Tempi, i nostri, di un “cristianesimo” senza Vangelo

 

di Giuseppe Florio (viandanti.org)

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Possiamo iniziare a considerare questo problema ingombrante di un “cristianesimo tossico” con le parole profetiche di un cattolico illustre: Giuseppe Dossetti. Ecco quanto ha affermato a Pordenone già nel 1994:

“Non c’è un’età post-cristiana per chi ha fede. C’è un’età che ha un regime mutato, un regime globale – culturale, sociale, politico, giuridico, estetico – non ispirato al cristianesimo: cioè un’età non più di cristianità; questo sì, e di questo dobbiamo convenire. La cristianità è finita! E non dobbiamo pensare con nostalgia ad essa, e neppure dobbiamo ad ogni costo darci da fare per salvare qualche rottame della cristianità”.

Come spesso ricorda anche papa Francesco siamo in un cambiamento d’epoca e non possiamo evitare di chiederci con quale cristianesimo possiamo oggi continuare a credere. Ecco la grande sfida.

Allora, cosa sta accadendo in Italia, in Ungheria, in Russia, nel Brasile di Bolsonaro, nell’America di Trump? E la lista potrebbe allungarsi. Ecco solo alcuni esempi.

L’onorevole M.S., il 24 febbraio 2018, alla chiusura della campagna elettorale in piazza Duomo a Milano, si è presentato sul palco agitando un vangelo. Chi sa cosa c’è scritto in quel ‘libretto’ non farebbe mai una cosa simile. Una vera farsa, inaccettabile.

L’onorevole Lorenzo Fontana il 23 febbraio 2019 ha affermato: “Però bisognerebbe anche guardare un po’ il catechismo. C’è un passaggio da tener conto: ‘ama il prossimo tuo’, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità”.

Di quale catechismo stiamo parlando? Credo che se invece consultiamo i racconti dei Vangeli non saremo mai autorizzati a scrivere e urlare anche nelle piazze: prima gli italiani!

L’onorevole Lucio Malan il 27 novembre 2022, citando un versetto del Levitico (18,22), afferma: “l’omosessualità è un abominio”. Quindi… gli omosessuali sono abominevoli. Ma quel versetto del Levitico non è difficile porlo nel ‘contesto’ culturale di quando è stato scritto 2500 anni fa! Penso che i nostri onorevoli dovrebbero prima di tutto conoscere bene l’articolo 2 della nostra Costituzione!

Il presidente Putin, l’anno scorso, non ricordo la data precisa, è andato nel più grande stadio di Mosca e ha avuto la sfacciataggine di citare un versetto del vangelo di Giovanni: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13). E queste parole le ha applicate ai soldati russi che combattono in Ucraina! È stata una ‘omelia’ incredibile.

Ho letto con attenzione alcuni discorsi del patriarca Kirill di Mosca sulla guerra in Ucraina. C’è di che restare senza parole.

Siamo tornati ai tempi dell’imperatore Teodosio, morto nel 395 d.C., quando prevaleva ‘l’ideologia’ del Christus Triumphans: il Cristo ha vinto sugli dei dell’impero romano.

Torniamo alla domanda cruciale: con quale cristianesimo possiamo oggi continuare a credere?

Non sono pochi i paesi nei quali un certo populismo di destra sfrutta l’elemento religioso come il vero cemento culturale, come base identitaria della comunità nazionale. Vediamo il ritorno di una visione della religione formalista e culturalista, come fenomeno identitario e magari escludente. Anche sul piano politico vince e si afferma un semplicismo preoccupante nella realtà molto complessa del nostro mondo globalizzato.

E che dire dello slogan: Dio, Patria, Famiglia? Da più parti è stato giustamente affermato che quello slogan è una bestemmia.

Se parliamo di “Dio” intendiamo il Dio che ci ha trasmesso Gesù di Nazareth nei Vangeli? Gesù ha affermato una distinzione radicale: “Date a Cesare quel che è di Cesare ma date a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 17).

E la “Patria” sarebbe quell’anima sacra di un paese dai confini inviolabili? Già nel Deuteronomio, scritto 2500 anni fa, si fa affermare a Mosé che Dio “ama il forestiero e gli dà pane e vestito” (Dt 10, 18).

E sulla “Famiglia” sarebbe più saggio tacere. Berlusconi, MS, Meloni, (che si professano cattolici!) non sono sposati, convivono. È questa la nuova famiglia di cui ha bisogno il nostro mondo segnato dalla cultura dell’incertezza?

Queste tre parole messe insieme generano solo confusione e anche turbamento e dobbiamo augurarci che non tornino più ad essere una proposta ideologica per governare un paese.

Allora, perché parliamo e puntiamo il dito verso questo cristianesimo tossico?

Perché è un cristianesimo senza Vangelo.

Come si manifesta del Regno di Dio?

Chi era Gesù di Nazareth?

Come ha reso presente Dio?

Non è stato un potente di questo mondo, non si è presentato come un maestro della Legge, non si è identificato con i giusti, non si è soffermato prima di tutto sull’universalismo della colpa e del peccato.

Ha con insistenza annunciato che il “Regno di Dio” era già presente. E come lo ha manifestato? Con la sua umanità. Ha ascoltato il grido dei poveri, dei malati, delle vittime.

Nella sua ‘compassione’ non ci ha indicato solo una scelta di vita ma ha reso presente Dio, l’inaccessibile. Ci ha mostrato chi è Dio. Per questo si è identificato con gli affamati, assetati, stranieri, malati, nudi, carcerati: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Ha aperto la via ad una fraternità veramente universale. Quindi, Dio ‘regna’, quando noi, i discepoli, cerchiamo di guarire creativamente questo mondo malato, quando viviamo e affermiamo il PRIMATO DELLA COMPASSIONE. Ecco il volto storico e sociale di un cristiano.

A partire dal Vangelo le ‘tossine’ di certi cristiani appaiono evidenti. Ed è evidente che coloro che non si sono sintonizzati con il Regno di Gesù sono sintonizzati con se stessi e magari con i loro progetti per il potere. Il discepolo o è in sintonia con il Cristo o strumentalizza la ‘religione’ che gli serve. Abbiamo alle spalle abbastanza storia per affermare che solo la compassione fa progredire l’umanità. Che senza l’etica dell’altruismo manca la base di una vera e propria civiltà.

Per quanto la cristianità sia finita siamo chiamati a credere nel Vangelo di Gesù. A identificarci con lui. È lui stesso “Vangelo”; per noi determinante. Ecco il fuoco che manterrà viva e forte la fede delle minoranze che segneranno il futuro del Cristianesimo. E queste minoranze sanno bene che Gesù non è stato il Re della Gloria, ma ha scelto di non scendere dalla croce per convincere chi lo insultava miseramente.

Gesù si è così identificato con il dolore di tutte le vittime innocenti, crudelmente sacrificate nel più drammatico anonimato. I cristiani, al seguito di Gesù, sono chiamati ad avere gli occhi ben aperti per guardare in faccia l’ingiustizia e l’assurdità della sofferenza innocente. Ecco il volto della loro ‘mistica’.

Sì, dobbiamo rifiutare decisamente certe ‘tossine’ presuntuose e narcisistiche e non preoccuparci di salvare i rottami della cristianità.

“Il cristiano di domani o sarà un ‘mistico’, uno che ha ‘sperimentato’ qualcosa, o non sarà”. (Karl Rahner)

***
Per ascoltare e conoscere meglio Giuseppe Florio

https://www.ilconvento.it/il-convento/la-nostra-storia/

Tempi, i nostri, di un “cristianesimo” senza Vangeloultima modifica: 2023-05-16T14:31:07+02:00da piero-murineddu
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