A prete Patriciello le critiche al Governo appaiono inopportune

di Piero Murineddu

Come sappiamo, il/la presidente del Consiglio si è recata a Caivano a seguito di uno dei tanti tristi fatti che la gente del posto subisce, in continuazione e da troppo tempo.

Per l’ occasione, Meloni, accompagnata da autorevole e ben armato seguito, si era incontrata con un prete che, evidentemente, non si limita a celebrare Messa e ad amministrare battesimi, prime comunioni e sacramenti a seguire, ma non fa mancare la sua presenza e la sua voce per fare in modo che chi da quelle parti risiede viva il più serenamente possibile

Il suo nome è Maurizio Patriciello, prete diocesano che preferisce farsi dare del “padre” perché  “don” richiama troppo i boss della malavita organizzata. Un abbraccio aveva suggellato l’ impegno da parte della premier che la zona sarebbe stata bonificata.  BO – NI – FI – CA – TA.

E difatti dopo qualche giorno sono arrivate centinaia di uomini e donne in divisa, con la faccia cattiva e col coltello tenuto tra i denti per far sentire la  “presenza” dello Stato. Lo “spot” governativo era così evidente che in molti “si son permessi” di muovere qualche legittima critica.

Non è passato molto che il riposo notturno dei caivanesi è stato disturbato da bum bum sparati in aria da probabili bulli spaccamontagne che volevano forse far sapere in giro che loro non avevano paura di tutto quel dispiegamento di forze. Prete Maurizio, comprensibilmente, non ha mancato di convocare la stampa e i media per dare risalto al fatto, cogliendo l’ occasione per “rimproverare” chi si era permesso di muovere critiche contro questo governo in quanto, secondo lui, finalmente lo Stato “si vede” nelle strade della città di quasi 36 mila abitanti, dove vi sono poco meno di una quindicina di piazze in cui quotidianamente lo spaccio è del tutto normale.

Qualche giorno dopo su avvenire.it avevo letto un articolo molto piccato di Maurizio, oggi credo 68ene, divenuto prete dopo aver dato un passaggio in auto ad un frate il quale probabilmente, parlandoyparlandoyparlando durante il tragitto, ha convinto il giovanotto allora paramedico dell’importanza di guardare in Alto e non solo in basso, e che magari, così facendo, avrebbe riempito meglio la sua vita.

Che fa il vescovo dopo la sua ordinazione? Manda il neo prete direttamente nel quartiere Parco Verde di Caivano per farsi le ossa. E le ossa se le ha talmente fatte che dal 2022 prete Maurizio è costretto a girare con la scorta perché  minacciato di morte dalla Camorra. Ancora prima, aveva la mania di denunciare pubblicamente chi, nella vasta zona napoletana, rendeva l’ aria di tutti irrespirabile a causa degli incendi appiccati volutamente a discariche e rendere noto l’interramento illecito di sostanze altamente inquinanti. Un suo fratello è rimasto vittima di una delle malattie che il respirare queste sostanze tossiche provocano.

Ancora, nel 2013 il suo nome è  risuonato nelle cronache di tutt’ Italia perché, recatosi dal prefetto per denunciare appunto questi continui e pericolosi roghi su cui aveva scritto anche un libro, prete Maurizio non aveva dato dell’ “Eccellenza” a sua signoria prefettizia. Apriti cielo. Le urla del rappresentante ufficiale dello Stato si erano sentite addirittura a casa mia, che abito aldiquà del Tirreno. Basterebbe questa simpatica scenetta per rendermi assai stimabile prete Maurizio.

Alla prima “calata dello Stato” ne è seguita un’altra, di cui i video dell’ Ansa ci hanno fatto vedere le numerose auto ben allineate e schieramento di omoni e donne in divisa, la solita faccia cattiva e con le braccia ai fianchi. Nel mentre Mattarella presidente ha firmato l’ennesimo decreto – quella decisione presa urgentemente dal Governo perché non c’ è tempo per discutere in Parlamento, dove si parla parla forse sempre più inutilmente, il da farsi – chiamato proprio decreto Caivano, che prevede – sia lodato sinceramente Iddio. Amen! – “misure di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”, con l’ aggiunta di “sicurezza dei minori in ambito digitale”, cosa quest’ ultima da vedere come verrà attuata.

Il signor Vincenzo De Luca, l’ altro simpaticone presidente di Regione, non ha fatto mancare il suo incoraggiamento a far stazionare permanentemente pattuglie e sorvegliare le strade con videocamere. A prete Maurizio, visto il clamore del tutto, è stata rafforzata la scorta armata.

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Ieri, sabato, uno dei vari quotidiani in cui si scrive sulla tastiera usando unicamente il ditino della mano Destra e tenendo lo sguardo fisso sulla stessa direzione, ha riempito  buona parte della prima pagina con la foto del prete che loda l’ operato di Meloni e compagnia. Ecco, evidentemente, in mezzo ad altri preti  “comunisti” (orrore!), anche loro, gli scribacchini destrorsi di costituzione mentale portavoce del potere più che giornalisti ragionanti, hanno trovato il loro simbolo da esibire, cosa che  a prete Maurizio, almeno credo e spero, non faccia molto piacere.

Come sempre, a ciascuno il suo giudizio. Io, giusto per fermare quest’ informazione che da un giorno all’ altro corre talmente veloce che non fai in tempo a leggere una notizia che è già diventata roba sorpassata e dimenticata, riporto un articolo nel quale si ribadisce il sacrosanto diritto di criticare e a seguire, un altro scritto dallo stesso Patriciello pubblicato su Avvenire in cui,sempre riguardo all’argomento, si rivolge direttamente a Roberto Saviano, dicendogli che sbaglia, sbaglia e continua a sbagliare, a iniziare da quella serie televisiva ispirata da un suo libro, che avrebbe, secondo prete Maurizio, gravemente nuociuto alla gioventù del luogo con gli ormoni in subbuglio e la pistola, presa chissà dove, nella fondina

Buona domenica, e se hai voglia, buona lettura

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Caro Don Patriciello….

di Ciro Pellegrino

A Maurizio Patriciello vogliamo tutti bene. O quasi: visto che è sotto scorta è evidente che il don qualche nemico ce l’ha. Ma i suoi nemici non sono nelle schiere di chi ha criticato l’azione del governo in carica, non sono fra coloro che hanno contestato l’invio di 400 agenti e militari una mattina a Caivano, nel Parco Verde, per una operazione-spot che passerà alla storia per aver individuato un allevamento abusivo di scoiattoli.

Scrive il parroco del Parco Verde, forse stanco ed esasperato per l’atto di sfida dell’Antistato che di notte si è presentato armi in pugno, lì dove qualche giorno prima era passato mezzo governo a garantire sicurezza e tolleranza zero:  «E voi tutti che avete criticato le forze dell’ordine e l’intervento del governo, vergognatevi».

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Non siamo noi a doverci vergognare, caro don Maurizio, coraggioso avamposto di fede e speranza immerso nel nulla. Chi critica esercita un diritto fondamentale dello Stato in cui viviamo: rivendichiamo il nostro diritto a farlo.

I rifiuti, Bagnoli e ora Caivano: per ogni guaio di Napoli è pronto il commissario di governo
Non è chi contesta questo spot del governo Meloni ad aver lasciato Caivano, l’ex Iacp e il Parco Verde in quarant’anni di solitudine scoprendo poi che questa dimenticanza, questo colpo di penna a cancellare una zona intera dell’hinterland napoletano avrebbe generato mostri.

Tu ti arrabbi, don Maurizio. E dici: «Se avete il coraggio, venite voi ad abitare con i vostri figli al Parco Verde».

Di nostri fratelli in pena ce ne sono al Conocal di Ponticelli, alla 219 di Melito, alle palazzine di Marigliano, alle Salicelle di Afragola, al rione Traiano di Pianura. E ancora: al rione Sanità, ai Quartieri Spagnoli, al Pallonetto di Santa Lucia, al Cavone di piazza Dante. A Forcella, a Miano, a Piscinola, al Vasto. Mille periferie dentro e fuori le mura della città, mille problemi diversi.

Se tutti ragionassero così cosa accadrebbe?

Caro Don Maurizio, chi ti è stato accanto nella battaglia contro la Terra dei Fuochi – da cronisti ascoltiamo ancora le voci, dopo anni, perché non riteniamo del tutto risolto il problema – non capisce questa posizione.

C’è chi è vile e non te lo dice in faccia perché, in deficit di idee e soluzioni, preferisce far cadere i tuoi sfoghi nel giro di un post sui social. C’è chi invece preferisce parlar chiaro. E invitarti ad avere più attenzione per chi esprime un dissenso politico rispetto alle decisioni di questo governo.

* Ciro Pellegrino è giornalista, capo servizio di Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA.

Caro Saviano…

di Maurizio Patriciello
Sono contento che, ancora una volta, la nostra sofferenza sia servita ad accendere i riflettori sul dramma immenso delle periferie abbandonate a sé stesse. Stavano là da sempre, sotto gli occhi di tutti, uomini semplici e intellettuali, politici, artisti e industriali. Sono contento che i poveri hanno ottenuto – fino a quando e con quali risultati non lo so – di essere ascoltati. Unico nostro desiderio è fare qualcosa di concreto perché i quartieri a rischio, ovunque si trovino, riescano a risollevarsi. Non è facile, gli anni di abbandono pesano. Ma si deve andare avanti, godendo di piccole conquiste. Spronando chi di dovere a fare il proprio dovere.

Che cosa sia avvenuto in questi giorni nella mia parrocchia è sotto gli occhi di tutti. Capisco le reazioni di chi è politicamente schierato sul lato opposto a quello del governo; capisco la mortificazione che invade gli animi dei nostri politici locali, mentre le immagini del nostro paese fanno il giro della penisola; capisco la rabbia di “droghieri e drogati” che al Parco Verde, in questi giorni, non possono espletare i loro affari e soddisfare i loro bisogni.

Capisco ma non condivido le dichiarazioni di Roberto Saviano. Anche lui, come tanti – troppi a dire il vero – cade nella trappola della facile diagnosi. Il fatto è, caro fratello Roberto, che di diagnosi ne abbiamo già tante e non da adesso. Andando a ritroso, non è difficile smascherare i nodi irrisolti, gli imbrogli perpetrati sulla pelle della gente, scovare dove è andato a finire tanto denaro pubblico sprecato in modo inutile e irresponsabile. Debbo fare attenzione, però, perché rischio di cadere anch’io nella larga buca della facile recriminazione. E non è quello che voglio.

Ci conoscemmo, te ne ricorderai, al funerale di un ragazzo, appena quindicenne, ucciso durante una rapina. Povero figlio, era stato trascinato a fare quella cosaccia da un amico maggiorenne. Quell’errore gli costò la vita. Tu, sconosciuto cronista, eri in chiesa. Mi chiedesti un’intervista che facesti confluire poi nel tuo libro Gomorra. Il “Padre Mauro” cui fai riferimento sono io. Da allora ne hai fatta di strada.

Ti ho seguito, non sempre ti ho apprezzato, soprattutto quando hai preso posizione contro la famiglia e a favore dell’utero in affitto, a mio avviso un obbrobrio da fare accapponare la pelle. Ho potuto notare quanto male ha fatto a tanti nostri ragazzini a rischio la serie televisiva Gomorra. Non una volta sola, attraverso la tua pagina, ti ho chiesto di ritornare al Parco Verde, non lo hai mai fatto. Oggi leggo che alla domanda «Quando ha visto il Governo al Parco Verde che cosa ha pensato?» rispondi candidamente: «È la fine di tutto. È la fine di ogni racconto che alla base abbia almeno un brandello di verità…».

Non mi trovo d’accordo, e non certo per motivi di partito. Perché mai la visita del presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, al Parco Verde, dove da sempre, come ha detto il presidente della Regione Vincenzo De Luca, «lo Stato non c’è», dovrebbe essere «la fine di tutto»? Per me prete, che in quel luogo sto consumando la vita, potrebbe essere l’esatto contrario.

Ognuno, certo, può avere le sue legittime opinioni, ma di fronte alle prime avvisaglie di un pur minimo cambiamento non mi sembra un bene cotanto pessimismo. Siamo stanchi e feriti, necessitiamo di ottimismo e di speranza. Abbiamo bisogno di un samaritano buono che ci tenda una mano, non di profeti di sventura che, da lontano, emettono simili sentenze.

So bene, caro Roberto, che cosa ci vorrebbe per far risorgere Parco Verde, Salicelle, Scampia e tutte le periferie urbane. Il fatto è che la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. I vari governi che si sono succeduti hanno attraversato tutti gli schieramenti politici, ebbene: nessuno è riuscito a fare il miracolo sperato. Ci sono stati anni in cui il problema veniva ignorato, altri in cui chi stava al potere fingeva meraviglia, altri in cui qualcosa avveniva. Piccole cose.

In questi giorni qualcosa sta accadendo, che cosa lo sanno tutti, te compreso. Che facciamo? Ricominciamo ad andare alla ricerca dell’untore? Va bene, ma intanto la gente muore. O, piuttosto, mettiamo un punto fermo, ci rimbocchiamo le maniche e vediamo di iniziare a porre rimedio?

Tutto qui, caro Roberto. Sono convinto che chiunque voglia un po’ di bene a me e alla mia gente deve avere l’umiltà della concretezza e della verità, e portare, o almeno supportare, soluzioni concrete, fattibili, realizzabili. Ai sogni continuiamo a pensarci noi.

A prete Patriciello le critiche al Governo appaiono inopportuneultima modifica: 2023-09-17T05:21:37+02:00da piero-murineddu
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