Triangolo rosa, dannati tra i dannati

da www.akra.il

Insieme a testimoni di Geova e prigionieri politici, gli omosessuali sono i prigionieri ritenuti rieducabili attraverso il lavoro nei campi di concentramento. I nazisti credono infatti che, se non tutti, molti possano essere indotti a mutare inclinazione.

Pertanto, i gay sono distinti in due categorie separate: gli irriducibili e gli occasionali. Lo sterminio può in teoria colpire solo la prima categoria, comunque irrecuperabile, mentre gli omosessuali occasionali devono lavorare ed essere “guariti” anche con l’obbligo a frequentare prigioniere di bordello (e di essere spiati da fessure nelle pareti per verificarne i ‘progressi’), attraverso esperimenti medici volti a curarne la malattia, o con la castrazione – che secondo un decreto di Heinrich Himmler del maggio del 1939 può essere decisa anche senza consenso esplicito, dato che molti omosessuali hanno già negli anni precedenti acconsentito a sottoporsi a interventi in seguito ai quali sarebbero stati rilasciati.

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Gli omosessuali abituali, e i transessuali per primi, come degenerazione della razza ariana e pericolosi per la possibilità di contagiare il “Volk” – la popolazione ritenuta sana – subiscono maggiori violenze psicologiche e fisiche, da parte di medici come dalle SS e dai compagni di prigionia.

Gli omosessuali inviati nei lager sono identificati in un primo tempo da bracciali gialli con una “A” al centro (che sta per “Arschficker”, sodomita) o dalla scritta “175” e poi da uniformi contraddistinte da triangoli rosa – di qui sono per antonomasia chiamati “Rosa Winkel”, per l’appunto triangoli rosa.

I lager a maggiore presenza omosessuale sono Sachsenhausen, presso Berlino, e Buchenwald, ma i gay sono presenti in molti altri campi di concentramento come Dachau, Mauthausen, Ravensbrück, Flossenbürg, Neuengamme, e nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

Nei campi di concentramento, come testimonia nella sua autobiografia il gerarca nazista Rudolf Höss (1900-1947), gli omosessuali sono o inviati in apposite baracche loro destinate (a Sachsenhausen sono isolati dagli altri prigionieri persino durante il lavoro), o mescolati agli altri internati, anche se questa soluzione viene se possibile evitata perché la devianza sessuale non si diffonda anche tra i prigionieri “sani”.

In entrambi i casi, la notte gli omosessuali devono dormire con le mani fuori dalle coperte e con la luce accesa, in modo che sia sempre possibile controllare che non si masturbino o non si incontrino tra di loro. Il lavoro, assai duro e debilitante per tutti i prigionieri, è particolarmente faticoso per gli omosessuali, inviati di solito nei Kommandos di punizione e sfiniti nelle cave estrattive – a Dachau, Sachsenhausen, Dora, Buchenwald e altrove.

Particolarmente maltrattati dalle SS, che spesso provano sadica soddisfazione nell’infliggere loro torture e violenze, sono drammaticamente ostracizzati anche dagli altri gruppi di detenuti a causa dei forti pregiudizi sociali omofobici, tanto che molti associano e confondono i triangoli rosa con i triangoli verdi dei criminali.

Il disprezzo per gli omosessuali coinvolge spesso le famiglie dei deportati, che arrivano anche, come la moglie di un omosessuale deceduto a Buchenwald, a rifiutare l’urna contenenti le ceneri.

Le vessazioni più dure e la mancanza di solidarietà dei compagni comportano negli omosessuali un tasso di suicidio e in genere di mortalità più alto che per altre categorie di detenuti e stimabile intorno al 60% – per avere un’idea comparativa, il tasso di mortalità dei prigionieri politici è circa il 41% e quello dei testimoni di Geova tocca il 35%. L’alta mortalità degli omosessuali dipende anche dalla circostanza per cui, sin dai primi mesi di governo, il nazismo ha sradicato la cultura omosessuale e le associazioni di gay e di lesbiche, impedendo il mantenimento di una coesione di gruppo.

Dopo gli ebrei, il cui unico destino deciso dal nazismo è lo sterminio, gli omosessuali occupano il posto più basso della scala gerarchica dei prigionieri nei lager. Ad incrementare poi il tasso di mortalità degli omosessuali contribuiscono gli esperimenti medici; dall’osservazione del comportamento degli omosessuali costretti a frequentare prostitute, come accade a Ravensbrück, a vere e proprie torture fisiche.

Alla categoria delle torture appartengono gli esperimenti condotti dal dottore danese Carl Vaernet che dal luglio del 1944 cerca di “curare” cavie umane gay impiantando loro ormoni di testosterone; su 40 persone operate il 13 settembre e l’8 dicembre, due muoiono subito e 11 in poche settimane. Nel suo laboratorio a Buchenwald, Vaernet conduce esperimenti sulla categoria degli incalliti (dal medico individuati nei transessuali).

A dispetto delle previsioni ottimistiche del medico – leggibili anche nei rapporti da lui firmati – nell’80% dei casi le cavie umane muoiono dopo poche settimane dall’intervento chirurgico, come emerge da varie testimonianze di prigionieri, mentre il restante 20% non appare in alcun modo guarito e non sempre sopravvive, sebbene dichiari di sentirsi meglio nella speranza di essere rilasciato come promesso. Neppure sugli omosessuali sessualmente ambigui o recuperabili sul piano psicologico le cure di Vaernet hanno successo.

Sempre a proposito di esperimenti, un caso a sé è costituito dalle castrazioni. Dal novembre 1942, un ordine segreto autorizza i comandanti dei campi di concentramento a ordinare la castrazione dei prigionieri anche in casi non previsti dalla legge. Di fatto, viene legalizzata la castrazione forzata degli omosessuali. Alla fine del 1943 Himmler prevede il rilascio dal lager per i gay che si facciano castrare e mantengano una buona condotta, ma che spesso sono poi inviati al fronte come ‘volontari’ nella temuta “Formazione Dirlewanger” – una unità penale delle “Waffen-SS” impegnata sul fronte, nota per la sua brutalità. La castrazione degli omosessuali diviene una pratica diffusa; anche se non se ne conosce l’entità numerica è certo che i medici la preferiscono alla detenzione, ritenendola di maggiore efficacia terapeutica.

 

Approfondimenti

http://www.storiaxxisecolo.it/deportazione/deportazioneomo.htm

Nel seguente articolo, si parla anche in particolare delle lesbiche, contraddistinte col triangolo nero insieme agli “asociali”

https://www.blmagazine.it/omocausto-silenzio-assordante-triangoli-rosa/

 

Triangolo rosa, dannati tra i dannatiultima modifica: 2021-01-29T14:59:17+01:00da piero-murineddu
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