Giovanni Agostino Cattari. Ricordo di un’amicizia piena d’affetto

 

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di Piero Murineddu

La nostra conoscenza, trasformatasi ben presto in  Amicizia piena d’ Affetto, era iniziata quella volta che, con grande suo entusiasmo e ancor più grande mio piacere, accettó l’ invito di raccontarsi davanti alla mia videocamera e dietro sollecito delle mie domande di cui in veritá, questa cordialissima, mite e simpatica persona da subito dimostrò di non aver bisogno.

Una memoria e luciditá invidiabili il caro Giovanni Agostino. Facile alla commozione, come capita a molti vecchi, ma d’altronde quando si rivivono particolari momenti e ci si ritrova a parlare di persone care che non ci sono più, le lacrime sono inequivocabile prova che nel petto batte un Cuore che non si limita ad irrorare di sangue le arterie.

Dopo quel primo appuntamento, riscaldato non tanto  dal caminetto di casa rimasto spento quanto dalla sua graditissima presenza, ci furono altri incontri, sempre lieti ed arricchenti specialmente per me. Con la sua panda rossa, guidata sino a qualche mese prima della sua dipartita, almeno fino a quando un fastidiosissimo problema alle gambe non gliel’hanno definitivamente impedito, veniva a trovarmi nella mia campagnetta ai piedi di un rilievo chiamato impropriamente monte che si affaccia davanti al golfo dell’Asinara.

Si entusiasmava quando gli chiedevo suggerimenti per la cura delle poche piante e m’incoraggiava a procurarmene altre, suggerimento da me sempre messo da parte, dal momento che ho sempre considerato lo “Shalom”  un eremo rienergetico più che luogo di produzione agricola. Diciamo qualche pomodoro, giusto per non dovermi avvelenare sempre da quelli in commercio. Chissá comunque che a vicciddái inoltrata, ossa permettendo, non mi faccia accompagnare anche da …sorella zappa.

Su di lui realizzai tre video. Il primo nel 2011, dove tra le altre cose racconta dell’esperienza di infermiere presso l’ospedale psichiatrico e del rapporto con i pazienti, sempre all’insegna del massimo rispetto.

Il secondo, del 2015,  ci vede nel sito della storica fontana “Sa Conza” del suo paese, dove Giovanni Agostino ha finalmente la libertá di parlare nella sua lingua locale, variante del logudorese, completamente diversa dalla mia, una variante del sassarese, e questo pur essendo distanti i due paesi poco più di due chilometri.

Il terzo video,  dove viene riportato il racconto del primo bacio quasi “rubato” alla ragazza che da lì a poco sarebbe diventata sua moglie, é uno spezzone del primo.

Prima dei tre video che lo vedono protagonista, riporto un pensiero che gli dedicai qualche giorno dopo il suo decesso, avvenuto il 25 giugno del 2018.

Al mio caro amico Giovanni Agostino

 

Appena sveglio, questa mattina molto presto il pensiero è andato direttamente a te, caro Giovanni Agostino.

Grato a Dio che mi ha donato la tua amicizia e la tua benevolenza. Nel silenzio assoluto di quello spazio che ha preceduto l’alba i miei occhi si sono inondati di lacrime. È sempre difficile doversi staccare dalle persone con le quali c’è sempre stato un grande volersi bene reciproco.

Ci vedevamo di tanto in tanto, ma quei momenti erano pieni, di affetto e di stima vicendevole.

Ho letto di questa medaglia che gli amministratori del tuo paese ti hanno conferito per aver partecipato a dei conflitti armati. Scusami, ma sai com’è il tuo amico Piero, un pochetto strano e lontano dai luoghi comuni. La cosa mi ha leggermente infastidito. Mi è parso dare un contentino per far felice un vecchio, legato a quella fastidiosissima retorica di “servire” la Patria in armi.

Non me ne volere, caro amico. Probabilmente a te avrà fatto anche piacere. Anzi, sicuramente. È sempre un segno che i vecchi non sono completamente messi da parte e abbandonati nel dimenticatoio comune, soli nei loro ricordi e incompresi nei loro reali mille acciacchi e nelle loro continue lamentele, cose che ai giovani ma anche ad anzianotti come me  che ancora conservano un po’ di efficienza, provocano continua insofferenza. Come son certo immagini, anche se la reciproca conoscenza é abbastanza recente, a me però ha dato fastidio, come mi ha infastidito la foto in cui ti ho visto insieme ad alcuni amministratori locali, più in posa di te.

Una medaglia, di qualunque materiale sia fatta, sarà sempre inadeguata per riconoscere la grande passione che hai avuto per la vita, e non tanto per quegli anni che hai trascorso in guerre volute sempre da chi sta in alto e da chi manda gli altri in prima linea a rischiare la propria vita e a toglierla ad altri esseri umani.

Il tuo valore è stato nell’impegno che hai profuso continuamente a rendere il mondo più umano, più realmente fraterno, più acogliente gli uni verso gli altri. La tua benevolenza l’hai dimostrata nei lunghi anni in cui hai usato massima delicatezza, pazienza e comprensione verso i malati mentali che assistevi nell’ospedale psichiatrico sassarese. Me ne hai parlato tanto. Sempre massimo rispetto verso l’essere umano, specialmente quello più sofferente.

Medaglie per questo? Raramente l’ipocrita retorica della nostra organizzazione sociale lo prevede, presi come siamo a dare importanza all’apparire invece che all’ “essere”.

Ma di questo parleremo quando ci rivedremo, caro Giovanni Agostino.

Scusami se oggi non sarò presente al tuo funerale. So che tu sei già in un Oltre di cui stai iniziando a gioire. E poi lo sai quanto mi diano fastidio le frasi fatte e le parole di circostanza.

Un abbraccio, caro Giovanni Agostino, e scusa ancora la ribelle franchezza del tuo amico Piero.

 

 

Giovanni Agostino Cattari. Ricordo di un’amicizia piena d’affettoultima modifica: 2021-06-25T05:11:08+02:00da piero-murineddu
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