Massimo Pittau. Onore ad un grande studioso

 

A toccare i sempre ben augurati cent’anni di permanenza su questa Terra non é riuscito a Massimo Pittau. Il 19 novembre di un anno fa é deceduto cadendo dal terrazzino del primo piano dell’appartamento di via Roma, dove viveva a Sassari. Insigne linguista e glottologo, ha dato un grande apporto per lo studio della lingua sarda e della storia dell’isola.

Lo ricordiamo con un’intervista rilasciata ad Antonio Rojch in cui, oltre ad esprimere grande preoccupazione per la “colonizzazione” sempre più invadente della lingua inglese, ribadisce la sua ferma opposizione all’unificazione della lingua sarda e contesta che i nuraghi siano stati delle fortezze difensive. (Piero M.)

https://www.unionesarda.it/articolo/news-sardegna/sassari-provincia/2019/11/20/cade-dal-balcone-per-un-maloremuore-il-linguista-massimo-pittau-136-954995.html

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Chi la fa da padrona è ormai la lingua inglese

 

A. Rojch
– Professore, la lingua sarda ha un futuro? Quale potrà essere il suo sviluppo?

M.Pittau
Le prospettive per la lingua sarda sono del tutto negative già rispetto ai prossimi decenni, così come lo sono per quasi tutte le numerose lingue attualmente parlate nel nostro pianeta. Chi la fa da padrona è oramai la lingua inglese, la quale domina nelle radio-televisioni di tutto il mondo e soprattutto nella rete internet. Le prospettive sono fortemente negative anche per la lingua italiana, considerato che perfino nella RAI radiotelevisione italiana, nonostante il dettato della nostra Costituzione, entrano giorno per giorno numerosi vocaboli inglesi.

Per quanto riguarda la lingua sarda io già una quarantina di anni or sono avevo lanciato l’allarme su quella che chiamai “dissardizzazione linguistica galoppante”, determinata dalla scuola, dalla stampa, dalla radio-televisione.

Oramai in Sardegna non parlano più la lingua sarda la generazione di ragazzi, quella dei giovani e degli adulti, mentre la parla solamente la generazione dei vecchi.

– Ritiene che la lingua sarda “comuna” possa rappresentare un’unità linguistica per i sardi?

I promotori e sostenitori della “limba sarda comuna” sono autentici affossatori del sardo. Essi infatti hanno proposto una forma di sardo fortemente pasticciata, che non piace a nessuno. Essi hanno estraneato dall’uso effettivo del sardo sia la generazione degli adulti e dei vecchi, che mai si metteranno a studiare ed usare una forma di sardo che non esiste in nessun luogo; hanno inoltre estraneato dalla simpatia e dall’uso di quel sardo artificiale e pasticciato l’intero mondo campidanese, compreso quello della capitale Cagliari, che è quello più numeroso nell’Isola.

– Quale è stata l’importanza degli studi di Max Leopold Wagner sulla lingua sarda? Lei ha continuato l’opera del grande studioso tedesco.

Nell’ambito degli studi relativi alla lingua sarda l’intervento del grande linguista tedesco è stato
determinante, per la ragione che con le sue opere Flessione nominale e verbale del sardo antico e moderno, egli ha dato al sardo il sigillo della scientificità e insieme quello della ufficialità rispetto a tutte le altre lingue derivate dal latino, chiamate “neolatine” o “romanze”.

Rispetto al Wagner (da me conosciuto e da lui trattato come amico) io ho effettuato un’opera di perfezionamento e di allargamento, dato che nel mio Vocabolario della Lingua Sarda ho aggiunto al suo più di 7 mila vocaboli e inoltre mi sono ampiamente dedicato a tutti i campi della lingua sarda con la Grammatica del Sardo-Nuorese e col Dizionario dei Cognomi di Sardegna.

Max Leopold Wagner non si è mai posto il problema della “regolamentazione” della lingua sarda, dato che ai suoi tempi, cioè fino alla metà del Novecento, non esisteva per noi sardi il problema della salvaguardia e del riuso della nostra lingua.

Io pure, almeno per la metà del mio sessantennio di interesse e di studio del sardo, non mi ero affatto accorto che esisteva il pericolo della scomparsa totale della nostra lingua.

– Quali furono i rapporti fra i sardi nuragici e gli etruschi? Ci sono affinità linguistiche?

I rapporti fra i Sardi Nuragici e gli Etruschi erano di carattere genetico, dato che, secondo un famoso racconto di Erodoto, confermato da altri 30 autori greci e latini, sia gli uni che gli altri vennero nell’Occidente mediterraneo avendo come base di partenza l’importante regione della Lidia, nell’Asia minore od Anatolia. I sardi, detti dai greci e romani anche sardani o sardiani, trassero il loro nome e quello della loro Isola da Sardeis o Sardis, capitale appunto della Lidia.

È stata proprio la constatazione di corrispondenze di alcuni vocaboli protosardi (cioè prelatini) con altrettanti vocaboli etruschi ciò che mi ha prima spinto e dopo invogliato a mandare avanti lo studio della affinità fra il protorsado e l’etrusco.

– I sardi nuragici come sono giunti in Sardegna?

Senza alcun dubbio essi sono venuti nella nostra Isola con la navigazione, della quale ormai tutti i popoli del bacino del Mediterreno risultavano molto esperti.

È già molto significativa la circostanza che i tre bacini del Mediterraneo centrale abbiano una denominazione che deriva dagli etruschi e dai sardi: Mare Adriatico, Mar Tirreno, Mare Sardo.

– Qual’ è stata la destinazione dei nuraghi? Ci sono ancora tante tesi che dividono gli studiosi.

Purtroppo la questione della destinazione dei 7 mila nuraghi sardi è stata affrontata con grandissima superficialità da molti studiosi ma soprattutto da autentici dilettanti. Essi hanno ignorato che già Diodoro Siculo definiva i nuraghi altrettanti “templi degli Dèi” e che Alberto La Marmora, profondo conoscitore della Sardegna in tutti i suoi aspetti e alto ufficiale dell’esercito sardo-piemontese – e quindi esperto di cose militari immensamente più di storici ed archeologi – aveva negato con decisione che i nuraghi fossero “fortezze”.

D’altronde esiste una stupefacente “evidenza linguistica e pure archeologica”, completamente ignorata dagli studiosi: 278 nuraghi sono intitolati a santi cristiani, ad iniziare dal principe dei nuraghi, quello di Santu Antine (San Constantino) di Torralba, e inoltre quasi tutti hanno vicina una chiesa cristiana. Per questa stupefacente “evidenza” non c’è altra spiegazione che questa: con l’usuale processo di assimilazione sincretistica, i missionari cristiani hanno sostituito la precedente intitolazione dei nuraghi a divinità pagane con la nuova intitolazione a santi cristiani.

Dopo uno studio di decine e decine di nuraghi che ho mandato avanti per più di 45 anni, sono arrivato su questo argomento a questa mia ferma convinzione:

“Nurache, nuracche, nuracu, nurahe, nuraqe, nuraghe, nuraxi, nuratzu, muraghe, runache, runaghe «nuraghe», “edificio multifunzionale e cerimoniale, religioso e civico” entro e attorno al quale si svolgevano, in un clima di piena religiosità, tutte le funzioni sociali della tribù: riti di nascita, pubertà, matrimonio, malattia, morte, pace o guerra, carestia, siccità, pestilenza degli uomini e del bestiame, sogni, in maniera particolare rito della “incubazione” e quello connesso dell’“oracolo”; in pratica il nuraghe era la “Chiesa parrocchiale” e insieme il “Palazzo comunale” della tribù.

Massimo Pittau. Onore ad un grande studiosoultima modifica: 2020-11-21T06:58:24+01:00da piero-murineddu
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