La Rivoluzione di Yeshu’a

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Qualche parola d’introduzione

Piero Murineddu

Nel 2019 le donne del paesino di Barchi, piccolo centro nel comune marchigiano di Terre Roveresche, hanno realizzato all’uncinetto una coperta gigante per ricoprire tutta la facciata di Porta Nuova che dà accesso alla parte più elevata e più antica del borgo di neanche mille abitanti. Coi suoi colori sgargianti la bellissima opera vorrebbe trasmettere un messaggio di gioia.

Con la divulgazione che Alberto Maggi fa del Messaggio Evangelico mi sembra un ottimo accostamento. La lunga riflessione sull’Uomo Nazareno che vado a proporre è ricavata dall’audio registrazione di una conferenza  tenuta l’8 luglio 2018 proprio a Barchi. Concetti ripresi dal frate servita in suoi vari articoli pubblicati generalmente nel sito della rivista ventennale gratuita illibraio.it e che non disdegno, di tanto in tanto, di  proporre nel mio profilo FB. In questo paginone che si costruirà cammin facendo, ho deciso invece di riportare l’intera conferenza, e nelle conferenze non “cattedratiche” generalmente, seguendo dei punti prefissati, si parla perlopiù, come si dice, “a braccio”, per cui è doveroso chiarire che l’intero testo non è stato rivisto dall’autore.

La Gioia del Vangelo Alberto usa trasmetterla anche attraverso vari canali comunicativi, che poi non è  altro che il frutto dei suoi quasi cinquant’anni di studio quotidiano dei libri sacri. Gioia Interiore, tutt’altra Cosa degli sterili ( e a volte ipocriti!) devozionalismi che portano ad adempiere a ripetitivi precetti ma che lasciano come si è, e ancor peggio, sono sordi e muti in mezzo allo sconquasso che avviene tutt’intorno, spesso causato, ma guarda un po’, proprio da potenti “religiosissimi”.

Ma Alberto non comunica l’Urgente e Rivoluzionaria Gioia del Vangelo solo “in veste ufficiale” di biblista. Avendo un corpo che non gode purtroppo della massima salute possibile, so e sappiamo che in qualche occasione ha goduto della comoda ospitalità in ospedale servito e riverito di tutto punto, a parte il cibo immangiabile, cosa comune ad Ancona e, temo, sempre in troppi altri ospedali della sanità pubblica. Il riferimento non è solo a quei 75 giorni di ricovero nella primavera 2012 quando un gravissimo problema cardiaco lo portò ad affacciarsi alla Porta dell’aldilà, esperienza su cui ci scrisse un libro che tengo ancora accatastato nel comodino e che saltuariamente riprendo in mano per farmi più di due santissime risate. In questa pagina vi è inserito l’audio di un incontro pubblico in cui parlò di questa particolare esperienza, e in quest’altra, attraverso un’intervista, cosa il frate pensa della morte.

Nel pieno della pandemia altro ricovero per un intervento di toracotomia per dare un aiutino elettronico al cuoricino che non è più quello di un adolescente. Anche durante questi ricoveri fratello Alberto non manca di comunicare il suo sentire interiore, che son certo non è solo questione caratteriale.

Vuoi vedere che è principalmente questo il motivo che porta molti, io tra questi, ad avere per lui un grande senso di gratitudine, nonostante che certi pestilenziali “fumi” del satanasso, assai diffusi in diversi ambienti di certa cattolicità eccessivamente ‘nostalgica’ ( di cosa poi? Boh!) accusino il biblista di non credere nella Bibbia?  Nella “loro” tetra Bibbia sicuramente no, mi viene da pensare, e questo è solo un Bene. A tale proposito, utile cosa leggere in questo articolo dell’esaltante biografia di chi ha la certezza che Alberto non solo, come detto,  non crede nella Bibbia, ma che distoglierebbe addirittura le persone dall’interessarsi alla salvezza della propria animaccia.

Ps

Dimenticavo. Tra i tantissimi consigli che indirettamente elargisce, sant’ Alberto da Ancona, due anni per raggiungere gli ottanta, suggerisce di non leggere troppo i bugiardini dei farmaci o vagare in Rete per capire l’origine dei mille e più sintomi che capita di ritrovarsi: gli uomini possono riconoscere anche quello di una…gravidanza.

Buona lettura

Parte prima

Eliminato perché infastidiva il potere sacerdotale

 

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Il Nazareno da noi conosciuto come Gesù non era un pio giudeo, cioè una persona osservante delle leggi, dei riti del suo tempo. Non era nemmeno un riformatore come si attendeva a quel tempo, venuto a purificare la religione, purificare il Tempio. Questa era l’aspettativa dell’epoca e questo è stato il crimine che lo ha portato poi alla sua morte.

Da quando studio i vangeli ogni volta mi pongo un interrogativo: come ha fatto Gesù a campare così tanto? Non mi meraviglio che sia stato ammazzato, mi meraviglio che sia riuscito a sopravvivere tanto e lo faceva perché si dava alla latitanza. Quando vedeva un pericolo scappava dall’altra parte, e non per vigliaccheria, ma perché prima doveva organizzare un piccolo gruppo capace di portare avanti il suo programma. Gesù ha osato l’inosabile e per questo è stato ammazzato.

Attenti quando leggiamo nei vangeli i titoli, che non fanno parte del testo ma sono normalmente opera dei traduttori o degli editori. “Purificazione del Tempio”  oppure  “cacciata dei mercanti del Tempio”: né l’uno né l’altro. Purificare significa eliminare la stortura, lo sporco, per riportarlo alla sua funzione originaria. Gesù invece è andato a toccare il tasto nevralgico dell’economia dell’Istituzione religiosa.

Gesù non è stato neanche un profeta inviato da Dio. Chi sono i profeti? Uomini carismatici che all’interno dell’Istituzione religiosa ne auspicavano il cambiamento, la trasformazione, un miglioramento. Gesù ha tentato ed è riuscito a fare quello che nessun profeta o riformatore religioso aveva tentato o era riuscito a fare prima di Lui. Perché? Gesù che è l’Uomo/Dio, almeno noi credenti crediamo questo: non si è mosso nell’ambito del sacro, ma ne è uscito, ha sradicato le radici della religione e ne ha mostrato il marcio. Quello che gli uomini credevano permettesse la comunione con Dio, Gesù lo ha denunciato come quello che in realtà lo impediva, ecco perché lo hanno ammazzato. E Gesù, e questo sia chiaro, non è morto perché questa fosse la volontà di Dio ma per l’interesse e la convenienza della casta sacerdotale al potere che, messa in pericolo da questo agitatore che veniva a denunciare il marcio della religione, ha preferito eliminarlo.

Gesù ha fatto una fine, secondo i vangeli, veramente tremenda: è morto abbandonato dalla famiglia, tradito dai suoi discepoli, ridicolizzato dai romani – basta  pensare al processo farsa che gli hanno fatto – deriso dalle autorità religiose ed è stato inchiodato al patibolo dei maledetti da Dio.

Se leggiamo il vangelo quello che emerge di Gesù è veramente desolante. Per le autorità religiose Gesù è matto, ha un demonio, che non significa essere indemoniato ma significa essere pazzo. Per gli scribi, che come vedremo erano le massime autorità religiose, Gesù è un bestemmiatore, quindi merita la pena di morte. Per i sommi sacerdoti e per i farisei è un impostore, anche per la folla che lo seguiva dicono che è uno che inganna la gente, e Gesù è riuscito a deludere perfino Giovanni Battista. Questi lo aveva riconosciuto come Messia. È in carcere, eppure quando sente parlare delle azioni di Gesù, gli manda un ultimatum che ha tutto il sapore di una scomunica: sei tu quello che doveva venire o ne dobbiamo aspettare un altro? Ma come? Io ho annunziato un Messia che ha in mano la scure, ogni albero che non porta frutto lo taglia e lo brucia….

Questa è l’immagine del Dio della religione, il Dio che punisce, il Dio che castiga, e Gesù invece dice che se un albero non porta frutto io si zappetta attorno, si concima, si aspetta uno, due, tre anni. Quindi è un Dio completamente diverso da quello che il Battista aveva annunciato e perfino i suoi discepoli e nel vangelo di Giovanni c’è scritto che da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con Lui. Quindi ha deluso anche i suoi discepoli, dalla gente era conosciuto come un mangione e un beone, un ghiottone, e ha fatto la fine dei maledetti da Dio.Com’è stato possibile questo?

 

Parte seconda

 

Primo scontro tra Gesù e l’istituzione

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Il vangelo di Marco, il più antico, il più rude e il più vivace. Gli altri evangelisti, per motivi di convenienza e di relazione “pacifica”, hanno dovuto un po’ attenuare o smorzare certe frasi, certi insegnamenti, certe posizioni di Gesù. Il vangelo di Marco no. Qui si parla del primo scontro tra Gesù e l’Istituzione religiosa, fino al punto che l’uno esige l’eliminazione dell’altra. Perché?

Per l’istituzione religiosa come si raggiunge Dio? Attraverso l’osservanza delle leggi, la pratica dei riti, l’osservanza di quanto comandato. Molti, non riuscendoci, di fatto rimangono “fuori”. Gesù ha fatto il contrario, portando Dio verso gli uomini, e non attraverso una dottrina da tradurre, interpretare e che invecchia già dal momento in cui viene emanata, ma attraverso la tenerezza e l’amore, e una carezza amorosa che capiscono tutti non ha bisogno di essere tradotta o interpretata.

Da subito Marco ci dice che ogni qualvolta Gesù si trova ad avere a che fare con l’istituzione religiosa è una situazione di conflitto. Nel primo capitolo leggiamo che Gesù va nella sinagoga a Cafarnao, città di frontiera, di sabato, e si mette ad insegnare. Ogni volta che partecipa al rito sinagogale o nel Tempio, Gesù non partecipa al culto che non riconosce, perché il culto è quello che l’uomo deve fare verso Dio invece Lui è venuto a proporre quello che Dio fa verso gli uomini. E cosa insegna? L’esatto contrario di quello che veniva insegnato nella sinagoga, cioè la dottrina tradizionale, quella tratta dalla sacra Scrittura, tutta una serie di obblighi, di osservanze e soprattutto una minaccia continua dell’azione divina, un Dio che era pronto a premiare i pochi buoni e a castigare i malvagi.

Il messaggio di Gesù su questo smonta le radici stesse dell’impianto della religione: come si fa a sottomettere le persone e far sì che obbediscano a delle leggi
strampalate che non hanno ne capo ne coda, attraverso la paura? La religione si impone attraverso il terrorismo religioso. Pensate noi cattolici: generazioni e generazioni hanno creduto all’inferno. Ma vi rendete conto? Una condanna per tutta l’eternità. Oggi che la civiltà è avanzata si comprende che una condanna per tutta la vita, l’ergastolo, è anche troppo perché altrimenti non è più una pena rieducativa ma diventa una vendetta. Abbiamo attribuito a Dio un comportamento inaccettabile. Perché questo? Perché bisogna mettere paura alle persone, per sottometterle attraverso un evidentissimo  terrorismo religioso, ovvero castigo da parte di Dio.

Quindi l’insegnamento che veniva fatto nella sinagoga era che Dio premia i buoni ma castiga i malvagi. Arriva Gesù e dice: è falso, non è vero, Dio non premia i buoni ma neanche castiga i malvagi e Gesù non lo fa con argomenti teologici difficili, filosofici, ma con argomenti che tutti potevano comprendere e diceva: avete visto oggi che giornata di sole? E Cosa fa il sole? Illumina e riscalda tutti quanti, non è che illumina le persone per bene e le altre non le illumina. E se domani dovesse piovere, cosa fa la pioggia? Bagna soltanto l’orticello della persona pia, devota? La pioggia bagna tutti quanti, buoni e cattivi. E così è Dio. Dio è amore e si rivolge a tutti, poi sta alle persone accoglierlo o no. Quindi Dio non premia e non castiga le persone.

Ma come – scrive l’evangelista – ci hanno insegnato che bisogna obbedire a Dio, che se non obbediamo commettiamo peccato, che c’è tutta una serie di azioni che ci rendono in peccato e che se pecchiamo meritiamo i suoi castighi…

Si, completamente stupiti del suo insegnamento.

Avete presente l’ “Atto di dolore”, quell’ orrendo passaggio “..perché peccando ho meritato i vostri castighi”? Una bestemmia! Ho toccato con mano quanto un insegnamento religioso o spirituale errato possa incidere negativamente nella vita delle persone. Quando si è attaccati da un male improvviso, in quasi tutti sopraggiunge l’interrogativo: “Che cosa ho fatto per meritare questo?”. Ce l’abbiamo nel DNA questa idea di un Dio che castiga e questa è una bestemmia. Dio non castiga, Dio è amore e sta alle persone accogliere o no quest’amore.

 

Parte terza

Sugli scribi, considerati gli interpreti ufficiali delle scritture

 

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Davanti a Gesù ci si stupisce perché insegnava come uno che ha autorità e avere autorità significa avere il mandato da parte di Dio, ma non come gli scribi, cioè laici che dopo un intero percorso che durava tutta la vita, attraverso l’imposizione delle mani all’età avanzata per quel tempo di 40 anni, ricevevano la trasmissione dello spirito di Mosè e da quel momento erano gli unici interpreti della parola di Dio, e per questo avevano una importanza straordinaria. Addirittura quando c’era un conflitto tra la sentenza di uno scriba e un versetto della bibbia bisognava credere allo scriba, perché erano gli interpreti ufficiali e autentici della Scrittura ed erano gli unici ad avere il “mandato divino”.

La gente, sentito parlare Gesù dice “oh, questo si che ha il mandato divino, non i nostri scribi”. Ebbene, appena c’è questa reazione, l’uomo che era nella sinagoga posseduto da uno spirito impuro si mise a gridare. Ecco l’effetto della sinagoga, ecco il frequentare i luoghi religiosi! Questi sono a rischio, sono pericolosi, è il luogo dove c’è lo spirito impuro. Cos’è lo spirito impuro? Spirito è una forza e quando questa forza viene da Dio si chiama santo, Spirito Santo, non soltanto per la sua qualità ma per la sua attività di santificare la persona che viene allontanata dal male e vive nel bene. Quando invece viene da realtà contrarie a Dio è una forza “impura” perché ti trattiene nel buio e ti impedisce di scorgere la vita, la luce che Dio emana.

Quello che l’evangelista denuncia è tremendo. Attenzione, questo personaggio che rappresenta gli altri presenti nella sinagoga ha lo spirito impuro perché ha dato adesione acritica all’insegnamento degli scribi.L’ insegnamento degli scribi non solo non permetteva la comunione con Dio, ma era quello che l’ impediva. Allora questo non ne può più e  grida: “Che centri con noi, Gesù nazareno? Sei venuto a rovinarci?“. Com’è possibile che questa persona singola parli al plurale e perché si esprime in questi termini ? Gesù chi sta rovinando? Gesù, con il suo insegnamento, sta rovinando la reputazione degli scribi. Allora chi è questa persona con lo spirito impuro? È la persona che da sempre ha creduto ciecamente a quanto gli veniva insegnato e appena sente Gesù con qualcosa di diverso che lo turba come un terremoto, prende le difese di chi gli ha insegnato la religione: “Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il Santo di Dio”.  Gesù lo sgridò “taci, esci da quest’uomo” e lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Perché straziandolo? Perché, e molte persone lo hanno sperimentato, è uno strazio arrivare ad un certo punto della propria esistenza e dover riconoscere che quello che ci hanno insegnato nella religione non solo non viene da Dio ma addirittura gli è contrario. È uno strazio, qualcosa di lacerante, ci si sente ingannati. 

Quindi l’evangelista riflette l’esperienza di queste persone e fa la conclusione: “Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda “che è mai questo? Una dottrina nuova?“. Per nuova l’evangelista adopera un termine greco che non indica un’ aggiunta nel tempo, ma di una qualità che sostituisce tutto il resto, ovvero insegnata con autorità.

Quando Gesù entra per la prima volta nella sinagoga subito c’è lo scontro con gli scribi, la seconda volta addirittura cercheranno di ammazzarlo perché ha curato una persona nel giorno di sabato, e la terza non è creduto a Nazareth, perché la gente tra l’autorità di Gesù e quella degli scribi preferisce quella di quel’ultimi.

Parte quarta

“Se vuoi puoi guarirmi”

 

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 È da tener presente che i vangeli mettono in rilievo la “teologia” e non la storia, dunque non ci raccontano dei fatti ma delle verità. Sono episodi nei quali ognuno di noi
che vive la stessa situazione ci si può identificare. Siamo alla vicenda, importantissima, riguardante il lebbroso. Se compresa può condurre verso la libertà tante persone.
Scrive Marco al cap.1, versetto 40 che presso Gesù venne appunto un lebbroso, che non era considerato un ammalato e non suscitava negli altri nessuna compassione e nessuna pietà, perché la lebbra era ritenuta un castigo inviato da Dio. Ancora: un castigo. In effetti, a quel tempo come si faceva a comprendere il perché della malattia? Per “discolpare” allora Dio si attribuiva la colpa all’uomo peccatore e che per questo riceve un castigo da Dio, e la lebbra era  tra i castighi più tremendi. La persona lebbrosa perdeva tutto,
doveva vivere fuori dai centri abitati, perdeva la famiglia, il lavoro, gli amici. Perdeva la dignità. Nell’episodio il lebbroso è anonimo, a significare che è un personaggio
nel quale tutti coloro che vivono la stessa situazione ci si possono identificare.

La situazione del lebbroso è drammatica.La religione dice: tu sei impuro! Chi mi può salvare da questa impurità? Dio, allora vado da Dio? No! siccome sei impuro non ti puoi rivolgere a Dio. È la perfidia diabolica della religione che è capace di infliggere sofferenze tremende alle persone. Tu, per la tua condizione, per la tua situazione di vita sei impuro – oggi si dice in peccato – l’unico che ti può liberare da questo peccato è Dio ma tu siccome sei impuro non ti puoi
rivolgere a Dio; è la disperazione totale. Che cosa fa questo lebbroso? Venne a lui, fa una trasgressione tremenda perché il lebbroso non poteva avvicinare le persone. Come prescriveva la bibbia, quando da lontano vedeva un altro individuo doveva gridare “impuro, impuro” per allontanarsi. Questo lebbroso continua a trasgredire la legge e si avvicina a Gesù, supplicandolo in ginocchio perché non sa mica come sarà la reazione di Gesù. Ha sentito parlare di Gesù, ha sentito il suo insegnamento, ha sentito la novità di un Dio che non ama gli uomini per i loro meriti ma per i loro bisogni…Quindi pensa: “Chissà se questo è valido per me….” Ci prova e gli dice: “Se vuoi puoi guarirmi !”.

Qual è stata la reazione di Gesù? Quest’uomo era impuro, Gesù è un uomo di Dio, avrebbe dovuto mandare via, cacciare questa persona che si è avvicinata a lui con il rischio di infettarlo, di renderlo impuro. Scrive l’evangelista: “Gesù mosso a compassione stende la mano”. La compassione è un atteggiamento divino con il quale si comunica vita a chi vita non ce l’ha, però l’evangelista Marco ci crea suspense. Quando leggiamo i vangeli, per gustarlo nella sua pienezza mettiamoci nei panni dei primi lettori, dei primi ascoltatori. “Stende la mano”. Stendere la mano è un azione con la quale nell’ Antico Testamento si indica la punizione di Dio o di Mosè sopra i peccatori e sopra i nemici. Al contrario delle aspettative dei presenti invece, Gesù lo tocca e la lebbra scompare.Non lo rimprovera, non gli rinfaccia le sue trasgressioni. Manifestandogli la volontà di Dio che è solo amore, lo guarisce, facendo crollare così un certo tipo di teologia. Per “meritare” la guarigione il lebbroso non ha fatto nulla. In questo modo ci viene mostrato tutto il filo conduttore del vangelo, cosa che noi credenti stentiamo ancora a comprendere: l’amore di Dio è a chi ne ha bisogno non a chi lo merita, e tutti siamo bisognosi. L’avvicinarsi, l’accogliere il Signore… È questo che purifica, come vedremo in un altro episodio dove protagonista è una donna.

Continua…

La Rivoluzione di Yeshu’aultima modifica: 2024-05-21T05:29:36+02:00da piero-murineddu
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