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PUNTUALE COME LA MORTE (fatta eccezione per questo caso)

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di Piero Murineddu

Ancora il famigerato ponte sassarese in primo piano. E non tanto per la sua presunta bellezza di cui si vantano i nostalgici del ventennio “nero”, le famose e opinabilissime grandi opere architettoniche di cui vanno fieri e che, secondo loro, mettono in secondo piano il 99, per cento delle tragedie umane che comportò la guida mussoliniana del suolo italico e dei suoi abitanti.

No, il motivo è quell’altro, purtroppo ricorrente: suicidio o tentativo di farla finita coi drammi personali che in quel momento appaiono insuperabili.

Superabilissima continua ad essere invece la ringhiera che separa dal vuoto, che quando mi capita di sbirciarci giu, mi viene la tremarella a quel buchino là dietro.

Questa volta, grazie al solito eroe, la povera disgraziata non è riuscita nell’intento, dovuto a sicura sofferenza, mal di vivere o chissà cos’altro.

Per quanto ancora dovrà durare questa incredibile e inaccettabile situazione?
Dobbiamo sempre temere il prossimo, tentato o realizzato?

Eppure un progetto, che da quel che ricordo non è male, è fermo in un cassetto comunale. Il Consiglio sarebbe d’accordo, diecimila firme di cittadini già registrate.

Impedimenti per la realizzazione? Normale e forse scontata: il fermitutti della Soprintendenza.

Intendiamoci, bella e in molti casi necessaria invenzione questa Istituzione pubblica che è la Soprintendenza..

Ma detto questo, che si fa? Le facciamo risarcire economicamente i familiari delle vittime ( anche se la morte di una persona sembra immorale monetizzarla!) e, per punizione, farle percorrere le strade cittadine vestita di sacco, autoflagellandosi e facendole ripetere continuamente “per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa”?

 

Ha importanza?

di Sandro Penna

I miei genitori mi hanno chiesto se sono gay.
E ho detto, “Ha importanza?”
Loro hanno risposto, “No, non molta”.
Io ho detto loro, “Sì, sono gay”.
Loro hanno risposto, “Stai fuori dalle nostre vite”.
Immagino fosse importante.

Il mio capo mi ha chiesto se sono gay.
Io ho detto, “Ha importanza?”
Lui mi ha risposto, “No, davvero”.
Io ho detto, “Sì, sono gay”.
Lui mi ha risposto, “Sei licenziato, frocio”.
Immagino che fosse importante.

Un mio amico mi ha chiesto se sono gay.
Gli ho detto, “Ha importanza?”
Lui mi ha risposto, “No, davvero”.
Gli ho detto, “Sì, sono gay”.
Lui mi ha risposto, “Non considerarmi più tuo amico”
Immagino fosse importante.

Il mio compagno mi ha chiesto, “Mi ami?”
Gli ho detto “E’ importante?”
Lui mi ha risposto, “Sì”
Gli ho detto, “Ti amo”.
Lui ha risposto, “Fatti abbracciare”.
Per la prima volta qualcosa nella mia vita ha importanza.

Il mio Dio mi ha chiesto, “Ami te stesso?”
Gli ho detto, “Ha importanza?”
Lui mi ha detto, “Sì”
Gli ho chiesto, “Come posso amare me stesso? Sono gay.”
Lui mi ha detto, “E’ così che ti ho fatto”.

Nulla ora avrà più importanza.

 

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La cipolla africana di Mussabainzu

 

di Lalla Careddu

Ricordo che ad Alghero mi chiamarono a parlare di SPRAR con Lorenzo Braina e Franca Masu. Franca cantò, e Braina faceva Braina, cioè quel magnifico uomo che è. Io feci quello che faccio sempre, scrissi un raccontino. Che è questo:

Quando i figli di Teresa, la mia amica che è morta l’anno scorso, hanno detto all’amministratore che avevano affittato la casa ai profughi, o cosa sono, immigrati boh, io li volevo denunciare tutti.
Ma come?
Questa è una palazzina rispettabile, siamo tutte vedove, tre per l’esattezza, e siamo sole. Tutte anziane, ci facciamo compagnia, chi ci difende da questi?

L’avvocato mi ha detto che non potevo fare nulla. E quando mi taglieranno la gola? Eh? Speranzina dice che sono esagerata, ma lei non ha l’artrosi dell’anca, lei può correre se qualcuno le vuole tagliare la gola. Che tanto la raggiungono lo stesso. Poi ridiamo, cara Speranzina che fa tanto la moderna.

Sono arrivati oggi. Tre. Neri come la pece e lunghi come il mese di maggio. Io intanto mi sono fatta aggiungere tre serrature, che non si sa mai. E non apro a nessuno, manco a Speranzina, che si arrangi lei e la sua gola tagliata, già ridiamo se la picchiano questi. Io non apro a nessuno.

Stanotte non ho dormito, avevo paura che buttassero giù la porta con una accetta da boscaiolo, come in Shining. Domani metto un cartello nel portone: IN QUESTO CONDOMINIO SONO VIETATE LE ACCETTE DA BOSCAIOLO. Cominciamo a mettere i puntini sulle “i”, che qua siamo in Italia.

Speranzina stamattina mi ha detto che sono esagerata. Aspetta quando ti prendono la pensione, le ho detto. E in quel momento ho visto i nomi sui campanelli. Ma questi non li possono scrivere in italiano i nomi, che siamo in Italia? Mussa? Nome di gatto, di gente non battezzata. Speranzina ha detto che sono nomi africani. Vabbè, io li chiamo Bainzu, Proto e Gianuario, come i martiri di Porto Torres, così ci capisco.

Al ritorno dal supermercato Proto o Gavino, che tanto sono tutti uguali, mi voleva rubare la spesa. Ho gridato: MOLLA LA SPESA GAVINO! Ho urlato forte, e l’ha mollata subito. Cominciamo bene, Speranzina, qua ci rubano la spesa e mi sono chiusa in casa. Quattro mandate. Pure la sedia, toh, che se usa l’accetta lo sento subito e tocco il salvalavita Beghelli che lo vedi se vengono miei figli. La testa come i martiri di Porto Torres vi staccano. Eh.

Pure stamattina Gianuario voleva rubarmi la spesa, ma ho urlato solo al secondo piano, che ero stanca. L’ha mollata subito, sullo zerbino. Dev’essere che il parroco gli ha raccontato la storia dei martiri. Eh, mica siamo scemi qua.

Poi hanno cominciato a cucinare alle nove del mattino. Una puzza di cipolla terribile e ho chiamato Speranzina perché chiamasse l’amministratore, che non si può cucinare queste cose in una casa perbene. E quella cretina, che vedrai uno di questi giorni le entrano a casa con l’accetta questi tre, mi ha detto che non c’era differenza con quando io preparo il sugo la domenica alle sette. Ma questa è cipolla sarda! Loro sicuramente usano una cipolla africana.

Dev’essere che mi hanno sentito e mi hanno suonato alla porta. Bainzu. Con un piatto di una roba strana. Per assaggiare, mi ha detto. Ho allungato la mano e ho preso il piatto di carta. ASPETTI LI’. Gli ho ordinato. Che io sono sassarese e se un piatto entra un piatto esce. E gli ho dato due fette di torta di mele. Buongiorno e non si disturbi più Signor Gavino! Mi ha guardato strano ma ho chiuso in fretta la porta. Quattro mandate. Più la sedia per l’accetta da boscaiolo. Io di questa roba non ne mangio. Cipolla africana ci dev’essere. Il profumo è buono. Sì, l’ho mangiato. Così così, già si poteva mangiare.

Non faccio in tempo a poggiare la busta della spesa che tentano di rubarmela. Però ora hanno imparato e per evitare che io gridi me la lasciano sulla porta. Speranzina dice che mi aiutano. Io non ne ho bisogno d’aiuto. Però oggi sul loro zerbino ho lasciato tre cipolle. Con un biglietto: cipolla sarda. Oh, questi tre riescono a far puzzare pure la cipolla sarda, stamattina alle nove c’era un prof…, una puzza di soffritto che ajò, non va bene.

Oggi Bainzu mi ha suonato alla porta. Ho guardato dallo spioncino. Non aveva accetta da boscaiolo, e ho aperto poco, con la catenella. Mi ha chiesto un’aspirina per Gianuario, quello che si vede meno. E cosa ha, gli ho chiesto, qualche malattia strana? No signora…influenza. Ma la prendono l’influenza gli africani? Boh, io gliela do. E camomilla ne avete? Non sa cos’è la camomilla. Lì esce Speranzina con la teiera pronta. Aspettà Mussa, che l’ho preparata io.
– Ma scema sei?
– Eh, quanto sei esagerata.
E entra dai boscaioli.
E riesce dopo dieci minuti. Con la gola intatta.
E siccome non esiste che lei ha visto l’appartamento degli assassini di vecchie e io no, e anche perché non mi dica che sono paurosa, ho suonato.
“Signor Gavino, tenga questo limone, che Speranzina non è mai stata brava a fare tisane”.

Caro diario,
sono passati sei mesi. Siamo ancora vive. Domani Proto parte e io e Speranzina siamo tristi. Perché questi ragazzi sono davvero bravi, educati e ci hanno aiutato molto. Fra due giorni partono pure Bainzu e Gianuario, i martiri turritani se ne vanno.

Dice che ne arrivano altri, speriamo che siano bravi anche questi. E che almeno uno sia alto ad altezza di plafoniera delle scale, come Gavino, che cambiava le lampadine dei pianerottoli senza manco la scala. Perché in un condominio di anziane uno che sia ad altezza plafoniera ci vuole sempre”

Saluto fascista al funerale e ” lasseddi chi s’ ammazziani tra eddhi”

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Se nelle chiese si usasse meglio il potere che dà il microfono…

di Piero Murineddu

Rissa per droga, quindi. Non per questioni di corna, di “sei stata col mio ragazzo…” o altre amenità varie che caratterizzano la quotidianità, aldilà del colore della pelle. Le indagini hanno appurato che….. Il finale dell’articolo, tratto da La Nuova di ieri, domenica 23, quasi elogia il videoamatore, grazie al quale ecc.

Ne ho parlato lo scorso 18 settembre, introducendo il post con i commentini “filosalvini” che fa l’improvvisato cameraman, senza scomporsi minimamente quando la rissa prende talmente una brutta piega che da uno coinvolto si sente il disperato invito a chiamare la polizia. Lui, il videoamatore, è troppo impegnato nelle riprese e a fare le sue considerazioni, per cui è impossibilitato ad intervenire. D’altronde si sente all’inizio del filmato:“Lasseddi chi s’ammazziani tra eddhi…“. Cioè, un atteggiamento vomitevole. Adesso è quasi un eroe, perchè grazie al suo video, gli inquirenti ecc ecc…..

Nell’articolo che riporto all’ inizio non traspare minimamente il freddo e disinteressato fare di chi filma. Potevano anche ammazzarsi, ma lui era impegnato a filmare e a commentare.Non so se essere disgustato più dal videoamatore oppure dall’articolista anonimo…..

Voglio proporre  la riflessione riguardo al saluto fascista di gruppo durante il funerale di un “camerata”  fatta da Gaetano Galia, prete impegnato su vari fronti del vivere sociale a Sassari, dove sono avvenuti i due fatti, a mio giudizio, strettamente collegati.

Prete ed educatore, oppure educatore e prete, fate voi. Fatto sta’ che non è il solito pretino della domenica che ti fa la sua brava omelia politically correct , attento a non scontentare nessuno e sopratutto a non toccare certe corde sensibili del quotidiano vivere di questi tempi. Duri tempi, e non tanto per me personalmente, quanto per le pericolose tensioni sociali che vediamo sempre più in crescendo. Diciamolo chiaramente: sono pochi i preti che abbassano lo sguardo su ciò che avviene nel quotidiano. Più comodo stare col viso in sù, fare riflessioni sul gia e non ancora…… Eppure il parlare dall’ambone domenicale avrebbe influenza. Poca? Molta? Avrebbe influenza. Punto. Epperò, l’ho gia detto, potrebbe far storcere il naso a più di un pio fedele. Devotissimo, per carità, ma che all’uscita dalla chiesa distoglie lo sguardo da chi tende la mano invece di fargli un fraterno sorriso. Non vuoi dargli i soldi perchè pensi che li usi per ubriacarsi o chissà per cos’altro? Ma almeno non fare la faccia schifata. E’ il minimo che si richiede a chi presume di seguire l’insegnamento cristiano. Eppoi ci sono le considerazioni a largo raggio (prima gli italiani…..ma perchè non se ne vanno da dove son venuti……zingari brutti, sporchi, cattivi, ladri…….).

Ecco, dicevo, se nell’usare il potere del microfono domenicale, il prete insistesse su certi temi terreni LEGATISSIMI alla fede, forse in giro i giudizi dei bravi praticanti sarebbero diversi, più cristiani e meno salviniani. Certo, condizione indispensabile è che non sia lo stesso prete a pensarla in un certo modo, diciamo del “respingimento” invece che dell’accoglienza. Se così fosse, ci sarebbe da ripensare l’intero cristianesimo……

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EDUCARE PER PREVENIRE: COSì SI BATTE IL FASCISMO

di Gaetano Galia

Cari insegnanti, genitori, catechisti e volontari delle Associazioni civili, in riferimento agli ultimi fatti accaduti a Sassari, mi son preso un po’ di tempo, prima di esprimere un commento. E non sarebbe male che lo facessimo sempre tutti.

La riflessione, la distanza dagli eventi, la presa di coscienza delle cause che portano a certi fatti, consentono, con un po’ di distacco emotivo, di essere un po’ più oggettivi.

Per esempio, in riferimento all’episodio del saluto fascista davanti alla Chiesa di san Giuseppe, le prime reazioni emotive, portavano alla paura di una Sassari fascista. Come si reagisce?

Certo una prima reazione è di denuncia e di sdegno. Sono ancora fresche le paure che rinnovano ricordi spiacevoli nella nostra storia. E dunque?

Il mio pensiero si rifà alla metodologia educativa salesiana dell’approccio preventivo promozionale. Se tutte le maestre, gli insegnanti, genitori, catechisti, si prendessero l’impegno di descrivere nei particolari, ai nostri giovani, la storia dell’Italia fascista con

le privazioni delle libertà,

gli imprigionamenti,

gli esili e i confinamenti delle persone con un’opinione diversa,

l’adesione alle leggi razziali,

l’eccidio di una generazione di giovani mandati in guerra senza senso…..

forse avremmo una generazione futura che non inneggerà più al fascismo e alla sua ideologia totalitaria e non avremmo più bisogno di indagare i nostri giovani, i nostri figli, per il reato di apologia del fascismo.

Le agenzie educative, dunque,

la prevenzione,

l’educazione,

la proposta di valori quali

la democrazia,

il rispetto della persona,

il rispetto della diversità delle idee,

l’uguaglianza delle persone;

valori fondamentali da riproporre continuamente nella quotidianità delle nostre esperienze educative.

Forse abbiamo abbassato la guardia!
Questi segnali, più che farci prendere dal panico, devono sensibilizzarci al fatto che questa tremenda ideologia è sempre dietro l’angolo, perché, c’è sempre un uomo che

vuole prevalere su un altro,

che vuole prevaricare sull’altro,

che vuole sedersi su un gradino superiore per sete di denaro, di potere e di successo.

Ma l’uomo di destra di turno potrebbe obiettare: e le dittature di sinistra? Ebbene sì, anche le dittature di sinistra vanno denunciate alla stessa maniera, tutte le forme di terrorismo, di violenza, vanno condannate allo stesso modo e mai giustificate per un’adesione ideologica.

E la storia della Chiesa con le sue violenze? Certo, anche la dittatura religiosa, il fanatismo religioso, o forme teocratiche anacronistiche, allorquando sono violente e opprimenti, non hanno nessuna attinenza col messaggio evangelico di Gesù, garantista, pacifista, democratico e non violento e vanno condannate.

Tutte le forme totalitarie sono negative e deleterie, anche se si avvicinano ad una nostra sensibilità politica o ideologica o di fede.

Non esistono dittature buone o meno buone.

Certe discussioni sono davvero ridicole. Come quando si dice che una “certa gelosia” fa bene all’amore.

Un elemento negativo, non può avere niente di buono, perché ha alla base un virus negativo, che non si concilia con nessuna positività.

L’unica forma di governo è solo e sempre la democrazia, perfettibile certo, ma sempre in mano al popolo.

Famiglia, scuola, chiesa, società civile, dovranno lavorare a livello di prevenzione ed educazione, anche con l’esempio quotidiano: quando si dice ad un bambino in maniera ferma “stai zitto!”, o gli urliamo: “non urlare”, o esclamiamo: “cosa ci fano tutti questi negri in città”, stiamo già comunicando la nostra modalità di relazione antidemocratica, dispotica e razzista.

Nessun bambino cresce democratico e libero se vive e sperimenta un ambiente oppressivo e dispotico.

E il primo fascismo da debellare è quello della nostra intolleranza, intransigenza ed estremismo.

Solo il dialogo, il rispetto e l’accoglienza delle differenze può creare una vera società democratica.

“Traversata del deserto con oasi”? L’opinione di Anna

di Piero Murineddu

Io l’ho letto. Mi è piaciuto. Mi ha fatto riflettere molto e mi  ha divertito tantissimo. Ne ho parlato, ma giusto un accenno.Per chi è interessato, nella pagina di seguito vi trova anche le indicazioni per riceverlo a casa..

https://pieromurineddu.myblog.it/2018/03/10/si-e-fatto-sempre-cosi/

 

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Anna Demuro, un’eccellente e sensibile artista che vive dalle mie parti, lo ha letto anche lei e le sei paginette manoscritte che riporto è quanto lo scorrere le pagine del libro le ha provocato. Parere di un’insegnante sull’esperienza fatta da una collega. Entrambe attualmente in pensione. Più o meno coetanee. Anna ha aiutato a venir su dei bambini durante la scuola elementare, in località diverse del nord Sardegna e particolarmente nei cosiddetti “stazzi” della Gallura, luoghi dove lei stessa ha trascorso l’infanzia e la prima giovinezza.

Rita Clemente, partendo dalla Puglia, è risalita fin su in Piemonte, “camminando” insieme a ragazzi e ragazze nel pieno dello stravolgimento ormonale e riuscita ad arrivare al sospirato pensionamento, poco prima di …….schiattare,  dopo un’estenuante “attraversamento del deserto, alleviato da diverse e piacevolissime oasi” . Lo ripeto ancora: procuratevi questo volume, accessibilissimo per tutte le tasche. Solo la prima risata e la profonda riflessione che segue subito dopo ripagano da subito il prezzo di copertina. Provare per credere.

Anna non fa uso di strumenti elettronici. Ero disponibilissimo a riscrivere il testo col pc, anche per far faticare meno i lettori, ma visto il suo immediato diniego e conoscendola, ho desistito immediatamente. Per questa donna l’uso della penna è insostituibile. Paragonabile neanche lontanamente al freddo pigiare sui tasti. Lo so, siamo tutti d’accordo, sapendo che la calligrafia mostra anche ciò che è la persona che muove quella mano. Lo sappiamo, ma la strada  comodamente  impersonale di far saltare l’indice destro da una lettera all’altra della tastiera l’abbiamo imboccata ormai un po’ tutti, per cui…..allegramente verso l’appiattimento generale. Così va la vita!

Lascio a ciascuno di ” decifrare” quanto Anna ha pensato dopo aver appreso delle “avventure” e delle fatiche vissute da Rita durante i suoi 35 anni d’insegnamento…

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Una volta…….

 

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di Piero Murineddu

La ragazzina della foto potrebbe essere chiunque oggi si ritrova parecchi anni già vissuti.

Tempi in cui, specialmente se appartenenti al sesso femminile, cioè a quello realmente “forte”, si contribuiva fattivamente (e faticosamente!) alla conduzione della casa.

E questo sia perché le famiglie erano numerose, sia perché le mamme trascorrevano buona parte della giornata a lavorare nei campi, sia perché non erano tutti che frequentavano la scuola (per mancanza di obbligo legislativo, perché non se ne capiva l’importanza o semplicemente perché a casa c’era da dare una mano….).

Ai tempi non c’era assolutamente l’obiettivo di avere titoli di studio. Parlo della gente del “popolo” ovviamente, nel senso di famiglie il cui l’unico reddito era la magra cifra che il capofamiglia o l’eroica mamma che lavorava “a giornata” in campagna riuscivano a mettere insieme, perché per i figli di professionisti lo studiare era scontato, dal momento che dovevano subentrare all’attività di papà una volta andati in pensione e anche prima, spesso con lo studio, inteso come luogo, bell’e che pronto. La cosa avviene anche oggi, ma non con l’evidenza di una volta.

Dicevo delle ragazzine che per forza (di necessità) dovevano crescere in fretta, dovendo fare pure da mamma ai fratelli più piccoli.

In “compenso”, in vista d’incontrare un buon partito (o quelli che per prima le “metteva” incinte!), si provvedeva anno dopo anno, e questo sin da tenera età, a preparar loro un buon “corredo”, cioè asciugamani, lenzuola con federe possibilmente ricamate dall’esperte mani di mamme e nonne, indumenti intimi, copriletto, tovaglie……

Di proposito mi sto soffermando sulla figura femminile, da sempre destinata ad essere “angelo del focolare domestico”, e se qualcuna deviava da questo ruolo tradizionalmente imposto, non raramente era definita
“masciu” e addirittura, chissà perché, “maru”.

La mancanza di frequentazione scolastica, dicevo, salvo le dovute eccezioni. Diciamo che in un certo qual senso per buona parte di loro era anche preclusa. L’ho detto: era della casa che dovevano principalmente occuparsi. Eppoi l’istruzione, la conoscenza……erano considerate cose evanescenti, non collegate direttamente alla realtà di ogni giorno. Al massimo, per molte, c’erano i corsi di cucito o per diventare buone casalinghe.

Attenzione, non voglio generalizzare. Vi erano anche genitori che, pur non avendo potuto studiare, ne capivano tuttavia l’importanza, e facevano immani sacrifici perché ai propri figli (e figlie!) si creassero opportunità a loro mancate.

Potrei andare avanti, ma preferisco fermarmi qui.

Confronti coi giorni d’oggi? Fate voi, anche perché ho un impegno da assolvere con una certa urgenza.

Sulla vile aggressione a Sassari

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di Piero Murineddu

Non cerca vendetta il giovane della Guinea fatto oggetto di una feroce e vigliacca aggressione da parte di un gruppo di ventenni sassaresi, uno dei quali rinchiuso nel carcere di Bancali e che, a quanto pare, gia in precedenza aveva dato prova di bullaggine, originata probabilmente sia dall’ambiente in cui ha vissuto finora, e sicuramente incoraggiata dal clima che ai nostri giorni si respira in giro di caccia all’immigrato.

Il giovane africano ” cerca solo pace (…..), opportunità di riscatto dopo una sofferenza che lo schiaccia fin da quando era bambino”, come ben dice Gianni Bazzoni nel suo articolo su La Nuova di oggi.

Come dice il mio amico Carlo, con un passato di condivisione in terra africana con la gente del posto, questi giovanotti, lupi affamati quando sono in branco e agnellini spaesati quando son da soli, più che di pene per far pagar loro il malfatto, come si usa fare in questo Paese dove il carcere continua ad esser considerato come luogo di espiazione dei peccati sociali commessi, avrebbero bisogno di stare un periodo a contatto con persone che patiscono privazioni e sofferenze di ogni genere, come avviene, nel loro luogo d’origine, per buona parte di coloro che si vedono costretti ad affrontare viaggi della Speranza, alla ricerca di condizioni di vita degne per un essere umano.

Noialtri, così decisamente intransigenti verso i troppi che si son messi spesso acriticamente al seguito di quel tragico pifferaio che si ritrova momentaneamente ed incredibilmente ad essere garante della sicurezza interna nazionale spargendo odio ogni volta che apre bocca, noialtri, dicevo, definiti dispregiativamente “buonisti” da certi furboni, non vogliamo vendette e non siamo schiavi di tale sentimento. Vogliamo una società giusta e pacificata, dove il diritto a vivere dignitosamente venga garantito a tutti, a TU-TTI !

Vogliamo che i nostri giovani sopratutto, nutrano sentimenti di accoglienza e benevolenza verso chi è stato costretto ad abbandonare la propria terra e i propri cari non sicuramente per farsi gite di piacere.

Vogliamo che gli adulti, se tali lo sono anche oltre l’età anagrafica, sentano il dovere di dare esempi positivi ai propri e ai figli degli altri.

La scuola ha una grande responsabilità in questo senso.

Continua la campagna di guerra civile del ministro legofascista

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di Giovanni Di Mauro
(“Internazionale”)

Il decreto legislativo numero 104 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’8 settembre 2018. Sono 5.675 parole la cui sostanza è che dal 14 settembre in Italia è molto più facile comprare un’arma, comprese quelle definite “da guerra” come i kalashnikov e i fucili semiautomatici.

Era un impegno che M* S* aveva preso in campagna elettorale. L’11 febbraio, in visita alla fiera Hit Show di Vicenza, aveva firmato un documento intitolato “Assunzione pubblica di impegno a tutela dei detentori legali di armi”. Incredibilmente, i dati sul numero di armi che circolano in modo legale in Italia non sono resi pubblici dal ministero dell’interno. Secondo alcune stime, che risalgono al 2007, le armi nel nostro paese sono tra i 4 e i 10 milioni.

Di sicuro, scrive l’Agi citando l’Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive e civili, ci sono 1.300 punti vendita al dettaglio di armi e munizioni,ai quali si aggiungono più di 400 associazioni sportive dilettantistiche e tiri a volo. Per un volume d’affari complessivo di 900 milioni di euro.

Il mercato italiano è più piccolo di quello statunitense, ma tra i paesi industrializzati l’Italia è uno di quelli con il più alto tasso di omicidi compiuti con arma da fuoco, in rapporto alla popolazione: 0,71 ogni centomila abitanti, subito dopo gli Stati Uniti (2,97) e la Svizzera (0,77) ma prima di Spagna (0,20), Germania (0,19) o Francia (0,06). Ed è vero che in Italia gli omicidi, indipendentemente dall’arma usata, sono molto diminuiti (dai 1.916 del 1991 ai 397 del 2016), ma crescono percentualmente quelli compiuti tra le mura domestiche e in cui le vittime sono donne,così come aumentano gli ammonimenti delle questure per violenza domestica.

In questi giorni il parlamento sta discutendo la proposta della Lega di modifica della legge sulla legittima difesa, che prevede l’eliminazione del principio di proporzionalità tra offesa e difesa. Se sarà approvata, ci sarà davvero da aver paura.

La fede rafforza la libertà

di Gioacchino Lagreca

Sarà, la vita del Cristo, una lotta continua contro il potere costituito, sia religioso sia come ordinamento sociale.

Entrambi infatti tengono l’uomo del suo tempo, ma anche qualsiasi uomo di ogni epoca, in una condizione di assoggettamento che lo privano della sua libertà.

Caratteristica fondamentale del potere religioso, che in Israele all’epoca di Gesù assommava in sè anche quello politico, essendo strettamente colluso con l’usurpatore romano, era quello di dividere gli uomini in puri e impuri, rendendo quindi il rito della purificazione una vera e propria “forca caudina” da cui passare per avvicinarsi a Dio, perché nessuno in stato di impurità poteva accedere al tempio e quindi al cospetto di Dio.

Questo meccanismo perverso faceva del tempio di Gerusalemme, gestito dal sommo sacerdote, dai farisei e dagli scribi, un vero e proprio centro di potere, anche economico, in cui veniva spacciata per volontà di Dio la bramosia dei sacerdoti.