Quella pizza casalinga…prima della “fine del mondo”

di Piero Murineddu

In quell’ iniziale settimana decembrina del 2012, ma giá da mooooolto prima, buona parte del mondo – a parte me, chi testardamente persiste nel dubitare di tutto e naturalmente gli animali che di queste umane paure intelligentemente se ne strafottono – teneva il fiato sospeso in attesa dell’ imminente 12/12/12, giorno in cui ci sarebbe stata la fine del mondo, e questo secondo le solite  catastrofiche previsioni del popolo dei Maya, quella brava gente vissuta nell’attuale Messico meridionale all’incirca 4000 anni fa, che per ingannare il tempo si divertiva a mettere a punto fantasiose teorie giusto per far passare l’appetito e il sonno ai posteri.

Quattro giorni prima della fatidica data, 121212, con muglier’al seguito mi trovavo  “irresponsabilmente” e molto spensieratamente nella casa campagnola di mia sorella Maria per pranzare non coi soliti

ravioli,

ciggioni bagnosi bagnosi,

agnoni e puscheddhuzzu cotti in forru,

past’in forno ai carciofi e

su cocoi ripieni come solo mia moglie e qualche altra sinnaresa sa fare,

gamberoni slurp slurp…

o meglio ancora con

un padellone fumante di pasta e fagioli,

 

ma eccezionalmente, indovina, indovina un po’,

con

piiiiizzaaaaa….

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Èia, pizza! Ma non quella da asporto ordinata standosene comodamente spamparazzati nel divanone davanti al caminetto scoppiettante o, per i meno fortunati, appiciccati al termosifone (o alla stufetta elettrica a due elementi!) e la tivu eternamente accesa per farsi passivamente instupidire da quello strapagato imbuffa pall…oncini di Amedeus, ma pizza fatt’ in casa, con la guida (tutt’ altro che magistrale) dello chef Giorgio, mio cognato che intanto pian pianino se la sta invecchiando, come sta capitando a me e ad altri …fortunati.

Il forno sprigionò quel giorno un calore che aveva tenuto su i nostri spiriti, e ancor di più aveva triplicato l’appetito, anche se, per dirla tutta tutta e lasciando da parte inutili vanterie,

la pasta, oltre che non lievitata bene non era stata pure sufficientemente lavorata,

il condimento era scarsino e

la cottura non era stata fatta arrivare al punto giusto,

e questo per la solita fottuta fretta di magná, o temendo forse che la fine del mondo, giusto per far dispetto agli umani, avesse deciso di anticiparsi di quattro giorni.

Ad ogni modo, ben lievitata, ben cotta e ben condita o meno, il tutto era precipitato nei nostri stomaci impazienti

achì la fami

era umbé

ma umbé

ma umbé …..

 

Comunque sia, l’ evento era stata l’occasione per sentire dal mancato chef i racconti infantili di quando il pane, quello si buoniiiissimo, veniva preparato e ben cotto nel forno di casa da mamma Nicolina,  espertissima nel campo come lo erano tutte le nostre mamme. Che sia anche questo il motivo per cui DioSantissimo le tiene ben strette al Suo Cuore, straimpipandosene dei catastrofismi dei Maya e dell’ infinita schiera degli attuali cristianucci sifaperdire alla padrelivio e compagnia..infernale?

 

Quella pizza casalinga…prima della “fine del mondo”ultima modifica: 2022-01-13T05:53:23+01:00da piero-murineddu
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