotto  leggero è stata una saggia precauzione. All’interno dell’autobus troviamo l’aria condizionata accesa, per cui mi son stretto ancora di più nell’indumento. Dopo il solito parlottare delle donne presenti, qualcuna inizia a lamentarsi della temperatura freddina. Altre hanno subito concordato. Il robusto e pelato autista, privo completamento di attenzione per gli altri, non trova di meglio che uscirsene con la frase: “provate voi a viaggiare fino a mezzogiorno”. E che vuol dire? Ti si chiede solo di posticipare l’accensione dell’aria condizionata di un po’. Ti è così difficile accontentare dei poveri passeggeri ancora infreddoliti da questa bizzarra&bizzosa estate? Vista la poca cordialità (arroganza!) del conducente surriscaldato a causa delle vampate d’andropausa, timidamente qualcuno accenna che si è pagato il biglietto e che quindi……E che...” risponde lui, “il pagamento del biglietto dà diritto per chiedere quello che si vuole?” Evidentemente, la temperatura elevata del suo corpo ha impedito che la sua lingua si collegasse al cervello, facendogli scordare che il pagamento del biglietto permette a lui di percepire lo stipendio mensile.

Sarà l’energia mattutina, alimentata dall’estrema caffonaggine dell‘autista – padrone”, fatto sta’ che gli dico di vergognarsi di questo atteggiamento, e di avere rispetto per le esigenze della maggior parte dei presenti. La reazione è stata silenziosa, a parte qualche leggero borbottìo vagante. Eravamo ormai arrivati a destinazione, per cui non so se l’aria condizionata è rimasta accesa o è stata spenta. Scesi dal mezzo, una compagna di viaggio mi dice che non dovevo intervenire(!). Accenno una risposta, ma probabilmente non ho contribuito a farle cambiare opinione. Conclusioni? Niente. Se volete, traetele voi e, se vuole, anche il dirigente competente, dr Giuseppe Roggero.

Ah, dimenticavo ….buon viaggio con l’ARST s.p.a. Trasporti Regionali della Sardegna.

 

arst

 

 

Piccola appendìce

Mi è stata chiesta spiegazione  di quanto affermato a fine corsa dalla  “compagna di viaggio”. Per la verità, non c’è stato il tempo per uno scambio, per cui la cosa è rimasta a livello di battuta frettolosa. Presumo tuttavia, che il motivo sia sempre il solito, cioè quello per cui stiamo diventando, o peggio siamo diventati, un popolo di sudditi impauriti e rassegnati: è meglio farsi gli affari propri e non immischiarsi mai in niente. Così in tutti gli àmbiti. La diffidenza reciproca la fa da padrona. E’ sempre meglio non esporsi, rinunciare a esprimere il proprio pensiero, rimanere a bearci nei soliti imbecilli luoghi comuni. Si ha paura di possibili  ritorsioni,sempre in agguato. Eccoci allora tutti silenti e a testa china, salvo quando tutti  IN PERFETTA E VIGLIACCA SINTONIA  facciamo a pezzettini uno che esce dai soliti  cliché (naturalmente assente!) e ci schifiamo davanti alla zingara stracciona e a “questi luridi neri” che ci rubano il lavoro e ci portano le malattie. In definitiva, desideriamo “vivere a lungo”, non importa se probabilmente infelici e con poca stima di noi stessi.

 

ARST: parlate all’autista, specialmente se è arroganteultima modifica: 2014-08-08T20:17:35+02:00da piero-murineddu
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