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DOVEROSA ATTENZIONE AI VIVI

di Piero Murineddu

Immagino quanto certe posizioni del buon frate Alberto possano inquietare e fors’anche infastidire. Ma lui è così…. grazie a Dio. Abbiamo bisogno di essere scossi, sopratutto nel nostro perbenismo, “religioso” o laico che sia. Eppoi in questi giorni in cui i cimiteri rischiano di diventare fiere della vanità e del “giudizio” ( “Ma guarda quanto vogliono bene alla mamma defunta con tutti quei bei fiori! Chissà quanto son costati….E la tomba di……. hai visto quanto è trascurata? Che vergogna!”).

Si vuole manifestare l’intensità del ricordo del congiunto defunto? Mah! Per me una bella pianta grassa che sopporta benissimo la mancanza d’acqua e non soccombe nelle giornate ventose è più che sufficiente. Ogni tanto una passeggiatina nei tranquilli e silenziosi viali del cimitero per rinfrancarsi lo spirito, rilassarsi dallo stress dei centri commerciali e ripensare con più obiettività allo scontro avvenuto magari nel luogo di lavoro…… E dato che ci sei, una pulitina alla tomba di famiglia non guasta.
Diciamocelo con onestà: stride troppo e mortifica la propria intelligenza quando si cura in modo maniacale il culto dei morti e nello stesso tempo si è indifferenti e si detestano i vivi. O no?

Il frate “eretico”: «basta fiori ai morti, portateli ai vivi»

AL “POPOLO” SEMPRE IL PEGGIO DEL PEGGIO

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di Piero Murineddu

Su “La Nuova” di oggi, in due pagine consecutive si scrive di alloggi popolari. Nella prima a Sorso. Nove alloggi finiti e pronti ad abitare ma bloccati per le solite e imbecillotte pastoie burocratiche. Nella seconda a Porto Torres. Quarantanove. Da consegnare forse la prossima estate. No, nessun rigiramento di……. sugli ormai normali e colpevoli “sbagli” per i quali famiglie sicuramente disagiate sono in attesa, pieni di speranza ma anche credo parecchio incazzate per questo fastidiosissimo tirarla per le lunghe. La mia considerazione era per la foto che vedete, un blocco di alloggi da consegnare a Porto Torres. Mi chiedo: ma possibile che per il “popolo” vengano riservate sempre cose, case in questo caso, brutte, bruttissime, orrende? Chi non ne ha le vorrebbe. Certo. Ma che i soldi che mi trattengono dallo stipendio servano per creare questi obbrobri edilizi è una cosa rivoltante.

“FIDANZAMENTO”, questo SCONOSCIUTO

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di Piero Murineddu

Proprio non era cosa di poco conto rompere un fidanzamento, cioè la reciproca promessa di arrivare al matrimonio, e coinvolti non erano solamente i due interessati, ma anche le reciproche famiglie e parentela, se non addirittura l’intero paese. Puro anacronismo per i tempi che viviamo?

Oggi se due si piacciono, non esitano a prendersi un appartamento e a “provare” a convivere. Se va, possibile che si arrivi a “regolarizzarsi”, davanti alla società e, per chi ancora conserva un barlume di fede, davanti a Dio, o più precisamente davanti alla Chiesa o alle aspettative degli ormai anziani genitori e nonni se ancora in vita.Se non va, amici come prima o nemici per sempre. Discorso che ci porterebbe lontano.

Per tornare al racconto fatto da Maria Peppa Sassu, le conseguenze, quelle negative beninteso, ricadevano sempre e unicamente sulla donna e chissà che a oggi, se in molte sono arrivate a trovarsi con diversi anni sulle spalle e a nessun legame affettivo (almeno ufficialmente)
il motivo non sia da ricercare su questi retaggi di un passato ormai morto, pianto e sepolto.

Intanto massimo rispetto per chi ha scelto liberamente il proprio stato di vita, e nessun giudizio per chi lo si ritrova a patirlo, maschio o femmina che sia.

 

 

 

 

Incontri che ti portano alla meschina realtà

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di Piero Murineddu

Bellissimo questo parco attrezzato che abbiamo la fortuna di avere a pochi chilometri da Sorso. Ci puoi andare per far giocare i tuoi figli, oppure per leggere o studiare come ho fatto io questo pomeriggio, cercando il tavolo più isolato e distante dal felice e gioioso schiamazzo dei bambini; puoi andare a percorrere il camminamento in legno lungo il silenzioso e rilassante stagno, allietato dalla visione di uccelli che svolazzano rasentando la superficie dell’acqua. Un incanto, se non fosse il malcapitato e grazie a Dio sfuggevole incontro con una compaesana: “Ascolta, tu che sei di “Di ra toia“……….” – “No, veramente dico la mia ma in altro luogo….” – “E va bene, è lo stesso. Bisogna dire che ogni volta che vengo a camminare qui, ad un certo punto mi trovo davanti una trumadda di nieddhi chi….” – “Oh, caspita. E’ una cosa che mi fa molto piacere. Ma sai che mi hai fatto venire il buonumore?” – ” Ah, per l’integrazione sei….”. L’intervento di un signore che chiede informazioni mi libera da una situazione che non so come poteva finire. Dicevo, abbiamo un paradiso a due passi da casa, peccato che……

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Malcapitatincontri

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di Piero Murineddu

Bellissimo questo parco attrezzato che abbiamo la fortuna di avere a pochi chilometri da Sorso. Ci puoi andare per far giocare i tuoi figli, oppure per leggere o studiare come ho fatto io questo pomeriggio, cercando il tavolo più isolato e distante dal felice e gioioso schiamazzo dei bambini; puoi andare a percorrere il camminamento in legno lungo il silenzioso e rilassante stagno, allietato dalla visione di uccelli che svolazzano rasentando la superficie dell’acqua. Un incanto, se non fosse il malcapitato e grazie a Dio sfuggevole incontro con una compaesana:

Ascolta, tu che sei di “Di ra toia”……….” 

“No, veramente dico la mia ma in altro luogo….” 

“E va bene, è lo stesso. Bisogna dire che ogni volta che vengo a camminare qui, ad un certo punto mi trovo davanti una trumadda di nieddhi chi….” 

“Oh, caspita. E’ una cosa che mi fa molto piacere. Ma sai che mi hai fatto venire il buonumore?”

” Ah, per l’integrazione sei….”

L’intervento di un signore che chiede informazioni mi libera da una situazione che non so come poteva finire.

Dicevo, abbiamo un paradiso a due passi da casa, peccato che……

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BUON COMPLEANNO GIOVA’

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di Piero Murineddu

Inevitabile e normalissima apprensione, insieme ad ansiosa e gioiosa attesa quando i tuoi genitori aspettavano la nascita del loro primo figlio. Col tempo ti hanno aiutato a crescere nel modo migliore che a loro è stato possibile, come un padre e ancor di più una madre si sforzano di fare nel seguire momento dopo momento e giorno dopo giorno il frutto del loro amore, nello sforzo di farlo arrivare a piena maturazione. Hai acquisito tante capacità nei tuoi anni terreni, e nella relazione con gli altri e con la vita stessa hai capito che, stringi stringi, l’obiettivo primo dei giorni che ci son dati da vivere è contribuire a costruire un mondo migliore, in quello che possiamo fare. Tanti di noi possono testimoniare che tu questo sforzo lo hai fatto, e di questo ti ringraziamo. 

LA SPENSIERATA E SANA ALLEGRIA DI UN TEMPO

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di Piero Murineddu

Mare splendido stamattina. Ancora piacevoli giornate di un’estate che non vuole saperne di lasciare il passo alla malinconica stagione autunnale. Certo, le piogge continuano a farsi desiderare, gl’invasi sono in paziente attesa di essere riempiti e l’acqua dai rubinetti notturni vien fuori timidamente, ma – ammettiamolo – il tepore diquesti giorni aiuta il buon umore e incoraggia le passeggiate. Per me specialmente quelle mattiniere, quando la frenesia delle cose da fare non ha ancora preso il sopravvento, e il farlo lungo la spiaggia col sottofondo discreto della leggera risacca aggiunge valore e piacevolezza.

Se poi vedi quello che nelle intenzioni potrebbe essere una capanna di pastori o più verosimilmente una catastella di legna che si prepara a diventare un piccolo falò notturno, allora il piacere del momento è triplicato. Ti siedi davanti e il ricordo va agli anni giovanili, quando più volte cogli amici ci si ritrovava intorno al fuoco scoppiettante, a formare i pochi accordi sulla tastiera della sei corde e squarciagolare insieme le intramontabili canzoni di Battisti, infischiandocene bellamente che ai tempi venisse considerato mezzo fascistoide perché non partecipava alle lotte di classe componendo canzoni “impegnate”. Il ” plaid” proteggeva le coppiette dall’umidità delle ore notturne e creava la sufficiente intimità per le sacre effusioni adolescenziali. Qualcuno esagerava “sorseggiando” troppo frequentemente il paglierino e spumeggiante liquido con marchio “Ichnusa”, ma il tempo di “strafarsi” con porcherie di ogni genere non era ancora arrivato, e la spensierata e sana allegria era ancora possibile. Oggi non so. Me lo auguro.

UN POMERIGGIO PIENO D’ARMONIA

 

 

francesco e Maddalena

di Piero Muriineddu

“L’Avru” è una frazioncina a quattro chilometri da Viddalba (SS), quasi cinquecento metri sul livello del mare, lungo una stradetta asfaltata che s’inerpica fino alla chiesetta dedicata a San Gavino, dove il primo maggio vi si svolge una partecipatissima festa, insieme ad un’altra più “intima” nel mese di settembre.

A L’Avru ci trascorrono la vita quattordici persone. Maddalena e il fratello Pancrazio vivono proprio nella casa dove Sebastiano Tansu, detto “il Muto di Gallura”, andava a trovare la giovane Gavina di cui si era perdutamente invaghito, ma il cui amore fu ferocemente contrastato, cosa che portò il giovane muto a darsi alla macchia e a commettere diversi omicidi. Tutta la storia romanzata è narrata da Enrico Costa nel suo libro del 1884. Per chi lo desidera, l’intero volume è scaricabile su

https://fedirdonald.firebaseapp.com/il-muto-di-gallura-B00C

E’ qui che domenica scorsa, insieme al mio amico Giuseppe, abbiamo portato il novantaquattrenne di Sennori FRANCESCO FERINO, ospite in un istituto per anziani che si trova a Valledoria, ex Codaruina. Armato di videocamera, quel pomeriggio il mio intento era di filmare il racconto della vita di Francesco, costruttore di modellini in legno fedelissimi alla realtà, poeta ed instancabile “scrittore”, magari non precisamente corretto grammaticalmente, ma descrittore di profondi e nobilissimi sentimenti e concetti, tutti raccolti da libriccini da lui stesso battuti a macchina e letteralmente costruiti, per poi farne copie e distribuirli alle persone che mostrano interesse al suo sforzo “letterario”. Ve ne parlerò dettagliatamente in seguito.

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L’Avru, dicevo, dove l’amico Giuseppe si è voluto fermare per vedere appunto la casa legata al bandito muto. Ad accoglierci con tutta la cordialità possibile è stata Maddalena, mai sposatasi e vivente qui dalla nascita. Dopo non molto è sbucato il fratello Pancrazio, anche lui rimasto celibe. La conversazione è stata naturale e piacevolissima, in modo particolare tra Francesco e Maddalena. Riempie il cuore vedere due vecchi che si parlano semplicemente, come se si conoscessero da sempre.

Pancrazio mi dice che diverse volte veniva a Sorso per vendere il carbone che produceva coi familiari. La comunicazione del fratello e della sorella avviene esclusivamente in gallurese, per cui non c’è nessuna difficoltà a capirci. L’essere immersi nella natura con lo sguardo che porta lontano fino al mare, dopo aver attraversato distese infinite di lussureggiante vegetazione, agevola il reciproco ascolto e ci aiuta a godere dell’armonia e della vicinanza umana, così difficili da riscontrare nella normale e spesso ripetitiva quotidianità.

Ci siamo salutati con molto calore e con la speranza di poterci rivedere presto e in salute.

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Quello che Francesco mostra a Giuseppe è uno dei numerosissimi modellini che ha realizzato nelle lunghe ore trascorse all’interno del garage adibito a laboratorio nella sua casa a Sennori.

Attrezzi di ogni specie, della Civiltà Contadina della sua giovinezza ma anche miniature di monumenti, utensili casalinghi e giocattoli di ogni tipo. Gli scalpellini per intagliare il legno non gli mancavano, ma per le rifiniture aveva il suo preziosissimo coltellino sempre ben affilato.

Il prossimo 23 dicembre Francesco compie 94 anni, e dopo aver perso la moglie qualche anno fa, la sistemazione in un istituto di Valledoria gli va ottimamente. Per la passione che continua ad avere per la scrittura, gli è stata data una sistemazione che gli consente la tranquillità necessaria per riportare su fogli che lui stesso batte a macchina, pensieri, ricordi della sua lunga vita e versi poetici.

È un uomo semplice e affabile Francesco, e volergli subito bene non è difficile. La prima cosa che ha fatto appena mi ha visto il giorno in cui ci siamo conosciuti, è stata quella di mettermi tra le mani una busta contenente uno dei libriccini da lui scritti, in cui parla di quella che da non molto tempo è diventata la sua nuova casa. Mi dice l’amico Giuseppe che spesso lo chiama per telefono, assicurandogli che la stesura del nuovo libretto procede.La creatività di Francesco è sempre viva.