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Madonnine varie e gli eterni “Peter Pan” della fede

di Piero Murineddu

“I sassaresi ringraziano la madonnina”

Lo devo confessare, a me questi titoli fanno rabbrividire e anche peggio.

Gia il diminutivo indica un piccolo oggetto, in questo caso una statuetta costruita chissà quando e chissà da quale artigiano, e non scesa dal cielo per volontà divina.

Certo, gli esperti del sacro continuano, ammesso che lo facciano, a non soffermarsi sul dito ma su quello che indica, ma, inutile girarci intorno, l’attenzione si ferma e si concentra su ciò che gli occhi vedono, e a questo oggetto, manco a dirlo, si chiede di essere accontentati in tutto, con la speranza di poter gridare “Miracolo! Miracolo!!”.

Tornati a casa, col torrone imbustato d’ordinanza, ci si butta a divorare il maialetto allevato, è il caso di dirlo, in condizioni bestiali, e magari, se il volume della tv accesa permette un minimo di conversazione, a ritrovarsi tutti o quasi nell’idea che l’orda negra che c’invade bisogna respingerla a tutti i costi e che l’amore deve manifestarsi esclusivamente tra due sessi diversi. Ci sarebbe anche l’argomento “Governo”, ma è talmente incasinato che si preferirà sicuramente passare ai gamberoni.

Per il “Regno” di Pace da costruire c’è sempre tempo. A quello ci penserà il Giudice Unico una volta che là ci si troverà. Se poi Gesù ha detto che lo dobbiamo costruire, con scelte quotidiane e coraggiose, su questa terra, e chi se ne impippa. L’importante è che alla processione io c’ero, ben vestito e ripetendo educatamente e con devozione Ave…Ave….Ave…….

Statue, piccole o grandi che siano, ammantate di “sacro”, mentre per Lui sacro è l’uomo, specialmente se povero e sofferente.

Cattura

 

http://www.lanuovasardegna.it/sassari/cronaca/2018/05/25/news/i-sassaresi-ringraziano-la-madonnina-1.16882507?ref=hfnssser-1

Trattore, torrone, Avis, Petronio e Gavina

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di Piero Murineddu

Uscito presto stamattina. Quando avverti qualche trattorista per andare a lavorarti la campagnetta, è sempre meglio che ci sei tu:

– Ripassa qui che è rimasta ancora dell’erba….

– Embè, e quel pezzettino non lo fai?

– Preferisci un caffettino o una birrettina fresca?

– Dimmi, quanto ti devo?

– Non ti preoccupare per adesso. Aspettiamo che si secchi l’erba che è rimasta in superficie e poi magari tra una settimana ripasso……

– Va bene, li dinà te li dò la prossima volta, e se non torni non ci pigli niente….

– Ma certo, facciamo un’ora in tutto e mò se hai un bicchiere d’acqua fresca và più che bene….

– Ciao, Ste’, alla prossima…

– Ciao Piè…

Rientrando in paese, mi trovo la piazzetta di Cabbuzzini tutta brulicante di gente:

bancarelle stracolme di torrone, palco per esibizione serale, passoni ammuntinaddi all’entrata della chiesa perché dentro è stracolma, finalmente qualche vigile che non si limita a far passare gli scolari nelle strisce pedonali e dopo non li si vede più……

Realizzo finalmente che oggi pa Sossu è festa grande. Oh, santa Madonna di Noli ecc…..oggi è proprio il giorno clou del mese mariano! Distratto come sempre, mi era sfuggito.

In effetti, prima di scendere in campagna, presso la stazione avevo visto suonatori sparsi di una banda musicale con camicia bianca ben stirata e uomini sussinchi in visthimenta, ma non avevo fatto particolare attenzione, e tanto meno deduzione.

Quindi oggi Sossu è in festa. E difatti, la presenza dell’emotecone dell’Avis che ti prende mezza piazza non poteva mancare.

Appena l’ho vista, il pensiero è volato subito al letto di sofferenza di Gavina, la nostra carissima “signora Gavì”, l’amata sposa del sempre caro Petronio.

In giorni come oggi e come in tante altre occasioni, lei, l’onnipresente e premurosa Gavina, sarebbe stata lì di primo mattino, con la sua divisa arancione, col mal di gambe, solerte e cordiale nel dare indicazioni e nell’offrire i pasticcini ai generosi che avevano aderito a farsi spillare il sangue, elemento preziosissimo specialmente per coloro che ne hanno urgente bisogno.

Quante volte me ne ha parlato la mia amica Gavina di questa sua opera di volontariato, portata avanti fin quando la salute gliel’ha consentito!

Quante volte si è lamentata dalla mancanza di ricambio generazionale dei volontari.

Quante volte mi ha proposto di fare il “presidente”, ricevendo da me un netto rifiuto perché nel prendersi un impegno bisogna farlo seriamente.

Quante volte mi ha parlato della generosità dei pochi che, nonostante l’avanzare degli anni, continuavano a portare avanti l’impegno di sensibilizzare la popolazione al bisogno di donare il proprio sangue.

Quante volte si è lamentata che, nonostante le continue richieste, l’amministrazione pubblica non ha mosso mai un dito per dotare l’Avis sussinca di un’ambulanza efficiente, dal momento che quella usata finora non è più in grado di correre qua e là per dare soccorso a chi ne ha bisogno……

Petronio, iniziatore con altri dell’Avis a Sorso, fin quando aveva potuto, anche lui metteva la tuta d’ordinanza e non faceva mancare il suo apporto. La moglie aveva in seguito preso il suo posto.

Quante volte, quando lavoravo presso l’assistenza protesica di san Camillo, la vedevo arrivare coi documenti in mano per farsi consegnare, per i tanti sussinchi infermi che ne avevano bisogno, un lettino ortopedico, un deambulatore, un materassino antidecubito…..

Sempre di buon umore e con l’aria, nonostante non fosse più giovanissima, di persona indaffaratissima per dare sostegno a chi necessitava di aiuto.

Petronio, ma anche Gavina, la loro “fede” l’hanno sempre manifestata sostenendo il prossimo, ciascuno secondo le proprie capacità e in svariati ambiti. Tutto molto concretamente.

Non sono mai state persone molto “gesgiurane“, che sgranavano rosari e ripetevano Ave Maria in continuazione, ma persone attentissime al prossimo, specialmente a chi aveva bisogno. Bisogno in tutti i sensi, anche “materiale”, e questo lo so per certo.

Tutto quest’ggi, per me che non sono molto “festaiolo” e il mettermi il vestito nuovo per seguire le processioni è la cosa che sento più lontana dalla mia sensibilità, il mio pensiero sarà presso il letto di sofferenza di Gavina, che, a modo suo e nella forma che il suo stato le permette, starà pensando:

“Speriamo che in questa festa così sentita, li sussinchi e le sussinche sentano il bisogno di avvicinarsi all’emoteca per farsi prelevare il proprio sangue, e nello stesso tempo, diranno ai propri figli, che tengono per mano o che saranno indaffarati a smanettare con lo smartphone, dell’importanza di fare questo gesto, sempre più necessario”.

La Mamma di Gesù (sia essa chiamata noli me tollere, ausiliatrice, del buon cammino, di Lourdes, di Fatima, di Bonaria……) distoglierà volentieri l’attenzione dalle migliaia e ripetitive Ave Maria a Lei rivolte e sorriderà compiaciuta quando l’ago starà aspirando sangue dalle vene delle persone di buona volontà, e il suo Figliolone farà altrettanto.

Insieme non mancheranno di fare una carezza di ringraziamento alla carissima “signora Gavì” che raccomanderà loro di dare un bacio al suo caro Petronio.

E’ tempo di scelte. Anche personali

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di Piero Murineddu

Veramente Sorso avrebbe tutte le potenzialità, ma…..

Prendiamo ad esempio questo luogo raffigurato nelle foto, nei pressi dello stagno.

Bellissimo e mantenuto decentemente per poter accogliere i frequentatori al meglio, o almeno ci si tenta.

Un sentiero che ti permette di percorrerlo respirando a pieni polmoni, senza il timore di essere messo sotto da qualche automobilista distratello che in questi tempi sembra che abbondino.

Un cinguettio continuo e corale che agevola il rilassamento mentale.

Panche distribuite a debita distanza una dall’altra per rispettare la tranquillità altrui.

Altalene, scivoli e passerelle che fanno la gioia dei bambini e li aiutano a manifestare tutta la loro esuberanza, accompagnati da genitori finalmente rilassati.

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E poi vari manufatti sparsi qua e là, preferibilmente realizzati con legname del posto, nel pieno rispetto della natura.

Guardate questa foto: un campetto di bocce totalmente al naturale, prova evidentissima che il cemento non è assolutamente necessario. Anzi, qui è proprio bandito.

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Cosa voglio dire? Semplicemente che quando ci sono delle teste pensanti a decidere il da farsi, le cose funzionano.

È un vero peccato che per godere di questo piccolo paradiso, occorre avere l’auto, e non tutti la posseggono, specialmente le persone anziane.

Possibile che lo stesso criterio non si possa attuare anche all’interno dell’abitato, negli spazi verdi già esistenti?

Quale potrebbe essere l’impedimento?

Dimenticarsi definitivamente del cemento ed altri materiali di derivazione industriale, che oltre ad essere costosi, sono anche inquinanti, è cosa proprio cosi utopica?

Perché non dare a tutti la possibilità di godere di questi ambienti “al naturale”, ma che lo siano veramente, senza essere costretti ad essere motorizzati o ad essere costretti ad implorare chi lo è?

Lo so, qui sto accennando ad un punto quasi assurdo per la mentalità corrente, ma di estrema importanza, ovvero il rivedere totalmente a come dovrebbe essere pensato un luogo dove ci vivono degli esseri umani, dove per chi sta ai posti di comando abbia ancora importanza il senso del bello nel progettare e nello spendere i soldi di tutti.

Non di meno è importante l’impegno dei privati cittadini: tenere pulite le strade, abbellire le facciate delle proprie case, usare l’auto in paese solo quando è strettamente necessario, evitando per esempio di andare a recuperare i propri pargoletti scolari volendo entrare direttante in aula col vrum vrum(!)

Tutto utopia? Iniziamo a fare delle scelte e a prendere decisioni. Personalmente. Forse l’esempio conta ancora qualcosa.

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Dedicata a Gavina

(pimu)

Quest’oggi FB mi riporta alla mente una mia lettera pubblicata sulla Nuova un lustro fa. Una storiella inventata, ma verosimilissima.

Era il periodo che a San Camillo, dove ancora attualmente vi è il Servizio Protesico dell’Asl, oggi ATS, nella stradetta interna, in prossimità del magazzino dove venivano raccolti letti, carrozzine ortopediche e deambulatori, restituiti, igienizzati e predisposti per essere consegnati a chi ne avesse ancora bisogno, vi erano due grosse montagnette di questi ausilii considerati evidentemente irrecuperabili, e quindi destinati ad essere buttati. Per esperienza diretta posso dire che così non era, perché molte cose potevano essere ancora recuperate.

Comunque, questo è il contesto in cui nacque quella lettera.

Se notate, facevo riferimento a mastro Antonio Pani, babbo di Petronio e suocero di Gavina, della carissima “Signora Gavì”, che gia da parecchio tempo si trova in una situazione di estrema infermità, amorevolmente accudita dalle figlie, dai figli e dai suoi familiari.

Petronio e Gavina son stati sempre dei campioni del riutilizzo. Materiali che generalmente vengono destinati alla discarica, loro due hanno sempre trovato il modo di rimetterli in condizioni di servire ancora, per loro e per altri che ne avessero bisogno.

Nella lettera tocco un altro argomento, non di poco conto e per chi è attento è di facilissima individuazine e particolarmente irritante, ma quello per adesso lo voglio mettere in secondo piano.

Decido di riproporre questo vecchio scritto, dedicandolo particolarmente alla mia e nostra carissima Gavina, sostenuta in questo momento così difficile per lei e per i suoi cari dalla sempre indimenticata presenza premurosa dell’ ” immortale” Petronio.

 

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FAVOLETTA SI FA PER DIRE

(i riferimenti a fatti e persone reali sono voluti)

di Piero Murineddu

Zia Firumèna, madre di Peppeddhu, ha bisogno di un letto ortopedico, per cui il figlio si reca presso l’ASL “Italia” per averne uno in comodato d’uso. Non vedendo più i presidi malmessi e arrugginiti fino ad allora accatastati nei pressi del magazzino, viene a sapere da Giuanniccu,l’unico addetto rimasto, che qualche giorno prima è stato portato tutto via.

Bisogna sapere che Peppeddhu, avendo frequentato la gloriosa scuola di masthr’Antòni Pàni,indimenticato fabbro factotum di Sorso, si diletta da sempre a ridare vita agli oggetti apparentemente inservibili.

Immaginando la brutta fine di tutti quei costosi ausili di proprietà comune, indignato per tanto spreco e probabilmente senza conoscere le correnti modalità d’assunzione (leggi “incozzi”), si propone direttamente alla Direzione dell’Ente per riparare tutti gli apparecchi malfunzionanti, garantendone il riutilizzo.

Il Direttore, dopo aver dato un frettoloso sguardo a questa inusuale e “sfacciata” richiesta, senza esitare butta il foglio nel cestino, ma poco dopo, inaspettatamente lo raccoglie e decide di mettere alla prova il giovane intraprendente.

Il suo stretto collaboratore gli richiama la prassi normale, cioè pubblico concorso e sopratutto l’indicazione del POLITICO INFLUENTE, ma lui vuole fare di testa sua.

Nell’arco di poco tempo il miracolo promesso da Peppeddhu,affiancato sempre da Giuanniccu, si avvera: carrozzine, letti e quant’altro vengono perfettamente rimessi a nuovo, con disappunto delle Ditte Ortopediche e grande gioia delle casse dell’ASL.

Ma non solo. La notizia incredibile che una persona capace non è stata assunta con l’intercessione del POLITICO INFLUENTE, provoca un altro miracolo, cioè risvegliare l’antico entusiasmo dei vecchi dipendenti,e finalmente gli utenti sono accolti agli sportelli da visi sorridenti e cordiali.

( La Nuova del 22/05/2013 )

Alcol? Giusto un accenno……

di Piero Murineddu

Alcol. Ne vogliamo parlare?Facciamolo, perché la cosa è molto più seria di quanto pensiamo.

Ormai è una presenza il più delle volte immancabile nello stare insieme agli altri, sia sotto forma di birrettina, di vinello, di babyno o di cichettino vario.

Da’ carica, invoglia a parlare, aiuta a superare timidezze ed imbarazzi, provoca euforia…. Tutte cose necessarie se si vuole stare in compagnia, perché gli altri non ci vogliono musoni, taciturni, di umore basso, troppo “seri”.

Se per carattere o per eventi della vita lo si è, si viene tenuti a distanza, fors’anche scartati. Si apprezzano quelli che mettono allegria, coi quali è piacevole stare insieme. Ecco, appunto.

Tutte cose comprensibili, specialmente in questi tempi duri e spesso tristi, dove, in misura diversa, diagnosticata o meno, un po’ di tendenza alla depressione non è cosa per niente rara.

Ecco allora che il “rimedio”, almeno quello immediato, è lì, a portata di bocca, appoggiati al bancone del bar, seduti al tavolino in piazza, in casa, nel cassetto dell’ufficio, nella mini bottiglietta in tasca….E poi ancora nelle gitarelle e nelle cenette con gli amici, nelle festicciole varie, nelle sagre, negli apericene……

È sempre lì,generosamente pronto a venire in soccorso nelle difficoltà relazionali, a riscaldare l’atmosfera, a dare lo sprint giusto, a far passare il malumore…..

Tutto bene fin quando un esame del sangue non evidenzia che qualcosetta nell’organismo non è perfettamente a posto, e non tanto perché “non si mangia sano come una volta”, perché l’aria è inquinata, perché bisogna fare più sport e bla bla bla con la solita stupidella tiritera che “si no mori di rai mori di troni…..”, come si dice dalle nostre parti.

No, no, no……

IL TUO ORGANISMO È SOFFERENTE PERCHÉ INTRODUCI QUELLO CHE PER LUI È PURO VELENO: L’ALCOL. Punto

A te la decisione, e non tanto per rinviare il più possibile la partenza da questo mondaccio, quanto per stare bene ora, per riacquistare la tua libertà, per imparare a relazionarti con gli altri ( e con te stesso!) senza bisogno di ricorrere ad una sostanza che ti avvelena il corpo e la mente.

Consideri Piero troppo drastico ed esagerato dicendo queste cose?

Fai tu. Intanto sappi che ci sono dei gruppi che si aiutano a liberarsene. Anche a Sorso, il posto dove abito. Ma li si può trovare ovunque.

Buona decisione

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AltiRicordi

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di Piero Murineddu

Se mi manca la montagna? Oh, quanto ! Ma in posto di mare mi è toccato trascorrere la mia vita,

senza amare particolarmente il nuoto,

senza avere la passione per la pesca né tantomeno aver posseduto mai una qualsivoglia barchetta,

senza piacermi particolarmente starmene sulla spiaggia ad arrostirmi la cute,

senza poter esibire bicipidi e tricipidi muscolosi passeggiandomela davanti a spiaggianti, né ritanto meno godere nel sentire gridolini meravigliati “oooohhhh….!” di donzelle nel vedersi passar davanti cotanto fustacchiamento…..

Insomma, non sono particolarmente amante del mare, ma presso di esso mi è capitato nascere, e l’età per poter decidere di andare a vivere in altezze più elevate è andata da parecchio.

Che fare? Mi accontento di ricordare, ecco quello che faccio. Di quelle volte, in verità poche, che ho avuto la fortuna di trascorrervi qualche periodo, e quello della foto è uno di questo.

Si era giovani allora, e qualche forza (e voglia)  in più c’era per affrontare viaggi lunghetti e poter così godere del mondo visto dall’alto.

A ciascuno la sua fede

 

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di Piero Murineddu

È da molto che non facevo un saltino da queste parti. Mi è parso di capire che i lavori per rendere più accogliente e capiente il piazzale esterno sono in fase conclusiva. Bene bene.

Mi ha fatto piacere vedere una fontanella dalla quale l’acqua non si fa “pregare” per uscire. Anzi, la pressione è talmente esagerata, che se non ti sposti in tempo, ti fai una doccia non voluta.

Seppur senza intenzioni “oranti”, ho aperto il portone della chiesina. Son stato investito da un profumo così forte, che per poco non ci rimanevo secco. Mia moglie, premurosissima e pronta come sempre, stava per chiamare il 118, ma le ho detto che non era il caso. Peccato che non ci sia una finestrella per il cambio d’aria lì dentro, ma d’altronde non si può avere tutto.

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Nella colonnina esterna – ai piedi della quale c’è impressa l’orma di un piedino che molto poco credibilmente si dice essere della Madonna apparsa ma più verosimilmente è solo un’incavatura lasciata burlescamente dal muratore che l’ha costruita – nella colonnina, dicevo, c’è ben evidenziato, a futura memoria dei posteri, il nome di chi ha sborsato per farla costruire (“la mano destra non sappia ciò che fa la sinistra”). Stessa cosa sui banchi interni: in memoria di……

Ma nessuna polemica in questo campo, altrimenti rischio di non poter più percorrere le strade di Sorso senza che venga additato come eretico incallito.

Nei giorni scorsi, un amico di gioventù ora prete, mi ha invitato a partecipare ad un viaggio da lui organizzato a Medjugorje. Sapete di che si tratta. Io l’ho ringraziato del pensiero, ma gli ho detto che questi pellegrinaggi non son fatti per me, che volentieri mi fa più piacere vederci un una situazione più ordinaria. È sempre bello incontrarsi e rinsaldare vecchie amicizie, e nello specifico, raccontarci come abbiamo trascorso gli ultimi 45 anni che non ci vediamo, salvo una sfuggevole occasione di poco tempo fa. Poi, gli ho detto, se volessi abbiamo la “nostra”9 Madonna a Sossu, per cui non ci sarebbe bisogno di affrontare lunghi viaggi. Ma questi devozionalismi non son fatti per me, né per Madonne né per santi.

Personalmente cerco di coltivare in altro modo la mia minuscola fede, con l’attenzione maggiore ad essere attento e di sostegno a chi mi capita di vedere percorrere faticosamente la sua strada. Almeno ci tento, sempre che anche in me non prevalga la distrazione e il far finta di non vedere.

Abbiamo superato metà del  mese mariano, e le “predicazioni” procedono a ritmo serrato,  Spero che oltre incoraggiare l’uditorio ad una maggior devozione, già  tanto sentita e “praticata”, richiamino sopratutto ad essere più solidali e meno indifferenti, fra noi e con gli altri.

Tutto qui. È quello che ho pensato stamattina in quei pochi minuti trascorsi presso la chiesetta, e l’ho voluto esprimere pubblicamente, come una sorta di augurio, a me e a tutti i miei concittadini.

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Mi a maestro Giancarlo, mi…..

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di Piero Murineddu

Praticamente, mentre io me ne sto svogliatamente pennichellando, pensicchiando ora a cosa stanno macchinando per formare uno straccio di governo, ora a cosa stanno combinando il mio figliolone Giuseppe e la mia figliolina Marta in questo momento entrambi col culo e il resto del corpo posato in due città diverse dell’italico stivale, ora pensando alla mugliera Giovanna in viaggio verso il sud della Sardegna a fare una delle innumerevoli “opere buone” a cui è dedita,trascurando il povero maritino(gne….gne….gne..) etc etc…..

Ecco, mentre io mi trovo in questa poco “consolata” condizione, lui, il mio amicotto Giancarlo, maestro di arti pacificamente marziali “cheprovateviaminacciarmichechiamosubitoluinsoccorso”, al solito sorridente e in piena forma fisica, che fa’?

Fa’ che se la passeggia nel dopocena (adesso là è tarda sera) per le vie di Chang Mi, in Tailandia, appena 8700 Km da Sorso.

A fare? Ad allenarsi coi migliori atleti mondiali di queste discipline sportive che se ti arriva uno sganassone ti lascia stramazzato al suolo per almeno mezza giornata e un quarto.

Oggi da quelle parti hanno toccato i 40 gradi……

“Vengo qui ogni anno per una ventina di giorni – mi videodice Giancarlo, che quando viveva a Sossu di cognome faceva Casula – “mi alleno, mi rilasso, mi riempio la panza di pietanze succulente, me ne vo per templi buddisti e non penso ai perenni guai italici….”

Ecco, solo per quest’ultimo motivo, vorrei anch’io allontanarmi per un bel po’ dalla Sossuzona, Italiazona ed Eurozona, ma purtroppo gli acciacchi della vicciaia incipiente m’impediscono di prendermi impegni a lunga…..percorrenza.

Buona permanenza, Gianca’, e torna presto a casa che ci sono la tua famiglia e i tuoi atleti che ti aspettano.

In memoria di mio fratello Mario

Quelle che seguono sono parole che mia moglie scrisse quattro anni fa, a pochi giorni dal gesto estremo compiuto dal fratello, dal nostro caro Mario. Le ripropongo, sia per la loro preziosità, sia per aiutare a tenere vivo nella memoria di chi lo ha conosciuto il ricordo di una persona dal grande cuore qual’è stato il mio Mariolino, cognato e figlioccio (pimu)

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IN MEMORIA DI MIO FRATELLO

di Giovanna Stella

In questi giorni molte persone incontrandomi mi ripetono “non ci sono parole” riguardo alla morte di Mario. Io invece ho parole. Voglio e debbo averle.Parole di speranza,anche se il dolore è forte.

La vita e la morte di Mario hanno un senso. Tutti siamo interrogati in quanto corresponsabili del dolore, ma anche della felicità dell’altro.

Desidero continuare nel mio cammino con la bisaccia strapiena che appesantisce le spalle ma con la compagnia di tutti.

Compreso Mario, che non è solo mio fratello, ma fratello universale. Desidero ancora stare in prima fila per valorizzare la vita in ogni sua manifestazione, ma sempre pronta ad aspettare chi fa più fatica.

Desidero riniziare chiedendo perdono per tutte quelle volte che sono stata indifferente.

Voglio impegnarmi più che mai a costruire giustizia e pace, perchè là dove non c’è giustizia non ci può essere pace!

Voglio impegnarmi a dissetare, sfamare, vestire,visitare,liberare da qualsiasi catena!

La speranza non può e non deve essere un concetto astratto che solo Dio ci può donare.

Attraverso la sua morte ma sopratutto la sua resurrezione, il Cristo ci ha insegnato a sperare, ad andare oltre. Ma ora ha bisogno di noi per continuare la sua grandiosa Opera.

Lui che ha riscattato la morte ci invita a continuare a riscattare quella di ogni persona, ma anche a riscattare tutti i momenti di morte che attraversiamo nella nostra esistenza.

Facciamo in modo che Mario non sia morto invano.Che tutti insieme possiamo rivivere nel Creatore di ogni cosa,che possiamo vivere in eterno nell’amore. Tutto passa, tutto svanisce. Rimane solo l’amore.

Resoconto amministrativo con documenti alla mano

PREMESSA

di Piero Murineddu

Per chi non ne fosse a conoscenza, Leo Spanu, arguto settantenne sussincu, cura un blog, e nell’aggiornarlo è molto assiduo. In questo spazio tutto suo affronta i più svariati argomenti, mostrando nel suo scrivere capacità di analisi, condita spesso con molta ironia, spesso divertente, cosa che non guasta.

A parte qualche periodo, solitamente lo seguo, e quando tratta argomenti riconducibili in particolare a Sorso, volentieri ne riporto il contenuto in questa pagina di “memoria”.

Questo scritto in cui ripercorre la sua esperienza di amministratore pubblico, sembrerebbe un marcato autocompiacimento per la realizzazione delle opere a cui ha dato il suo contributo. Ammesso che ve ne sia traccia, a me è un aspetto che non interessa per niente. Dal momento che uno degli obiettivi di questa pagina è conoscere maggiormente la nostra storia locale, sono grato a Leo perché da’ informazioni ben precise e documentate.

Per quanto riguarda la prima parte, in cui si mette in risalto che chi si accolla il compito di amministrare la Cosa Pubblica è facilmente fatto oggetto di critica, embè, questo occorre metterlo in conto. Che dopo le critiche siano fondate o meno e che addirittura il ruolo di politico è bersagliato a prescindere dal suo operato, beh, questo spetta all’intelligenza e alla capacità critica individuale. Certo, il qualunquismo è merce molto diffusa e a basso costo, per cui…..

Per me sarebbe doveroso che ogni amministratore, del passato e del presente, decidesse di rendere pubblico il servizio reso alla collettività, naturalmente con documenti alla mano. È pensabile che avvenga? Lo speriamo.

Ripeto: gratitudine da parte mia per le informazioni date. Per il resto, a ciascuno, compresi i posteri, il giudizio.

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COME FARE L’ASSESSORE A SORSO E USCIRNE VIVI

di Leo Spanu

Dal momento che non voglio essere crocifisso “ post mortem” ( di beatificarmi non se ne parla neppure) mi sembra il caso di ricordare ai posteri ed anche ai poster che io, Leo Spanu, ancora capace di intendere e di volere, da queste pagine mi assumo tutta la responsabilità dell’ attività amministrativa svolta in qualità di assessore ai Lavori Pubblici, dal 1980 al 1985.

Responsabilità naturalmente solo politiche perché non c’è sporcizia nella mia storia, eppure sono stato offeso, calunniato e indicato come ladro da molte sedicenti persone perbene ( e purtroppo i più erano del mio partito).

Il bello è che certe accuse nascono insieme all’elezione; non fai in tempo a sederti sulla “poltrona” che ti sei già guadagnato la qualifica di ladrone. In Italia i “politici” sono tutti corrotti per definizione, i cittadini invece sono sempre brava gente, a parte l’ignoranza cronica e una forte e convinta vocazione alla diffamazione.
Siamo un popolo di giudici forcaioli, nessuna pietà per chi sbaglia ( gli altri!).

Fatta questa premessa devo dire che, in base alle leggi di allora, gli assessori avevano maggior potere rispetto ad oggi, non dipendevano dal sindaco ma ne erano collaboratori ( non sempre graditi).
“ Far fuori” un assessore recalcitrante o che si metteva di traverso non era facile: in pratica si dovevano dimettere sindaco e giunta e fare una nuova elezione all’interno del consiglio.

Ma c’era anche un aspetto positivo in quelle norme, essendo le giunte quasi sempre formate da coalizioni di vari parti ( allora si votava col sistema proporzionale, il maggioritario con elezione diretta del sindaco nasce nel 1995) le segreterie locali indicavano spesso i loro rappresentanti migliori ( i voti di preferenza non avevano nessun valore) a far parte delle amministrazioni.

A Sorso, la prima giunta Bonfigli era una coalizione di sinistra formata da:

Il PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano) con Andreuccio Bonfigli sindaco e Nino Murineddu assessore alla Polizia Urbana;

Il PSI ( Partito Socialista Italiano) con Antonio Salis assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura e Leo Spanu assessore ai Lavori Pubblici e Manutenzioni;

Il PRI ( Partito Repubblicano Italiano) con Salvatorangelo Razzu vice sindaco e assessore al Bilancio;

Il PCI ( Partito Comunista Italiano) con Sandro Roggio assessore all’Urbanistica e all’Edilizia Privata;

Il PSdAz ( Partito Sardo d’Azione) con Bruno Melis assessore al Turismo e allo Sport.

L’abilità e l’intelligenza di Bonfigli fu di fidarsi e di dare carta bianca ai suoi collaboratori anche se provenienti da altri partiti.

Personalmente ritengo quella giunta la migliore che Sorso abbia mai avuto ma, naturalmente la mia opinione non ha nessun valore; spero comunque che, un giorno, qualche studioso vada ad analizzare quegli anni che furono di grandi trasformazioni per la nostra comunità.

Io ebbi l’incarico di predisporre un piano di opere pubbliche e, in seguito, di cercare le fonti di finanziamento.

All’epoca il PSI aveva un notevole peso nella politica nazionale e il nostro segretario, Bettino Craxi, era diventato Presidente del Consiglio; io avevo ottimi agganci a Cagliari e a Roma, il mio capo corrente sardo ( facevo parte della corrente minoritaria di Sinistra legata alla figura di Riccardo Lombardi) e amico, era Giovanni Nonne che era diventato Sottosegretario di Stato. Ho viaggiato molto in quegli anni e sono riuscito a ottenere parecchi finanziamenti per le opere da eseguire.

A seguire un elenco di opere progettate in quel quinquennio. Molte sono state completate negli anni successivi, alcune derivano da progetti precedenti ma in tutte potete trovarci la mano del sottoscritto e di quello che è stato un valido collaboratore e un amico: il geometra Gianpaolo Sanna responsabile del settore Lavori Pubblici. E’ l’unica persona che qui voglio ringraziare: i bravi funzionari oggi sono rari.

Campeggio Comunale e relativo depuratore ( opera iniziata dalla giunta Antonio Santoni)

Depuratore

Recupero fontana della Billellelara e costruzione dell’anfiteatro

Copertura parziale canale fognario

Costruzione nuovo stadio comunale ( opera iniziata dalla giunta Antonio Santoni)

Manutenzione straordinaria e rifacimento del campo sportivo Madau

Costruzione uffici comunali località Maiori ( autoparco)

Rifacimento piazza Garibaldi

Sopraelevazione scuole elementare Santa Maria

Sopraelevazione scuola media Cappai

Ristrutturazione scuola media Cres

Ristrutturazione scuola materna Cappuccini

Costruzione scuola elementare Sant’Anna

Restauro Palazzo Baronale

Rifacimento impianto idrico e impianto fognario centro storico

Rifacimento impianto di illuminazione di tutto il paese

Sistemazione piazzale della Marina e costruzione pattinodromo

Scavi archeologici della villa romana di Santa Filitica e del villaggio medievale di Geritu (con Antonio Salis)

Biblioteca Comunale ( con Antonio Salis)

Demolizione casotti Marina- Platamona ( con tutta la giunta)

Sto citando a memoria quindi è probabile che stia dimenticando qualcosa. Ricordo comunque che la cifra investita all’inizio di quell’avventura fu di 15-20 miliardi di lire. Non male. Poi bisogna aggiungere quanto fatto dai miei colleghi e, credetemi, era tutta gente che lavorava tanto e bene.

Ultima nota: in quegli anni gli assessori non prendevano nessuna indennità o stipendio ma i candidati per occupare quelle “poltrone” erano sempre tanti e di qualità.