di Piero Murineddu
Indubbiamente un personaggio di rilievo Andrea Bonfigli, in paese meglio conosciuto come Andreuccio, per i governanti locali del tempo meritevole della titolazione, dieci anni dopo il decesso avvenuto nel 2002, della piazza dove una volta sorgeva il bar “La Gabbietta”, punto di ritrovo della intellighentzia sussinca o presunta tale.
Dopo un tentativo andato a vuoto nel 1974 di candidarsi alle Regionali nelle file del Psdi, l’anno seguente viene eletto consigliere nel Comune di Sossu. Per probabili medaglie guadagnate sul campo, cinque anni dopo, traghettato al Psi, ne diviene per 15 anni consecutivi primo cittadino.
Evidentemente, come non di rado succede, preso gusto al far politica, dopo aver guidato tre giunte in paese, il consenso ricevuto gli permette di entrare nel Consiglio Provinciale di Sassari per un altro quinquennio, durante il quale tenta, ma inutilmente, di sedere tra gli scranni ben remunerati del Senato a Roma.
Durante gli anni di Commissario Straordinario all’ Asl, numerose e numerosi suoi compaesani iniziarono ad aspettare il 27 del mese per ritirare il sicuro stipendio sborsato dalla collettività. Anche chi scrive è arrivato al pensionamento dopo aver lavorato all’ Asl, ma arrivatoci non perché nelle grazie di Saivadori Andria, ma come altre e altri sussinchi, assunti con una legge regionale per l’ occupazione giovanile, la 285, inizialmente a contratto rinnovabile presso il Comune. Una parte, rimasti dipendenti presso l’ ente locale per graduatoria e per particolare vicinanza a qualche politico, altri andati a finire (contro voglia) in altri Enti, altri ancora, per decisione personale, “emigrati” altrove, mentre alcuni rientrati in paese dopo aver dimostrato le proprie qualità in altro luogo.
Spirito goliardico e appassionato della cultura locale Andreuccio Bonfigli. A questo proposito, assisteva spesso e volentieri ai Premi di poesia Romangia. Racconta Leo Spanu, altro personaggio dalla battuta pronta e acuta, che mentre sedutogli vicino ascoltava la declamazione da parte di un poeta di un testo di particolare malinconia, ad un certo punto si sente dire a voce bassa e confidenziale: “Queste poesie sono così allegre che bisogna ascoltarle tenendosi le mani sui c…….”.
L’ ho detto: uomo di grande spirito il tre volte sindaggu di Sossu. Non so se nella sua vita abbia trovato diletto nello scrivere, siano essi diari, racconti autobiografici o di altro genere, ma per certo ha lasciato ai posteri una raccolta di versi scritti in sussincu, e se come dice Nicola Tanda nell’ introduzione al volumetto, “la parlata di Sorso, nell’ ambito di quelle sassaresi della Romangia, non si è mai esibita nell’ uso letterario, ma unicamente confinata nella tradizione orale”, il risultato dei quindici componimenti a me pare più che apprezzabile. Correttezza nello scrivere e uso di termini caduti purtroppo nell’ oblio di una memoria andandosi sempre più perdendosi.
Vengo a sapere che da poco vi è stata a Sorso la presentazione di un volume che tratta di una vicenda ambientata qui dalle nostre parti, protagonisti due giovani, Marta e Peppino, costretti ad un matrimonio combinato, probabilmente per non disperdere il patrimonio o per rimediare ad una gravidanza non prevista.
Leggendone in Rete, leggo che l’ autore, oltre l’uso dell’ italiano, abbia deciso di scrivere i dialoghi in sussincu non accompagnati dalla traduzione. Impresa assai rischiosa, specialmente se si spera di trovare lettori oltre gli stretti confini territoriali.
Per tornare al defunto Saivadori Andria, il titolo riprende la frase iniziale del testo forse più conosciuto della raccolta a cui accennavo: ” Sossu, chi sei naddu a occi a sori, isthrascinadu sottu a Sennareddu”.
Da qui
NADDI A OCCI A SORI
Per onorare la memoria del concittadino e sicuramente perché affascinato da questi componimenti, un anno prima, credo negli ultimi mesi del 2021, Angelino, o per me da sempre ANGELO DELOGU, aveva a sua volta pubblicato un album di undici tracce, frutto di ben sei anni di lavoro, con lo stesso identico titolo:
NADDI A OCCI A SORI
Non mi è dato di sapere se al primo che ha avuto l’ intuizione del titolo, che a me più che un dato oggettivo sembrerebbe una metafora di noi sussinchi, la cosa abbia fatto piacere o meno, e in realtà non m’ interessa neanche. Ad ogni modo, l’uscita del disco non era passata in sordina, dato più che lo stesso Comune aveva patrocinato una serata prenatalizia dove tutti i brani erano stati eseguiti davanti a un pubblico con la presenza di tutti quelli che avevano partecipato alla sua realizzazione, musicisti, cori e voci recitanti. All’interno di una rassegna organizzata nel vecchio cinema Astra rinato a nuova vita, nel marzo successivo vi era stato un live a beneficio del pubblico sassarese.
Non avendo potuto presenziare ad entrambe le occasioni, supplisco ascoltando spesso e volentieri i vari brani, e il sapere il duro lavoro che c’è stato per portarli alla luce, mi porta a dar loro un valore aggiunto.
Il libro che dicevo, realizzato da ANDREA o Andreuccio TILOCCA, anch’ egli di Sorso, non ho avuto ancora l’ opportunità di leggerlo. Chiesto nella locale Biblioteca Comunale, mi è stato risposto che non l’ hanno a disposizione.
Apro una parentesi.
So che diversi miei concittadini hanno pubblicato i loro lavori letterari. Per nominare quelli a me conosciuti, il già citato
LEO SPANU, che ha romanzato la sua infanzia vissuta in alt’Italia;
FAUSTO PIREDDA, che ultimato il suo lavoro di neurologo, aveva scoperto in età avanzata la passione per la scrittura;
GIAMPAOLO ORTU e VANNA PINA DELOGU, che ci hanno aiutati a conoscere meglio le nostre radici locali;
ANNA DEMURO, originaria gallurese ma sussinca d’ adozione, che oltre a coinvolgerci nel suo faticoso rapportarsi col marito allettato e impossibilitato a comunicare, ci ha raccontato la storia della sua famiglia attraverso la figura della mamma Catalina;
ANTONIO SPANU, primogenito della famiglia “Cittadino”, che ha messo per scritto le sue ricerche storiche sul territorio romangino;
ANTONELLO CONTINI, che ha raccontato le gesta gloriose del calcio locale;
RUGGERO ROGGIO, già responsabile della Biblioteca, che oltre il recente ‘Il re delle api’ e un altro in cui descrive situazioni umane di ordinaria quotidianità, leggo di altri lavori tutti da scoprire;
ANDREA PILO che ci ha ricordato un passato da cui attingere;
ANGELA DE STEFANIS col suo voluminoso diario col quale ha ripercorso i tanti sentimenti che hanno fatto compagnia alla sua lunga vita;
MAURO QUILICHINI, che oltre aver fatto conoscere le vicende legate alla sua famiglia nella Banca della Memoria, pagina di FB, ha pubblicato un volume ambientato nel Medio Evo che buio come solitamente si dice non lo è se appena si fa lo sforzo di conoscerlo;
PAOLO QUILICHINI, che con piacevole sorpresa ho saputo di recente che il cervello lo usa, oltre che per comporre musica, anche per scrivere racconti brevi…da brivido.
E poi ancora pubblicazioni nate dall’ ingegno dei nostri vicini sennoresi:
ANTONIETTA DENTI, anche lei per le sue ricerche storiche sul territorio;
PAOLA ROSALINDA MARONGIU che con le sue interviste, spesso riportate anch’ esse sulla Banca della Memoria, ha stimolato gli anziani e anziane del paese a raccontare il loro vissuto e altre pubblicazioni;
GIANFRANCO FINE e ENRICO TIROTTO che ci hanno coinvolti nel travagliato amore tra Costantino e Angheledda ambientato negli tempo dell’ “Inutile Strage” qual’è stata la prima guerra mondiale;
TONINO RUBATTU di cui parte dei lunghi studi su “sa limba” son custoditi in ogni famiglia sennorese all’ interno di un dizionario sardo – italiano in due volumi fatti pubblicare a spese dell’ Amministrazione Comunale;
ANTONIO CATTA che insieme alla moglie Maria Agostina ci hanno fatto dono di entrare in punta di piedi nella loro faticosa ma arricchente storia familiare dovuta alla presenza di due figli diversamente abili….
Credo che nell’ elenco possano rientrare altri, che mi possono esser sfuggiti o che ancora non conosco.
Se non tutti, so che parte di essi hanno messo i loro volumi gratuitamente a disposizione degli amanti della lettura – che nonostante l’ avanzare dei mezzi informatici, è auspicabile vadino sempre più aumentando – nelle Biblioteche dei due paesi vicini. Ottimo e lodevole gesto per espandere maggiormente il frutto del loro pensare. Diversamente, sempreché ci sia richiesta, i volumi vengono acquistati attingendo dalle casse comunali, quindi dalle nostre stesse tasche.
Chiusa la parentesi, aspettiamo quindi, in un modo o nell’altro, di poter scorrere le pagine di questo nuovo volume di Tilocca che, chissà perché, ha il titolo identico a quell’egregio prodotto musicale di cui si diceva. Neanche una parolina in meno o in più o un termine collocato prima o dopo un altro. Mah, misteri forse insondabili, motivo per cui metto il punto finale.
PS
Il titolo che ho deciso di dare a queste mie del tutto personali considerazioni è una frase dello stesso Bonfigli, contenuta in uno dei suoi componimenti. Motivo? Mah, diciamo che potrei allargare il discorso e scriverci su parecchio, ma non voglio tediare ulteriormente i pochi lettori di questa pagina. Di seguito SOSSU messo in musica da Angelino. Per scrivere del volume trattato, non mi rimane che aspettare di poterlo leggere..