Ritorno a Spello – Il “Getsemani”

di Piero Murineddu

Settimane indimenticabili quelle trascorse presso i Piccoli Fratelli a Spello, di cui in diverse occasioni ho avuto modo di parlare in questo blog, a partire da colui che questa Fraternità ha voluto dopo il rientro in Italia dall’Algeria, dove vi si era recato per conoscere meglio e vivere lo spirito di Charles De Foucauld dopo un lungo attivismo all’ interno  dell’associazionismo cattolico. Questi era Carlo Carretto.

Come sanno bene molti dei frequentatori, sicuramente più assidui di me, i proprietari di varie case del territorio posto ai piedi del monte Subasio molto volentieri le concessero in comodato d’uso per farle diventare, come nelle intenzioni di Carlo, “eremi” che potessero ospitare persone e gruppi desiderosi di approfondire la fede ricevuta in famiglia o parrocchia e magari alleggerirla dai tanti sensi di colpa che inutilmente l’appesantiscono, ridonandone l’ Essenziale Lucentezza proposta duemila anni fa dal Maestro.

Ad una di queste costruzioni venne dato il nome “Getsemani”, antico monastero la cui storia ho trovato narrata nell’articolo che segue.

Proprio al “Getsemani” trascorsi una di queste settimane  e  in quell’ anno proposi al gruppo di famiglie del mio paese sardo che al tempo frequentavo di seguirmi, certo che l’esperienza avrebbe giovato alla crescita personale nella fede e nel senso comunitario di ciascuno, adulto o bambino che fosse.

Ci sarebbe tanto da raccontare di quei giorni e non solo, cosa che non escludo di fare in altra occasione.

Per ora mi limito a ” ritornare”, almeno col pensiero e col desiderio, in quella terra, ricca tra le altre cose di olivi che anche in quei giorni abbiamo contribuito a curare, trascinati piacevolmente da Giuseppe Morotti che, capellino ben piantato in testa per proteggersi dal sole, non si faceva certo pregare quando si trattava di alzarsi le maniche per…sudare sodo.

Per chi é interessato all’ argomento, alla prossima dunque. Per ora conosciamo le vicissitudini di questo prezioso scrigno di storia…

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Eremo di sant’Onofrio e la sua storia

da ” iluoghidelsilenzio.it

Posto sulle pendici orientali del Monte Subasio, inizialmente eremo benedettino, divenne in proprietà del Capitolo di San Lorenzo che, nel 1551, lo concesse all’eremita frate Nicola Spadaccini e nel 1559 al frate Valentino Giocoso da Terni, che vi fondò il primitivo convento dei Cappuccini e ne divenne il Padre Guardiano nel 1561; nel 1591 si ricorda il Padre Guardiano Lattantio da Terni Cappuccino.

Secondo il Donnola erano presenti quindici persone tra sacerdoti e laici e anche le stanze piccole e d’estate soffrissero il caldo, vi soggiornavano bene sia “per l’aria bona“ che per il “buon pane, vino et olio” e vi rimasero fino al 1622.

Ricevuti in dono dalla famiglia Venanzi la chiesa e l’orto di San Severino in contrada Castello, i frati iniziarono la costruzione del nuovo convento in città, ma per le difficoltà economiche chiesero al vescovo di Spoleto l’ autorizzazione “di vendere Sant’Onofrio e demolire la chiesa per recuperare il materiale”.

Dopo la demolizione dell’edificio, l’orto fu venduto a don Alessandro Bocci, il quale donò l’eremo alla Collegiata di San Lorenzo.

Dalla visita pastorale del 1773 si apprende che l’eremo, supra Torrentem Clonam Fulginiam versus, presentava solo un altare, sormontato da una tavola in cui vi erano raffigurati la Beata Vergine, Sant’Onofrio e San Francesco d’Assisi, e due candelabri; questo dipinto che poi è risultata una tela ad olio è stata ritrovata da Mariano Guardabassi ai primi del 1900 nella sacrestia della chiesa di San Severino e l’attribuì a Durante dal Borgo.

L’orto, secondo Fausto Gentile Donnola fu ottenuto estraendo le “pietre vive” da una cava dietro l’eremo, grazie alla collaborazione di Sellani e Folignati attirati dalla devozione del Santo.

Attualmente presenta le caratteristiche di una casa colonica, e dagli anni Settanta è stato concesso gratuitamente dal proprietario ai Piccoli Fratelli del Vangelo di Carlo Carretto, che lo hanno ribattezzato “ Eremo del Getsemani“.

Attualmente un muro di contenimento e una recinzione cingono l’orto del convento a valle; sul lato nord-orientale si apre l’ingresso originario che immette nella contigua selva di Sant’Onofrio.

Il lato a monte è costituito da una balza rocciosa di pietra calcarea, alla cui base si aprono piccole grotte, alcune con banchine ai lati. In una di queste, quella detta di padre Paolo da Terni, è stato eretto un piccolo altare sormontato da un crocefisso.

 

Ritorno a Spello – Il “Getsemani”ultima modifica: 2021-07-08T16:37:10+02:00da piero-murineddu
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