NON SOLO DIGIUNO DAL CIBO

DIGIUNO

 

 

di Piero Murineddu

Non vorrei che la forzata seppur necessaria sintesi che richiede la lettera al giornale, avesse tolto importanza alla pratica del “digiuno”. Sicuramente quando il digiunare ha finalità ascetiche, aspetto che esiste pressochè in tutte le religioni, e los’intende un mezzo per dare importanza all’aspetto spirituale della vita – molte volte messo in secondo piano – CONSERVA IL SUO NOBILE VALORE. Tra l’altro, lo si usa anche come forma di lotta nonviolenta per raggiungere certi obiettivi (Gandhi e il nostro Marco Pannella insegnano). Quello che volevo mettere in rilievo è il gesto in sé che non porta alla decisione di migliorare il nostro comportamento nei confronti delle cose e specialmente delle persone. Ribadisco l’ininfluenza di una certa predicazione “precettuale” che si fa da certi pulpiti, troppo “spiritualistica” e devozionalistica. E’ anche riduttivo quello che la gente coglie da certe prediche, dove, nonostante il richiamo alla conversione e a migliorare la propria vita, alla fine rimane soltanto l’ “obbligo” di astenersi dal mangiare carne in certe occasioni, e se si contravviene a questo precetto, la persona si sente appesantita da un grosso senso di colpa che non serve a niente. Spesso, la Fede la si vive in modo infantile, a livello catechistico. Considerandola un aspetto avulso dalla realtà concreta, non la si è approfondita, ne da soli ne con altri. Difficilmente si capisce che la Fede è un Cammino di crescita progressiva, per cui il giudizio delle “cose religiose” continua a risentire di questa lettura e visione immatura.
Riguardo alla risposta del prof, i “comandamenti del Profeta”, che possono essere sintetizzati in una presenza più incisiva e rivoluzionaria nella società che la renda più giusta e meno violenta, fanno parte della predicazione esplicità di certi sacerdoti, molti dei quali avanti nell’età (e don Antonio Sanna di Porto Torres è uno di questi), ma nella stragrande maggioranza il devozionalismo sterile continua a prendere il sopravvento, specialmente nella percezione dei fedeli praticanti, per cui il mettere a tacere la coscienza facendo i “fioretti” rimane la pratica più comoda e che tra l’altro ci fa sentire …..più buoni, e non di rado, non bisognosi del perdono di Dio e degli altri compagni di strada a cui spesso (e volentieri!) non manchiamo di pestare i piedi e qualcos’altro ancor più doloroso.

NON SOLO DIGIUNO DAL CIBOultima modifica: 2014-04-15T15:09:49+02:00da piero-murineddu
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