don Antonio Sanna (Bottida, 15 maggio 1932 – Porto Torres, 18 dicembre 2016)
di Piero Murineddu
Lo scorso 15 maggio ne hai compiuto ottantasei, Tonì. Eh, s’invecchia, s’invecchia. E gli acciacchi? Oh, quanti…quaaaaanti ! È la vita, Tonì, e tu lo sai benissimo. Se poi ai malanni fisici si aggiunge lu zeibbeddhu (il cervello) che non è più efficiente come un dì, allora la cosa diventa ancora più dura.
Oh, tranquillo Tonì, non è certamente il tuo caso. Tu lu zeibbeddhu l’hai tenuto bello funzionante. Eccome! Sarà stato lo studio che non hai mai abbandonato, l’interesse per l’evolversi del mondo, la libertà di non mandarlo a dire, chiunque fosse il destinatario, specialmente – giusto per fare un esempio – quel “Paperone” con il villone lì, là e ancora più in là, che si vantava di questo, di quello e di quell’altro, che ha ridotto l’Italia ad una burletta davanti al mondo per oltre vent’anni e che oggi si ritrova mogio mogio in un angolo, facendo l’offeso, illudendosi di contare qualcosa e di poter ancora condizionare la vita altrui. Ah, la vanità, Tonì…. in che stato può ridurre un essere umano questa stramaledetta vanità !
Ma a te questo rischio non ti ha mai sfiorato, e puta caso la tentazione ci sia stata (esseri umani siamo!), grazie alla tua intelligenza e saggezza dei lunghi anni di vita, le hai dato un benevolo schiaffotto e l’hai messa bell’a cuccia, impedendole di nuocere al tuo pensare e al tuo agire.
Diciamoci la verità, Tonì. Tra noi siamo stati sempre franchi e ce lo possiamo permettere. Con tutte le gratificazioni che ti ha dato la musica, componendola, eseguendola ed insegnando ad altri ad apprezzarne il valore, magari un pochino di esaltazione, di crederti importante, riconosciuto, ammirato, applaudito e probabilmente pure invidiato (specialmente da qualche prete come te, ma stonato peggio della sua vecchia campana)….. Si, dai, forse questa continua gratificazione ti ha inorgoglito un pochino.
Embè? E allora? E se anche fosse? Umani siamo, Tonì. Non siamo perfetti e non ce ne impippa minimamente di non poterlo essere. L’orgoglietto che possiamo sentire ci fa piacere, ma non viviamo in funzione di esso. Ci ridiamo su e tiriamo innanzi per la nostra strada, cercando di seminare qualcosa di buono e prendendoci a pugni quando ci scappa qualche parola e specialmente qualche gesto poco piacevole per qualcuno che non lo merita, e verso cui ci precipitiamo a chiedere scusa.
Non siamo gente che ci aspettiamo che ci facciano una statua una volta che partiamo per l’Aldilà.
Una statua! Ma a occi a ga l’hai !! Ma non scherziamo, su! E poi, specialmente a te, che hai avuto sempre una forte allergia per statue e fronzoli inutili. Processioni per portare a spasso una statua? Pa cariddai! Proprio questo non è stato mai il tuo forte.
“Gli altri preti facciano quello che vogliono. Se avete bisogno di processioni e statue, andate pure in altre chiese – più o meno hai sempre detto – ma a me non cercate di far cambiare idea”.
A proposito, hai saputo che qualcuno ha proposto di dedicarti una statua? Eeeeeia… sentito l’ho ! Non ridere, Tonì. Dai, non ridere…. e sopratutto, dato che per dove sei ora potresti avere particolari poteri, non lo fulminare con una saetta bella saettata. Mi raccomando mì….Se vuoi dargli un celeste schiaffottino o calcettino va bene, ma la saetta no. Ridiamocela e lasciamoli crogiolare nelle loro umane vanità.
Stai bene, Tonì. Prima o poi ci vediamo e continuiamo quell’argomento che avevamo interrotto, e di queste cosuncole umane ce la ridiamo insieme.
Dimenticavo. Buon compleanno, don
Nota
Spero che non si prenda alla lettera e troppo seriamente la vicenda della “statua”. Il passaggio l’ ho tratto dal Corriere Turritano, dove si parla dell’intervento di Gianni Bazzoni in occasione delle serate musicali che annualmente si organizzano per ricordare il compleanno di don Tonino . Si parla si di una statua, ma in questo caso da intendere come comunemente usiamo dire quando riteniamo qualcuno di particolare valore. Sappiamo quanto il prete detestava questo modo quasi paganeggiante di esternare la fede. È invece sicuramente importante che le future generazioni conoscano il grande bene che il caro don ha seminato nella sua lunga permanenza a Porto Torres, e l’idea di una Fondazione in suo onore, punto centrale della proposta fatta dal giornalista portotorrese, e del resto ben accolta dai presenti, è sicuramente condivisibile. Raccogliere più materiale possibile e renderlo fruibile a tutti,in modo che il pensiero di Antonio Sanna, uomo, prete e musicista, venga perpetuato il più a lungo possibile. Ottima e doverosa idea.