I 90anni di ANDREA PILO et Elezioni&DoUtDes 1° parte “O no è gussì?”

ANDREA PILO-011

di Piero Murineddu

Il prossimo 13 febbraio il mio caro amico ANDREA PILO compie la bellezza di 90 anni.

Embè – dirà qualcuno – e che c’entra questo col titolo “attribiddu” e il cui contenuto probabilmente farà incacchiare qualche sussincu poco incline ad azzittà la gritigga?

Che c’entra? E vediamolo,va…

Il  testo che segue è nato dalla fervida mente del caro Andrea e pubblicato nel suo libro “Ancòra ammenti”. Solo una precisazione. Evito di tradurlo, in quanto è esclusivamente riservato agli indigeni miei concittadini, e mi son permesso di cambiare qualche consonante, optando per lo scrivere come si pronuncia. In questo sono confortato dallo studio pubblicato da Gian Paolo Bazzoni, che nel suo tentativo di definire una grammatica della parlata sassarese e delle varianti sussincu e posthudorresu, “inventa” la possibilità di usare “consonanti variabili”, secondo la collocazione nella frase (es..: fuoco – foggu – lu voggu) e l’articolo ( es…: il fuoco – lu voggu – i ru voggu ).

Ischusiami, ziu Andrì, lu soggu ghi eddhu è pazientòsu e cumprendi questa mia “licenza”.

Ca è i ru voggu, s’ischasdhi

di Andrea Pilo

Erani sempri beddhi posthi.Camminabani tretti che fusu.

Erani gapazzi no soru di va l’inchinu a li vemmini, ma puru di basgialli la manu.

No abìani parò nisciuna gana di muggià l’ischina pa trabaglià.

In pogghi parauri èrani di ra ginìa di ghiddhi chi la ienti li gunnosci gumenti “beddhi in piazza”.

Gandu un parenti isthrintu ghi s’èra daddu a ra puritigga giusthrendi sempri cun unu e cun l’asthru,ma sempri cu lu più fosthi, è giunpiddu ad una “Caddrea” i ra Prubinzia, hani ischuminzaddu pianu pianu a runzalli in giru,fenniri milli genufressioni.

Finza ghi, impigni abà impigni dabboi,unu è finiddu addareddu ad una ischribania i ru Municipiu, un asthru ghi abbesumeu no sabbìa ne liggì e ne ischribì,bidellu in un’ischora e una nibboddi in una banca.

Gandu la ienti e tutti ghiddhi ghi abìani isthudiaddu chena mai riscì ad acciappà trabagliu s’è chisgiadda cu ri più manni, la ripòstha è isthadda soru una:

e no sabbìaddi ghi CA È I RU VOGGU S’ISCHASDHI? E voi addananzi a ru voggu no abeddi mancu un cani.

Ma ammintedibi puru ghi si voi l’abùssiaddi auddu, avaristhiaddi vattu lu ghi ani fattu eddhi.

O NO E’ GUSSI’ ?

 

Allora, è “normale” scaldarsi se si è vicini al fuoco, specialmente in questi “freddi” tempi di crisi, e questo a qualsiasi costo? È vero che davanti alla necessità, i princípi debbano passare necessariamente in secondo ordine? I princípi. Appunto.

Ma questi benedetti princípi e ideali coi quali una persona imposta, o meglio dovrebbe impostare la sua vita, valgono ancora, oppure l’importante è assè beddhu decciu, riempirsi lo stomaco fin’a gandu vi n’è e dill’althri ga sinn’affutti?

Diciamolo chiaramente e senza tergiversare oltre: il mio amico Andrea è in numerosissima compagnia nella sua conclusione, cioè che è da fessi non trarre profitto dall’occasione di avere vicino una PersonaChePuò. È una cosa Normale, Scontata, Giusta e addirittura Moralmente Giustificata. Ma è proprio così?

Dovute distinzioni

  1. Chiedere l’intercessione del Potente perchè si è nel bisogno e con le “vie normali” non si riesce ad ottenere ciò di cui si ha diritto
  2. Chiedere l’Intervento, consapevoli di prevaricare su altri e contravvenendo la Legge, per ottenere possibilmente ancora di più di ciò che già si ha in mano.

Sono situazioni differenti e diverso può essere il giudizio, ma non mi sembra  il caso di fare esempi.

Diciamo che quello di chiedere l’Intercessione è entrato ormai profondamente nel pensare comune. Perchè? Perchè si ha poca fiducia nella capacità di ottenere il proprio diritto muovendosi da soli e perchè si ha scarsissima fiducia nel buono e giusto funzionamento delle istituzioni pubbliche. Insomma, un vero e proprio casinazzo.

È sicuramente un argomento da approfondire. In questo momento di elezioni, però, voglio mettere in rilievo l’atteggiamento tipico dell’elettore medio:

ma cosa m’ha daddu pa dalli lu bottu oppure cosa mi dà se vuole che lo voti?

Do ut des imperante, e del significato della “Democrazia Rappresentativa”, ovvero, delegare una persona di propria fiducia e di provata capacità e moralità affinchè porti nei luoghi decisionali le mie istanze e quelle degli altri, se ne fà carta straccia con la quale pulirsi il culo.

In ogni appuntamento elettorale, questa posizione mentale trova conferma, e quindi, di fatto, lavoro per elevare il livello culturale e la capacità di giudizio della gente non esiste proprio. In questo senso, almeno a mio giudizio, responsabilità grosse l’hanno i politici che amministrano la “Cosa Pubblica” locale, omettendo di coinvolgere i propri elettori,e non solo nella vita “politica”. Responsabilità l’hanno le persone di una certa elevatura culturale e morale rassegnati all’ intantu no v’é nuddha da va’ Responsabilità l’hanno le guide religiose, le cui predicazioni molte volte sono distanti dalla vita concreta di ogni giorno, convinti che la promozione civile dei “fedeli” spetti ad altri. Non ho mai capito questa incredibile dicotomia tra le cose del “cielo” e quelle della “terra”e sono certo – CER-TO! – che non era nelle intenzioni  di Colui che ha proposto la Rivoluzionaria Buona Novella. L’atteggiamento che prevale nella maggior parte  di queste “guide” è ricordare (quando non imporre con fini metodi ricattatori e “terroristici”!) comportamenti moralmente buoni, il dovere di aiutare i poveri e via dicendo. E della povertà civili e culturali che originano tante altre storture e zozzure, siano altri ad occuparsene,,,,perdio! Responsabilità l’hanno tutti coloro a cui non sta a cuore la maturazione nella  Partecipazione Attiva della propria gente.

A questo punto, è fin troppo facile dedurre che i “politici”, certi politici almeno, in questa misera e per certi versi nauseante acqua stagnante ci sguazzano, essendo appunto espressione di questo “mondo”.

POZZANGHERA

I 90anni di ANDREA PILO et Elezioni&DoUtDes 1° parte “O no è gussì?”ultima modifica: 2014-02-06T18:05:39+01:00da piero-murineddu
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