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MARIA CATERINA, PINA, ANTONIETTA e il “mistero” della donna con la brocca

 

di Piero Murineddu

Bellissimi e molto istruttivi gli scambi di ricordi, di nomi e di fatti che una foto può provocare. Come in questo caso, in cui si vede su “Palatzu Etzu” a Sennori, conosciuto come palazzo di Rosa Gambella, anche se questa famiglia – com’è precisato dall’articolo che accompagna la foto – non vi ha mai abitato.

Nella piacevole conversazione che segue all’immagine, Maria Caterina Carboni ipotizza che la signora della foto possa essere la madre di un suo parente, Minnia Branca, che rimasta vedova molto presto, tra le altre cose, per poter campare i suoi tre figli, lavava i panni di altre famiglie, dato più che la sorella Rosa, senza figli, abitava proprio in quel punto.

Informata dalla madre, che comprensibilmente conserva maggior memoria di ciò che son stati i tempi passati, l’interlocutrice di Maria Caterina, Pina Pazzola, che è anche l’autrice della storia –leggenda che ricostruisce la vicenda di questa bella e ricca nobildonna morta in oscure circostanze, precisa che lì abitava Giovanna Rizzu, madre di “Pibarone su jogante”, mentre poco più in su abitava tata Pinna, madre di “Cagalufrescho”.

A questo proposito, interviene Antonietta Codrignani, precisando che Giovanna Ricci era la sua bisnonna, madre di Maria Satta, sua nonna paterna. “Pibarone” era invece suo nonno, arrivato da Imola al seguito del mitico circo Zanfretta. Ed ecco che al soprannome gia esistente se ne aggiunge un altro, “su jogante”, sicuramente per distinguerlo in modo più preciso da altri.

Intervenendo ancora Maria Caterina sulla zia Rosa, ricorda le sgridate ai bambini che uscivano dalla “sede” parrocchiale se si permettevano di sedersi sui suoi gradini.

Insomma, una breve conversazione che diventa una pagina di storia locale.

 

 

Due piccole considerazioni

La prima è a proposito del “Palatzu Etzu” (Pina Pazzola) e “Palatu Ezzu” (Antonietta Codrignani). Personalmente la presenza della “t” per rafforzare la zetta non riesco a farla mia. Ma è il vecchio problema dello scrivere nella parlata locale: in assenza di una grammatica ben definita, si rischia un “anarchico” soggettivismo. Magari in questo, il prezioso Tonino Rubattu può essere di valido aiuto.

La seconda considerazione riguarda i bambini che vengono sgridati, o meglio venivano, quando ancora si giocava per le strade. Non solo e non sempre, ma spesso sono (erano) le donne senza figli a farlo. In questo caso zia Rosa, la quale era sicuramente una bravissima persona. Probabilmente succedeva perché non abituate a dover contenere la giusta esuberanza dei ragazzi. Comunque, quanto mi mancano le allegre chiassate per le strade e i bisticci, spesso anche fra mamme per difendere il proprio figliolo che – guarda un po’ – aveva sempre ragione…..aveva!

(la foto e il post son tratti dalla pagina  FB “Sennori…e dintorni”)

MARIA CATERINA, PINA, ANTONIETTA e il “mistero” della donna con la broccaultima modifica: 2016-03-15T12:26:53+01:00da
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