Bisogna proprio che mi decida a camminare di più

Tutti-I-Rimedi-Contro-I-Piedi-Maleodoranti

 

 

 

di Piero Murineddu

Il giorno è venerdì 26 settembre 2014. Ormai è qualche tempo che alle 6,45 sono in paziente (e ultimamente “infreddolita”) attesa dell’autobus per recarmi in città per guadagnarmi l’insufficente salario. La vecchiaia che fa capolino sta iniziando a farmi pesare la cosa, ma ai giorni nostri, beato chi ce l’ha un benedetto lavoro!

Percorso qualche chilometro, lo scalcinato mezzo inizia a rallentare, fino a quando non si ferma proprio. La temperatura dell’acqua nel radiatore è al massimo, per cui, giustamente, l’autista non vuole rischiare di far “fondere” il motore e di doverlo ripagare col suo magro stipendio.

Gli occupanti sono costretti a scendere giù e, fischiettando allegramente, arrangiarsi per proseguire, a parte qualche vocina isolata che si lamenta che per Sorso riservano sempre gli autobus più messi male. Mai contenti siamo! Gli automobilisti di passaggio dimostrano massima comprensione e nel giro di qualche minuto siamo ospiti in diverse auto. Arrivati presso il rettilineo dell’ospedale di “San Camillo”, vediamo che si forma una lunga fila di autoveicoli che procede lentamente. Scopriamo che qualche chilometro più avanti è successo un incidente. Grande disappunto, accompagnato da un pizzichino di preoccupazione per le eventuali conseguenze alle persone. Non siamo fermi, ma il procedere è talmente rallentato che i secondi sembrano ore. Ringrazio il giovane e gentile Manolo per il passaggio e decido di incamminarmi a piedi.

Man mano che procedo, l’aria fresca del mattino mi dà una carica particolare, anche se i gas delle auto mi fanno pentire della coraggiosa decisione. Accesasi l’intermittente ingegnosa lampadina, diversi automobilisti incolonnati decidono di tornare indietro e prendere la strada secondaria che da San Camillo sbuca proprio all’entrata di Sassari. Io, potendo servirmi del naturale mezzo “francescano”, andando avanti ho addosso un grande senso di libertà poichè non ci sono ingorghi e incidenti che possono impedirmi di raggiungere la meta agognata: il lavoro.  “Iiiihhhh, fòramaaaari! – potrebbe dire qualcuno – e cos’è tutto questo attaccamento a lu trabagliu?”.  Oiaaaa….senso di dovere è!

Con la lingua a sessanta centimetri da terra arrivo al punto dell’incidente. Credo che non sia successo niente di grave per le persone, ma l’autovettura messa di traverso non può evidentemente essere ancora spostata e al panzoso poliziotto non rimane che far passare lentamente i veicoli nel limitato spazio. Le fila di auto nei due sensi di marcia, con occupanti assonnatimpazientitieincazzatiamorte, mi danno ancor di più la sensazione di essere un mezzo eroe liberatosi finalmente dalla moderna tecnologia, ma l’arrivo alla prima fermata dell’autobus con la lingua scesa ormai a dieci centimetri dal suolo non mi permette di fare un glorioso ingresso con schiena dritta, petto in fuori e con sguardo orgogliosamente soddisfatto. Mi siedo nel muretto e aspetto il passaggio del bus salvatore.Ma quante auto arrivano da Sorso e da Sennori? Il flusso è continuo e le auto con il solo conducente sono la maggior parte. Tutte insieme violentemente ad inquinare l’aria già irrespirabile della città.

Intanto dell’autobus nessuna ombra. Mi decido a proseguire. Arrivo alla rivendita di frutta tutta bella esposta fuori ad impregnarsi per bene dei micidiali veleni espulsi dalle marmitte, ma i cartellini coi prezzi bassi hanno il potere di attirare i clienti fin dai primi minuti dall’apertura. In quell’incrocio la concentrazione delle micro particelle assassine è al massimo, ma all’acquirente delle belle pescozze esposte interessa esclusivamente poter risparmiare qualche spicciolo sulla spesa giornaliera.

Dopo un bel po’ di attesa, finalmente prendo posto nel primo bus di passaggio. Il lungo giro, mi fa arrivare nei pressi della mia meta, ma l’orario tardo mi fa desistere, per cui decido di andare verso la stazione ferroviaria e fare ritorno a casa, cosa che mi riesce solo a metà mattinata. Un giorno di ferie non voluto, insomma.

 

Tra le tante considerazioni su questa gita fuori programma, ne voglio fare una sola: è necessario che cammini più spesso a piedi, se non altro per far vedere che sono ancora efficiente, giovane e scattante, nonostante i polpacci morbidini e un tantino afflosciati, l’inevitabile artrosi dell’età, l’affanno e marasolthi vari.

Si, bisogna proprio che cammini di più, almeno anch’io posso esibire il mio trionfante petto in fuori, seppur totalmente glabro e di muscoloni privo. Ad una condizione: che non sia costretto a farlo respirando i vari gas di scarico di quelle inquietantissime marmitte, che salutari non credo lo siano proprio. Amen e così sia

Bisogna proprio che mi decida a camminare di piùultima modifica: 2014-09-28T23:57:24+02:00da piero-murineddu
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