di Piero Murineddu
Bellissima iniziativa questa del piccolo paesino posto nell’ultimo lembo di terra nord occidentale della Sardegna e nato da 45 famiglie che lasciarono l’Asinara dopo che nel 1885 vi si costruì il lazzaretto e la colonia penale. “L’obiettivo – dice il sindaco Diana – è costruire un polo culturale, scientifico, storico e museale”. Lo stesso sindaco è anche presidente dell’associazione intenzionata a tener viva la memoria del popolo stintinese. Intelligente intuizione e ottimo esempio che molte comunità locali dovrebbero prendere in seria considerazione, sia da parte di amministratori pubblici spesso incapaci di fare scelte che vadano oltre il limitato tempo del loro mandato, sia molte pseudo associazioni “culturali” occupate prevalentemente ad organizzare eventi ludici e mangerecci e sopratutto preoccupate di rimanere nelle grazie del potente di turno. Stintino, oltre l’obiettivo d’incrementare l’ attrazione turistica, sembra seriamente intenzionato a riconoscersi e a farsi riconoscere come “popolo”, cioè non una massa umana anonima che occupa un territorio casualmente o per fatalità,ma un insieme d’ individui accomunati da caratteristiche ben precise, quali il modo di comunicare, la sensibilità, le attività lavorative, le arti, il giudizio e la visione della vita. E’ questa consapevolezza che unisce,che tiene viva e alimenta una Cultura. Fare storia di cio’ che si è stati e di ciò che s’intende essere.
Come ho detto in precedente occasione, a Sorso è tuttora messa in vendita la casa di famiglia del giornalista e scrittore Salvatore Farina. La palazzina di due piani, oltre che da un terrazzo panoramico, è composta da sette locali. Io me la immagino diventare un Centro Studi per far conoscere le nostre opere letterarie e artistiche e per farne una sorta di Museo della Civiltà Contadina. Sono numerosi i privati che possiedono attrezzi di questo mondo ormai quasi tramontato, materiale il più delle volte riposto negli scantinati e non più utilizzato. Penso che molti sarebbero disposti a metterli a disposizione, non perdendone la proprietà oppure rinunciandovi definitivamente, credendo nella nobiltà del fine. E’ utopistico sperare che le diverse associazioni culturali presenti a Sorso puntino a questo obiettivo, superando eventuali ed immotivati antagonismi e magari rinunciando all’ansia di volerci mettere per forza il “capello”, come spesso capita a numerosi politicanti arrivisti privi d’intelligente lungimiranza del vero Bene Comune? La realizzazione di un Museo “vivo” aiuterebbe a recuperare quel senso comunitario che sta venendo sempre più a mancare, facendo anche un importante passo identitario e quindi Culturale.