di Giorgio De Capitani, prete
Dalle buone si passa alle cattive ragioni. Il passaggio è sempre questo.In Italia soprattutto, dove la Democrazia è oramai al tramonto o, meglio, non ha mai conosciuto l’alba. Non ho finora scoperto dove risieda un benché minimo senso democratico: almeno un fiuto!
Sì, dalle buone ragioni si passa alle cattive,proprio perché questo è il passaggio naturale,dal momento che non c’è, nel nostro Paese, lo ripeto,un benché minimo senso democratico.Non ho mai visto, tranne rarissime eccezioni,una protesta che servisse a ridarmi un barlume di democrazia,a restituirmi qualcosa di democratico.
Eppure di buone ragioni per protestare ce ne sono,ma non si sa protestare con quella voglia di senso democratico,che dovrebbe costituire la vera rabbia interiore di un cittadino,privato dei diritti sacrosanti che fanno parte di una vera Democrazia.
La domanda è semplice:i cittadini italiani in realtà che cosa vogliono?
Smettiamola di indagare nel profondo dell’anima,dove l’essere sarebbe in crisi d’identità,oppure di pescare tra i vari disagi sociali che la politica corrotta avrebbe causato e causerebbe tuttora,per cui… tutti contro tutto, e tutto contro tutti. Si discute, si litiga, ma tra finzioni ipocrite,senza arrivare mai al dunque. E il dunque sarà sempre inaccessibile con “questa” classe politica che, più che corrotta,è radicalmente “analfabeta”,e con questo popolo bue che, più che “ignorante” (e lo è),è irrimediabilmente irrecuperabile,per la sua ostinazione a combattere una classe dirigente,che ad ogni tornata elettorale il popolo bue “liberamente“ sceglie.
Noi siamo maledettamente dentro in questo circolo vizioso:il vero problema sta nel riuscire a romperlo,ma come si fa se il popolo non ha nessun senso democratico,e non ne vuole sapere, dominato dal suo istinto di sopravvivere fregandosene del bene comune? Voi credete che quando si protesta,si protesta per il bene comune? Illusi!
Ognuno protesta per sé, unicamente per sé: gli “altri” servono per fare massa di protesta, onde ottenere il “proprio” interesse.C’è un pauroso individualismo nelle proteste di massa,che non avete idea!Eppure dovremmo rendercene conto,se ciascuno di noi guardasse dentro,e fossimo una buona volta onesti con noi stessi.Forse qui dovremmo parlare di perdita della vera identità,se per identità intendiamo identità anche sociale.
E così succede che, anche nella protesta dei cosiddetti forconi,le buone ragioni (ce ne sono sempre, dappertutto, anche tra i mafiosi) diventano cattive, non solo per il modo di protestare (la rottura di una vetrina ci potrebbe anche stare!),ma per la perdita di ogni buon senso,che non può disgiungersi dal senso comune.
Il movimento dei forconi diventa movimento di forcaioli:e la gente comune si arrabbia, reagisce male ai disordini,vorrebbe, anche egoisticamente, tenersi quel misero buono che ha.Tra l’irrazionalità di una protesta che si fa violenza gratuita preferisco il buon senso comune, anche se venato di individualismo.Lo so: la gente borbotta, e non reagisce come dovrebbe – ad esempio usando il voto in modo più “politico” –,ma la massa è massa, e non si può pretendere che il ribaltamento della società provenga dalla massa,e nemmeno da quanti hanno il coraggio di protestare,e poi si fanno massa di violenti incontrollabili,figli di papà, borghesacci che non sanno cosa fare per riempire il loro tempo ozioso,se non cavalcando proteste e disagi,il malumore della gente disperata. Anche la protesta dei forconi forcaioli terminerà,senza aver ottenuto nulla di buono,anzi ridarà al potere ancor più potere,e lascerà il popolo ancor più deluso.
Una rivoluzione senza una grande Idea di Bene comune produrrà solo ceneri.Una rivoluzione con una grande Idea di Società è un seme che prima o poi darà qualche frutto. Nelson Mandela non insegna qualcosa? Eppure ammiriamo gli eroi, i martiri, i profeti;ma che stiano lassù nel cielo a benedirci!
Quaggiù sulla terra ci pensiamo noi a farci guerra,a scannarci per un pezzo di terra,rubandolo magari al vicino di casa,alla faccia della destinazione universale dei beni,alla faccia della solidarietà sociale.Incensiamo i santi del cielo,prendiamo i profeti come nostri modelli,e poi ciascuno fa i cazzi suoi.
Sono deluso, sono amareggiato:sono italiano, e mi sento un coglione,sono cristiano, e mi sento un coglione,sono prete, e mi sento un coglione.Sì, mi sento in coglione perché, volere o no, “questa” è la mia patria,“questa” è la mia religione,“questa” è la mia Chiesa. E quando le proteste di massa degenerano in violenza,quando le riforme istituzionali sono solo di facciata, quando i miei confratelli neppure alzano la testa,allora la mia coglioneria si ribella,e sognerei un mondo in cui a protestare siano i pacifici,a fare la rivoluzione siano i veri utopisti,a rifare il cristianesimo siano gli spiriti veramente liberi. Ma, purtroppo, la solitudine è d’obbligo.Tuttavia, questa è la strada giusta,perché credo in quella unitarietà cosmica,che non è omologazione di massa, ma legge naturale per cui io e il tutto siamo una cosa sola.
E allora anche la mia ribellione interiore,la mia solitudine “forzata”, i miei sogni da prigioniero, allora la mia ostinazione per non darla vinta al potere,sia politico che religioso,corrono nel tessuto delle relazioni cosmiche,e così mi sento meno coglione, meno impotente,ma più provocatoria di qualsiasi manifestazione di massa.
Un religioso crede nella potenza della preghiera,ma c’è una forza altrettanto potente,ed è quella energia che si sprigiona dal nostro interno,che fa parte del cosmo divino.
Se non si parte dall’Umanità che è dentro il nostro essere,se non si crede che da qui partirà la vera rivoluzione,si otterrà solo fumo, violenza, morte.
Il potere lo si combatte così:sfidandolo tutti insieme,ciascuno aggiungendo umanità a umanità,con la forza di una parola profetica,con la testimonianza del proprio martirio quotidiano– che non è subire passivamente ogni ingiustizia – e anche nella solitudine pi ù estrema – che è auto-coscienza del proprio essere –,sapendo che alle sorgenti dell’Umanità ci troveremo tutti quanti Umani.Mi augurerei che ogni secolo sfornasse un profeta – ne basterebbe uno solo –,per aprire gli occhi e sentirmi Uomo.