LE UMANE E GIUSTE VIE
D’ INCLUSIONE COLTE DA
M I M M O L U C A N O
di Francesco e Marina Tognon (Asiago)
Carissimo Mimmo, permettici di salutarti con tono confidenziale visto che la tua avventura umana ci ha investito come famiglia e ti sentiamo un carissimo fratello in umanità.
La notizia della tua condanna è stata un fulmine a ciel sereno: come immagine che essere fratello con i disperati, gli indifesi fosse reato. Aver interpretato i dispositivi di legge per favorire il soccorso, la vita quotidiana, la crescita umana delle persone dovrebbe essere un merito, non una colpa.
D’altra parte i riconoscimenti che hai ricevuto, soprattutto dall’estero, testimoniano come tu sia sulla strada giusta, capace di intravedere vie di inclusione che altri non erano riusciti a cogliere.
Da lontano, dal nord, ammiravamo la trasformazione di Riace in un punto di riferimento per chi voleva un approccio diverso all’immigrazione, un modo pragmatico, capace di dare risposte positive e innovative. Tu ci sei riuscito.
Nel luglio del 2020, tu non lo ricorderai, siamo venuti a Riace per capire dove si era sviluppato questo esperimento di speranza.I fari non erano accesi su Riace in quel momento, ma tu eri là a testimoniare che quella era la tua vita, la tua missione.
Ci colpì il tuo essere sognatore concreto e non rassegnato. Raccontavi che non potevi dormire tranquillo la sera se c’era una persona, magari una donna incinta, che non aveva un posto dove posare la testa. Tuo compito era trovarle un riparo, un lavoro, una condizione per sviluppare la sua umanità.
Parlavi della tua Riace e del senso del bello che ti apparteneva. Lavoravi per una Riace accogliente, riabitata dopo le emigrazioni, e bella, perchè la bellezza aiuta le persone a far emergere la parte migliore di se stesse.
Potevi in quel luglio del 2020 essere un parlamentare europeo: non sarebbe stato difficile per te. Te lo chiedemmo, ma tu con grande umiltà dicesti che era Riace la terra dove sapevi lavorare in profondità e lottare per un vera inclusione dei migranti. Poi aggiungevi: “Non conosco l’inglese… cosa avrei potuto fare. Il mio posto è qui”.
Era chiaro che eri uomo dai solidi valori e non propenso a sterili compromessi. Eri una persona radicale, non nel senso di non essere aperto al confronto, ma perché incapace di giungere a compromessi con chi non rispettava le persone e i diritti di coloro che erano in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione.
La tua scelta di campo era quella di stare con loro, senza se e senza ma. Non sarà molto, ma con questo scritto vogliamo testimoniare la nostra solidarietà a te e alle persone che ti sono vicine.
In questo momento caro Mimmo noi, nella nostra semplicità di coppia, ti abbracciamo forte e ti diciamo che non sei solo, anzi sei riuscito a risvegliare in noi quei principi di libertà, fraternità, uguaglianza che sono la tua forza morale.
Grazie per quello che hai fatto e ricordati sempre che non sei solo.
Un abbraccio fraterno